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Trapani – Le trivelle incombono nelle Egadi

Vincenza Grimaudo

Trapani – Le trivelle incombono nelle Egadi

sabato 30 Luglio 2011

Sei permessi già concessi e altre cinque richieste pendenti per le ricerche petrolifere nell’arcipelago. Legambiente lancia ancora una volta l’allarme: forte rischio di impatto ambientale

TRAPANI – Sei permessi di ricerca già concessi. Altre cinque richieste pendenti. L’arcipelago delle Egadi, una delle aree turistiche più importanti della provincia e anche dell’intera Sicilia, rischia di diventare la nuova frontiera dei ricercatori di petrolio. A lanciare l’allarme è Legambiente. L’area interessata è ubicata a poca distanza dalla zona interdetta alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione e si estende per quasi tremila metri quadrati. L’avvio di eventuali trivellazioni petrolifere nello specchio di mare a ridosso dell’arcipelago danneggerebbe, secondo Legambiente, l’ecosistema marino con gravi ripercussioni per il comparto turistico. “Il rilancio del settore energetico nel nostro Paese – dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – è senza dubbio fondamentale, ma puntare ancora sul petrolio è sbagliato. La produzione di energia basata sugli idrocarburi, oltre ad essere una seria minaccia per l’ambiente, appartiene ormai al passato. L’urgenza oggi di liberarsi dalle fonti fossili è inoltre prioritaria per la battaglia contro i cambiamenti climatici, insistere sul petrolio non fa che impedire l’innovazione tecnologica nel mondo dei trasporti e delle plastiche”.
Dunque si rischia di distruggere l’ecosistema e soprattutto di dare un altro colpo all’economia locale per il comparto turistico, già fortemente provato in quest’ultimo periodo con la parziale chiusura dell’aeroporto civile di Birgi. La compagnia australiana Audax è interessata ai fondali di Pantelleria ed ha già ceduto il 10 per cento dei diritti di estrazione ad un’altra compagnia, Bombora Energy Pty Lmt., che in cambio corrisponderà il 15 per cento dei costi di esplorazione e alcune quote di un pozzo petrolifero.
Troppo fermento per dei semplici sondaggi mirati alla scoperta di idrocarburi la cui estrazione, in Sicilia, è fortemente diminuita: 702.133 tonnellate di olio greggio estratte nel 2004 contro le 556.084 tonnellate del 2009. Il compito di risollevare gli interessi estrattivi dei petrolieri partirebbe dalle isole Egadi, che potrebbero fornire 150.000 barili di petrolio al giorno, una cifra altissima considerando che in tutta Italia si estraggono 130.000 barili al giorno. Potrebbe diventare il più grande bacino petrolifero europeo.
Il ministero per lo sviluppo economico ha concesso alla compagnia San Leon Energy autorizzazioni per un totale di 1.820 chilometri quadrati: tra Favignana e Marsala, alle spalle delle Egadi ed a 20 chilometri della costa tra Sciacca e Selinunte.
 

 
Le compagnie. Una storia che si ripete da 30 anni
 
TRAPANI – L’interesse per questa porzione di costa da parte delle compagnie petrolifere non nasce certamente oggi. Nella metà degli anni ‘80 l’Eni aveva fatto delle prove nella zona antistante le isole Egadi. Il petrolio c’era, pure abbondante, ma con la quotazione di allora, 10 dollari al barile, i tempi di ammortamento sarebbero stati troppo lunghi. Dopo due prove di produzione l’Eni preferisce abbandonare il sito e far scadere l’autorizzazione. Adesso tre compagnie petrolifere, Shell, Audax e San Leon Energy, hanno l’intenzione di capitalizzare i presunti giacimenti petroliferi presenti nei fondali delle isole Egadi, Pantelleria e della zona tra Selinunte e Sciacca, una superficie di 4.300 chilometri quadrati che racchiude due aree interessate dall’istituzione di un Parco nazionale. Siamo tuttavia in piena fase esplorativa. La Shell ha dato mandato alla Northen Petroleum di sondare il Canale di Sicilia per mezzo di esplorazioni sismiche tridimensionali.

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