Università telematiche: dal 2003 un aumento di studenti del 900% - QdS

Università telematiche: dal 2003 un aumento di studenti del 900%

Giacomo Tabita

Università telematiche: dal 2003 un aumento di studenti del 900%

mercoledì 06 Luglio 2011

L’XI Rapporto del Cnvsu sul sistema dell’Università in Italia ha esaminato il fenomeno dell’E-learning. Ma sono tanti i problemi: laureati precoci, zero ricerca e professori assenti

PALERMO – Un vero fallimento per la grande sfida dell’e-learning italiano: gli atenei online sono diventati un sistema per ottenere a caro prezzo, ma con il minimo impegno, una laurea in tempi da record, collezionando crediti formativi (CFU) con un metodo rodato per diventare dottori. Esami senza rischi in 24 mesi contro i 36 necessari per completare gli studi e tesi compilate in fretta per un business da oltre 100 mln di euro all’anno, senza contare i proventi di master e specializzazioni.
In Italia le università online sono 11 (in ogni Paese europeo ne esistono una o due soltanto), con 13.891 studenti nell’a.a. 2007/2008 e con il 90,7% di immatricolati aventi oltre 25 anni d’età. In Italia non tutte le università online sono riconosciute dal Miur e formano un apparato parallelo poiché sorgono laddove esistono già altri atenei, funzionando da vasi comunicanti che immettono studenti in un circuito che li indirizza al centro di preparazione per esami; sono i tutor poi che spingono gli iscritti verso l’ateneo online a cui sono collegati i docenti.
Il risultato dell’operazione alla fine è il seguente: se l’immatricolazione costa in media 5-8mila euro l’anno, altrettanti ne servono per il centro di assistenza che è collegato a quell’ateneo e per una laurea triennale si può spendere fino a 18mila euro. In alcuni atenei online i laureati precoci nel 2008 ammontano al 69,8% e solo il 30,2% degli iscritti è diventato dottore nei tempi canonici per poi farsi strada con i concorsi e con gli avanzamenti presso la P.A, grazie a titoli equivalenti alle lauree tradizionali ma conseguiti nelle università online.
Il quadro presentato dal Miur è emblematico: molti atenei online si reggono su un organico di ruolo ridotto al minimo (il 63,6% dei corsi è affidato a ricercatori a contratto e spesso privi di un dottorato di ricerca o in prestito dall’università tradizionale), e la ricerca scientifica come segnala il Miur è spesso assente.
In questo modo le università telematiche si riducono a mero dottorificio privo di mezzi e professionalità in cui le uniche attività di ricerca rilevabili sono generalmente fantasma perché appoggiate a quelle delle università statali. Gli atenei online, infine, sorti con l’apporto sia di società o di gruppi di banche e scuole private di imprenditori che investono in centri di recupero esami, sia di consorzi universitari con team di aziende aventi un dichiarato scopo di lucro, secondo il Miur hanno registrato dal 2003 ad oggi un aumento degli studenti pari al 900%!
Negli atenei telematici, oltre 3/4 dei posti di docenza vinti per concorso rimangono vacanti: i professori-fantasma, infatti, pur essendo dichiarati idonei non hanno poi la cattedra nell’università telematica ma vengono spesso chiamati da università statali assicurandosi cattedre e titoli. È dal meccanismo di reciprocità dei concorsi, infatti, che bisogna partire, per cercare di decodificare quello che si definisce il mercato delle lauree parallele.
Questo meccanismo coinvolge infatti anche docenti di atenei pubblici che sono pagati profumatamente per insegnare a contratto nelle università online, dove si comportano in modo più spregiudicato perché meno controllati e che fanno parte degli organici rimanendo di fatto al posto dei vincitori dei concorsi.
Il Miur dunque conferma i problemi denunciati anche in passato e il Cnvsu chiede per contrastare illeciti e abusi un intervento normativo allo stesso ministro Gelmini che ha annunciato tolleranza zero … ma i poteri in campo sono troppo grandi.

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