Amianto: in Sicilia si muore ancora - QdS

Amianto: in Sicilia si muore ancora

Rosario Battiato

Amianto: in Sicilia si muore ancora

giovedì 16 Febbraio 2012

Allarme amianto: nell’Isola non è stato ancora completato il censimento, eppure i materiali costruiti con il minerale sono al bando da ben vent’anni. Da noi 7-8 morti l’anno per mesotelioma. Oltre alle aree industriali, interessato il distretto di Biancavilla (Ct)

PALERMO – Una sentenza storica che aprirà la strada ad altre situazioni similari nel resto del Paese. L’amianto, però, non è ancora sconfitto, perché in Italia ci sono ancora siti da censire e probabili vittime vittime da salvare, come in Sicilia, dove da anni si attende un censimento dei siti da bonificare. Gli esperti regionali del registro mesoteliomi, la patologia correlata principalmente all’esposizione da amianto, ammettono che il picco dei casi sarà raggiunto entro il 2020, intanto gli isolani continuano ad ammalarsi.
La condanna dei proprietari della Eternit di Casale Monferrato è servita anche per tornare sul tema amianto, che, secondo una stima, è ancora presente in Italia in 40 milioni di tonnellate di materiali, causando tremila nuovi malati ogni anno. Eppure l’amianto è al bando in Italia dal 1992, anno dell’entrata in vigore della legge 257/92, che obbliga le regioni ad adottare una normativa per il risanamento dei siti contaminati e della tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini esposti al contatto con l’amianto. Il WWF ricorda che solo a distanza di due decenni sono state individuate le prime aree da bonificare, lasciando una pesantissima eredità “tanto che il picco di forme tumorali dovute all’amianto, la letteratura scientifica, lo prevede in Italia tra il 2015 e il 2020”.
 
A fine 2011un’interrogazione parlamentare aveva appunto richiesto lumi sullo stato della mappatura in Sicilia e Calabria sulla base del decreto del ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 101 del 2003 che richiedeva di effettuare “la mappatura dell’amianto sul proprio territorio – si legge sul testo – individuando, in una prima fase, i siti con amianto (tenendo conto di quattro categorie di ricerca: impianti industriali attivi o dimessi; edifici pubblici e privati; presenza naturale; altra presenza di amianto da attività antropica) e, in una seconda fase, selezionando quelli maggiormente a rischio”. Infatti nei programmi del ministero l’attività, che ha già portato a censire 23.000 siti interessati dalla presenza di amianto, avrebbe dovuto concludersi entro la fine dell’anno 2009, data in cui “non risultava, infatti, ancora pervenuto alcun elemento – si legge nell’interrogazione – relativo alle regioni Calabria e Sicilia e alla provincia autonoma di Trento”.
 
In Sicilia, senza censimento e con ben tre commissioni regionali costituite ad hoc, l’ultima a gennaio del 2011, esiste, tra l’altro, il caso emblematico di Biancavilla, il comune in provincia di Catania. Il centro etneo è un caso particolare all’interno dei quattro Sin (Siti di interesse nazionale) regionali, perché sul suo territorio non insistono aree industriali, ma nelle sue miniere, da dove si è estratto per anni, c’è un altissima concentrazione di amianto. Le cifre parlano di circa sette-otto morti all’anno per mesotelioma. Secondo i dati del registro regionale mesoteliomi, “risulta significativamente elevato il dato del distretto di Adrano, comprendente Biancavilla, sia per i maschi che per le femmine, a causa della presenza naturale della fluoroedenite”. Non è un caso che proprio il comune etneo sia stato dichiarato Sin dato “un tasso grezzo di incidenza di 8,5/100.000 abitanti”. In Sicilia nell’ultimo decennio (1998-2009), secondo i dati del Registro, ci sono stati 850 casi di mesotelioma, tra cui ben 611 classificati come certi.

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