Donare sangue, un gesto solidale per restituire la vita e la speranza - QdS

Donare sangue, un gesto solidale per restituire la vita e la speranza

Elisa Latella

Donare sangue, un gesto solidale per restituire la vita e la speranza

mercoledì 22 Giugno 2011

Pubblicati i dati Avis: 104.970 le donazioni effettuate nel 2010 nelle 158 strutture dell’Isola. La Sicilia è 6° in Italia dopo Lombardia, Veneto, Piemonte, E. Romagna e Toscana

PALERMO – L’espressione di massima solidarietà tra persone che non si conoscono. Il bene più prezioso, che in Italia non può essere comprato o venduto. Può essere solo donato da un essere umano ad un altro essere umano. “Più sangue, più vita”: È lo slogan  della Giornata Mondiale del Donatore di Sangue 2011, slogan ideato dal  Ministero della Salute argentino: i principali eventi della manifestazione che si è tenuta lo scorso 14 giugno a Buenos Aires.
A livello nazionale, tante le iniziative che si sono svolte: collegamenti telefonici diretti con centri di raccolta fissi e mobili di numerose città italiane, una maratona di giochi basati su scienza, salute, sport e solidarietà, un incontro a Palazzo Madama. In Sicilia, stando ai dati 2010, su una popolazione di oltre cinque milioni di abitanti, 67.078 sono gli iscritti Avis, tutti soci donatori. Sono le persone che hanno reso possibili 104.970 donazioni: molti di loro quindi hanno donato il sangue almeno due volte in un anno. Che sono tante. Eppure, sono persone comuni, che con un gesto salvano vite, fanno davvero la differenza.
A parlare sono i  numeri: 149 realtà comunali, 8 sedi provinciali, un coordinamento regionale, per un totale di 158 strutture su tutta l’isola.  L’Avis in Sicilia c’è, anche se la cultura della donazione è meno diffusa rispetto ad altre regioni.
L’Isola si classifica sesta in Italia, dopo la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, l’Emilia Romagna, la Toscana, per numero di donatori e per donazioni effettuate. Considerato che poco più di una generazione fa la cultura della donazione qui non era ancora diffusa, il risultato non è da poco. Forse lo aveva solo sognato Vittorio Formentano, quando nel lontano 1927 a Milano aveva fondato il primo gruppo di volontari, diventato associazione nel 1946, riconosciuto con legge dallo Stato italiano nel 1950.
 
Oggi l’Avis è un ente privato fondato sul volontariato quale “elemento centrale e strumento insostituibile di solidarietà umana”.
All’Avis possono aderire gratuitamente sia coloro che donano volontariamente e anonimamente il proprio sangue, sia coloro che, pur non potendo per motivi di inidoneità, fare la donazione, collaborano però gratuitamente a tutte le attività di promozione e organizzazione. Tutti quelli che sono nelle condizioni fisiche per farlo possono donare il sangue, tutti quelli che ne hanno bisogno, nei limiti della disponibilità hanno diritto di riceverlo. Ma siamo tutti uguali anche in questo?
Qualcuno ricorderà la polemica dell’estate 2010: alcuni omosessuali si sono visti negare il diritto alla donazione del sangue. Il caso eclatante è stato in un ospedale a Milano: una direttiva aveva escluso la possibilità per gli omosessuali di donare il sangue, senza tenere conto del fatto che la direttiva della Commissione europea  2004/33/EC riguardo ai donatori di sangue precisa che i gruppi a rischio sono coloro che “hanno comportamenti sessuali a rischio”, indipendentemente dal loro orientamento sessuale così come previsto anche dal decreto ministeriale 13/4/2005.
Sul sito ufficiale l’Avis aveva dichiarato ufficialmente che sono  esclusi dalle donazioni coloro che hanno avuto “rapporti sessuali ad alto rischio di trasmissione di malattie infettive (occasionali, promiscui)”. Non si parla di gay. Come confermato dai vertici anche alla stampa nazionale.
“Non esiste alcuna discriminazione nei confronti delle persone omosessuali che vogliono donare il sangue, ma solo un’attenta valutazione dei comportamenti a rischio, che vale sia per i donatori gay che per quelli etero”.



Focus. La normativa regionale sulle trasfusioni
 
Andiamo a vedere la situazione dal punto di vista normativo in Italia e in Sicilia.   La legge 21 ottobre 2005, n. 219 “Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati” regolamenta “le attività trasfusionali ovvero le attività riguardanti la promozione del dono del sangue”, e stabilisce che “le attività trasfusionali sono parte integrante del Servizio sanitario nazionale e si fondano sulla donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita del sangue umano e dei suoi componenti”.
Il 20 marzo 2008 sono stati firmati gli accordi tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano per la definizione di uno schema tipo per la stipula di convenzioni con le associazioni e federazioni di donatori di sangue per permettere la partecipazione delle stesse alle attività trasfusionali. La Regione Sicilia il 19 settembre 2008 ha deliberato di approvare lo “schema tipo per le convenzioni” che ribadisce l’importanza delle Associazioni di volontariato per il perseguimento dell’autosufficienza di sangue ed emocomponenti stabilita dalla legge 219/05 e tende ad uniformare le condizioni minime di operatività e di rimborso riconosciuto per le attività promozionali collegate alla donazione di sangue.

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