Tutela minorile e Case Famiglia. Requisiti, funzioni e finanziamenti - QdS

Tutela minorile e Case Famiglia. Requisiti, funzioni e finanziamenti

Antonio Borzi

Tutela minorile e Case Famiglia. Requisiti, funzioni e finanziamenti

mercoledì 04 Gennaio 2012

Il decreto presidenziale del 26 maggio 2006 stabilisce i criteri di funzionamento di queste strutture. L’80% dei fondi proviene dalla Regione. Costo giornaliero di 50-70 € per minore

PALERMO – Realtà fondamentali per il mondo sociale siciliano ma dai meccanismi poco conosciuti. Parliamo delle case famiglia che accolgono numerosi minori in cerca di un’assistenza adeguata. Istituti, dunque, ai quali si rivolgono non solo i tribunali dei minorenni ma che diventano importanti anche in funzione agli imponenti sbarchi che si ripetono con frequenza dalla vicina Africa.
Dal 26 maggio del 2006 il loro funzionamento è stato regolato in Sicilia da un decreto presidenziale che fissa dei paletti fondamentali da seguire per rendere possibile l’obbligatoria iscrizione all’albo regionale. Nel decreto infatti vengono indicati gli standard che le Case famiglia devono seguire all’interno del territorio regionale. In primo luogo infatti viene posta una definizione della Casa famiglia come nucleo educativo o come nucleo familiare costituito con vincolo matrimoniale operante presso la propria abitazione. Ovviamente, a trovare accoglienza saranno i minori privi del necessario supporto familiare, e qui entrano in gioco anche i provvedimenti dell’autorità giudiziaria, e i minori con una necessità urgente di interventi di recupero.
Altro punto debole permane il sistema post 18 anni. Infatti molto spesso i giovani che escono dalle case famiglie sono proiettate nel mondo esterno senza avere un’idea precisa di cosa fare andando allo sbando.
Ma il vero punto critico delle case famiglia è quello inerente l’aspetto economico. Infatti, la gestione finanziaria è affidata ai comuni che ricevono a loro volta il finanziamento da parte della Regione siciliana. In pratica la Regione finanzia l’80% delle somme necessarie al funzionamento delle Case famiglia.
Una lunga lista di pagamenti che per il primo semestre del 2011 finanzierà un acconto del 49%, circa la metà, dell’80% previsto come finale. Ovviamente a ricevere le somme maggiori sono le principali città siciliane. Ecco dunque che Palermo sono le 749 presenze registrate per un primo acconto di 2.795.000 euro circa, ancora distanti dai 5.698.000 che la Regione dovrà erogare per coprire tutto l’anno (fonte: Dipartimento Famiglia e Politiche Sociali – Assessorato regionale Famiglia, Politiche Sociali e Lavoro). Numeri inferiori per Catania che con le sue 262 presenze riceve al momento 776.000 euro di acconto. Dietro a queste grandi cifre però si scorgono anche piccoli comuni nei quali insistono delle importanti realtà in questo settore. In questo senso sono da sottolineare le 76 presenze di Palma di Montechiaro in provincia di Agrigento, le 38 di Partinico con un acconto che sfiora i centomila euro e le 62 di Mazara del Vallo che supera i duecentomila euro. In quest’ultimo caso le struttura superano le capacità del capoluogo Trapani.
Ma non soltanto questi finanziamenti. Abbiamo anticipato in precedenza come sia fondamentale in questo campo anche la gestione dei minori che, appartenendo alla fascia d’età dei 14-18 anni, rientrano all’interno dell’Accordo di Programma stipulato dal Ministero della Giustizia e l’assessorato della famiglia e delle politiche sociali. La somma stanziata a tal fine è pari a 5.308.221 euro. In totale gli enti interessati sono 55 per un totale di 546 posti. Al suo interno ad ottenere la somma maggiore è stata Agrigento con le sue 5 cooperative per un totale di 558mila euro e 50 posti. Stessi risultati ottenuti anche da Acireale con il medesimo numero di enti e giovani ospitati. Numeri importanti anche perché, come emerge da indagini compiute nel 2008, è molto alta la componente rappresentata dagli immigrati. Infatti i dati mostrano chiaramente come in  Sicilia siano gli egiziani la componente maggioritaria (16,7%), seguiti dai ghanesi (12,9%) e dai nigeriani (11,7%). A tutto questo si sommano i costi di gestione delle strutture si collocano di norma fra i 50 e i 70 euro giornalieri per minore. 
Un quadro complesso quelle delle case famiglie che, nonostante i finanziamenti provenienti dalla Regione, spesso vanno avanti dinanzi a mille difficoltà aiutati dalle comunità religiose che operano nel territorio e soprattutto dal volontariato che rappresenta linfa vitale per il settore.
 

 
Alcuni requisiti. Dieta equilibrata e assistenza psicologica
 
Oltre alle definizioni minime delle strutture vengono anche stabilite le dimensioni delle stesse. Estensioni che vanno da un minimo di 150mq a un massimo di 250. Tutte le abitazioni dovranno rispettare gli standard di sicurezza e soprattutto avere disponibilità di spazi all’aperto al fine di consentire i momenti ricreativi dei minori.
Ma viene posta anche una grande attenzione, sulla carta del decreto presidenziale, alla costituzione di un legame affettivo fra gli educatori e i piccoli. Infatti è specificato come, oltre al personale ausiliario, sia necessario per la coppia che costituisce il nucleo abitativo possedere almeno un titolo di laurea inerente il campo psicologico o educativo.
In tutto questo sono anche inseriti come requisiti fondamentali l’adozione di un regime dietetico adeguatamente predisposto e un registro delle presenze adeguatamente predisposto.
Tutto questo quanto previsto sulla carta che, come alcune volte accade, però non viene seguito alla lettere dai gestori delle strutture che spesso latitano dal punto di vista igienico e dell’assistenza psicologica.

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