Gli italiani sono molto più poveri - QdS

Gli italiani sono molto più poveri

Maria Francesca Fisichella

Gli italiani sono molto più poveri

martedì 06 Settembre 2011

La contrazione dei consumi è del 27 per cento, colpa dell’inflazione

CATANIA – Gli italiani se lo sentono ormai dire da più fonti che sono sempre più poveri. Arriva l’indagine di Altroconsumo che, nero su bianco, rivela che gli italiani sono più poveri dopo dieci anni di euro. Ci aveva anche pensato l’Istat a sostenerlo con la recente analisi dei dati 2010, da cui emergeva che oltre ai 3 mln di poveri assoluti, ci sono stati in Italia, nel 2010, anche 8 mln 272 mila poveri, il 13,8 per cento dell’intera popolazione. Le famiglie colpite da questo tipo di povertà, chiamata in termini tecnici “relativa”, sono 2 mln 734 mila (l’11 per cento di quelle residenti). L’Istituto spiega che si tratta delle famiglie che non riescono a spendere più di 992,46 euro al mese ogni due componenti.
A conferma delle dolenti note arriva l’indagine dell’associazione dei consumatori “Altroconsumo” che ha usato come parametri prezzi e tariffe dal 2001-2002 ad oggi. Un dato già basta a dar conto della situazione: si prenda in esame il capitolo Rc auto cresciuto nell’arco di questo periodo in maniera esponenziale in città come Napoli (+122 per cento) e Palermo (+77 per cento). E non è andata meglio ai motociclisti a Roma, con un +136 per cento sull’Rc moto. Secondo l’associazione su rincari di prezzi e tariffe hanno inciso gli ostacoli alla concorrenza, l’inefficienza industriale e i freni alla distribuzione più moderna o all’offerta anche attraverso la rete.
La differenza, ossia l’inversione di tendenza rispetto ai rincari si è registrata in quei settori toccati dalle liberalizzazioni, tra questi quello farmaceutico (-28 per cento). Scesi anche i costi per i computer (-64 per cento), telefonini (-73 per cento) e macchine fotografiche (-41 per cento). Anche il settore delle telecomunicazioni non ha fatto attendere la sua risposta: infatti secondo l’indagine, chi scommette nello sviluppo del prodotto e nell’offerta di prezzi e tariffe con sconti notevoli per guadagnare utenza vince sul mercato, e anche il consumatore può giocare un ruolo attivo nella scelta e nel confronto, risparmiando sul proprio bilancio.
Dunque, ciò che ha più inciso nella contrazione dei consumi del -27,9 per cento è stata la crescita dell’inflazione, legata agli aumenti di prezzo di cereali e prodotti derivati, pane in primis, con la dinamica speculativa che ne è seguita, dai rincari in settori nevralgici per il bilancio familiare come trasporto marittimo (+147 per cento), aereo (+61 per cento) e su rotaia (+46 per cento). A seguire l’aumento delle utenze come acqua (+52 per cento) e gas (+34 per cento), e quello delle bevande alcoliche e tabacchi (+5 per cento). Anche la tassa sui rifiuti è cresciuta in media del 33 per cento.

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