Debito pubblico isolano deprime il Pil - QdS

Debito pubblico isolano deprime il Pil

Stiben Mesa Paniagua

Debito pubblico isolano deprime il Pil

martedì 06 Settembre 2011

I dati pubblicati nella Relazione sulla situazione economica della Regione siciliana 2010, presentata dalla Giunta. E così lo sviluppo rimane bloccato e non c’è nessun segnale di crescita nell’ultimo decennio

PALERMO – L’economia siciliana sta molto lentamente cominciando a risollevare la testa dopo la crisi del 2009, benché la conclusione definitiva del periodo di recessione per l’Isola sia ancora lontana. Questo, naturalmente senza tenere in considerazione l’attuale congiuntura. È quanto emerge dalla Relazione sulla situazione economica della Regione siciliana 2010, presentata dalla Giunta all’assemblea elettiva ai sensi dall’articolo 3 della Legge regionale 47/77. L’obiettivo di tale documento – lo ricordiamo – è quello di facilitare agli Organi di Governo ed al Parlamento regionale, la predisposizione di adeguate misure programmatiche mirate al sostegno e alla promozione dell’economia siciliana.
In particolare, dopo aver analizzato panoramicamente il momento generale di crisi, nel secondo capitolo della relazione si fa una fotografia del quadro macroeconomico regionale. Dai dati forniti esce una linea precisa dell’andamento dell’economia dell’Isola nell’anno 2010.
È bene capire, innanzitutto, che dopo la crisi mondiale del 2009 – che alla Sicilia aveva tutto sommato causato pochi danni (-2,9 per cento di Pil) – l’economia dell’Isola ha cominciato a risvegliarsi. Una ripresa molto lenta però, e ciò anche rispetto ad altre regioni ben più colpite dalla recessione. Infatti, se confrontiamo il ritmo di sviluppo siciliano del 2010 (0,5 per cento, stimato dal Modello multisettoriale della Regione siciliana, Mms) con quello nazionale (1,3 per cento), possiamo notare come l’Italia nonostante il tonfo del Pil nel 2009 (-5,2 per cento) stia rialzando la testa più rapidamente. Ma in generale la reazione è più lenta in tutto il Mezzogiorno rispetto all’area Centro-Settentrionale, segno che il problema è anche strutturale.
Nel documento si analizza, inoltre, l’andamento del Pil siciliano negli ultimi anni (vedi tabella in pagina): si può notare come la Regione abbia mantenuto un profilo stazionario nel triennio 2002-2004, acquisendo una maggiore dinamicità nel 2005, anno nel quale il Pil dell’Isola cresceva a ritmi del 2,4 per cento, contro lo 0,4 per cento del Mezzogiorno e lo 0,7 per cento dell’Italia. Nel biennio successivo, 2006-2007, si è registrato un rallentamento delle attività economiche. A questo ha fatto seguito lo stallo e la recessione degli anni 2008, -1,7 per cento, e 2009, -2,9 per cento. In questa fase di crisi, tuttavia, sono state maggiormente colpite l’economie di altre Regioni Meridionali. Infatti, osservando il Pil complessivo del Mezzogiorno si nota come nel 2008 il calo sia stato di 1,9 punti percentuali, perdite confermate col tonfo del 2009, -4,4 per cento.
Tirando le somme, il documento spiega come oggi il Pil siciliano sia esattamente sui valori di inizio decennio. In pratica è come se la crescita notevole della prima parte dei dieci anni, in particolare nel 2005, avesse bilanciato la caduta del momento critico, 2008/09. Secondo la relazione (vedi  il grafico), inoltre, per la lieve ripresa del 2010 hanno contribuito i consumi delle famiglie e gli investimenti fissi lordi (rispettivamente +0,5% e +1,3%). Al contrario, nel 2010, è risultato negativo il contributo della spesa delle Amministrazioni Pubbliche e Istituzioni Sociali Privale (-0,9%), probabilmente perché – così come a livello nazionale – la nuova politica impone l’austerity per perseguire il rientro del disavanzo pubblico.
 

 
Nanismo produttivo incapace di affrontare le sfide imposte dalla globalizzazione
 
PALERMO – Guardando all’andamento dell’economia dell’Isola, nonostante il lieve rialzo dello 0,5 per cento registrato per il Pil, non c’è da festeggiare. In un approfondimento, all’interno della Relazione sulla situazione economica della Regione siciliana 2010, curato da Elisa Cinti di Prometia Spa, si evidenzia come viene vista la crisi economia in Sicilia nelle analisi degli istituti di ricerca con opinioni e analisi diverse.
Per la Fondazione Res – il cui ultimo scenario economico si è chiuso con le informazioni disponibili al 14 gennaio 2011 – la stima della crescita del Pil isolano per il 2010 è di poco superiore al punto percentuale. “I segni positivi non devono tuttavia spingere – secondo quanto espresso dall’Istituto – alla conclusione che la fase recessiva dell’economia siciliana sia ormai conclusa: se dal lato della domanda i consumi sono apparsi in modesto recupero rispetto al triennio precedente, con un recupero stimabile dell’ordine del 2 per cento, questo dato risulta quasi del tutto ascrivibile alla dinamica delle spese sanitarie, dei trasporti e comunicazioni, alberghi e ristoranti”.
Per la Fondazione Curella-Diste Consulting – che stima la chiusura per il 2010, in base alle informazioni disponibili al 10 gennaio 2011 – c’è in Sicilia un sostanziale ristagno sui livelli dell’anno precedente. Inoltre, considerata la marginalità dell’export dell’Isola, si ritiene che gli effetti macroeconomici della consistente ripresa dei flussi verso l’estero siano stati piuttosto contenuti, a causa della scarsa attitudine della maggior parte delle imprese ad esportare, e della forte dipendenza della produzione dalla locale domanda per consumi. Quindi, per la Fondazione, “l’economia siciliana, appesantita da un nanismo produttivo incapace di affrontare le sfide imposte dalla globalizzazione e dalla rivoluzione tecnologica, arranca con maggiore affanno, e per di più con direzione incerta, considerato che il Pil nell’Isola ha avuto nel periodo 2002/2007 un consistente rallentamento (0,7 per cento in media annua, 2,0 per cento la crescita media nel 1996-2001) e la crisi nel 2008/09 ha riportato indietro di dieci anni il suo livello”.
Di tutt’altro avviso, le stime Unioncamere-Prometeia: “l’economia siciliana ha registrato nel 2010 una crescita in valori reali dello 0,7 per cento. Quadro che emerge da una crescita della spesa per consumi delle famiglie in moderato recupero se paragonato alla flessione che ha caratterizzato il 2009 (-2,9 per cento e 0,4 per cento rispettivamente il 2009 e il 2010), mentre non hanno contribuito allo sviluppo le spese collettive, in marginale calo (-0,1 per cento)”. Inoltre, per Unioncamere-Prometeia, c’è un recupero dell’industria del 2,5 per cento, a fronte di un’evoluzione ancora negativa delle costruzioni, che vedono un rallentamento della caduta del -2,8 per cento nel 2010. Mentre per quanto riguarda il settore dei servizi, che rappresentano circa l’80 per cento delle attività economiche regionali, c’è un recupero nel 2010 dello 0,5 per cento.

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