Le imprese continuano a morire e l’Amministrazione non paga - QdS

Le imprese continuano a morire e l’Amministrazione non paga

Stiben Mesa Paniagua

Le imprese continuano a morire e l’Amministrazione non paga

mercoledì 25 Aprile 2012

Le leggi regionali 6/2009 e 7/2012 aspettano i decreti attuativi. Nessuna convenzione con le Entrate. Il debito della Pa con le aziende private in Sicilia si aggira intorno ai 5 mld

PALERMO – Imprese che chiudono perché non ce la fanno più, imprenditori costretti a rinunciare all’attività per la quale hanno fatto anni e anni di sacrifici, lavoratori licenziati o mandati in cassa integrazione, intere aree produttive che lentamente si estinguono fino ad essere completamente dismesse. Una panoramica buia ma per niente lontana dalla realtà di molti territori italiani, tanto più se anche la Pubblica amministrazione, che dovrebbe essere il primo esempio di efficienza, ritarda infinitamente i pagamenti ai privati.
La cifra complessiva, in Italia, dei debiti della Pubblica amministrazione nei confronti dei privati dovrebbe aggirarsi intorno ai 70-90 miliardi di euro. Un’abitudine, quella di non pagare i debiti, che anche lo stesso ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture e trasporti, Corrado Passera non esita a definire come “comportamento che sfiora la disonestà”. Anche il quadro siciliano non è affatto roseo, come dimostrato sul QdS con l’inchiesta dell’11 febbraio scorso “La Regione uccide le imprese”: 5 miliardi di debiti, 13 mesi di attesa da parte delle imprese per ottenere il pagamento delle forniture da parte della Pubblica amministrazione. Eppure le norme per aiutare le aziende in questa giungla di debiti e crediti esistono, ma non vengono applicate: le Leggi regionali n. 6/2009 e n. 7/2012.
In particolare il comma 3 dell’articolo 14 della Lr n. 6/2009 autorizzava l’assessore regionale per l’Economia a stipulare apposite convenzioni con l’Inps, Inail e Cassa edile “al fine di evitare che imprese, artigiani e commercianti che vantano crediti nei confronti della Regione non ottengano l’attestazione di regolarità contributiva da parte dei suddetti istituti per la sussistenza di debiti nei confronti  degli stessi enti, anche di entità inferiore al credito vantato”. Tutto questo per consentire agli imprenditori la compensazione con i debiti contributivi dei crediti vantati, che devono però essere certificati dalla Regione. Norma mai applicata per mancanza dei decreti attuativi.
Allo stesso modo la Lr n. 7/2012, all’articolo 6 autorizza l’assessore regionale per l’Economia a sottoscrivere un protocollo di intesa con l’Abi Sicilia cui possono aderire le banche e gli intermediari finanziari operanti in Sicilia.
Tuttavia, a febbraio 2012, nonostante la moria di imprese – gli ultimi dati delle associazioni di categoria parlano di 600 aziende chiuse in tutta la Sicilia e solo 200 a Palermo per il 2011 a causa dei ritardi della Pubblica amministrazione – l’assessore Armao, come rilevava il QdS nella suddetta inchiesta, non aveva ancora avviato una trattativa con l’Agenzia delle Entrate ma solo con l’Abi. Accordo che è stato raggiunto per la sospensione o la moratoria, per le imprese di ogni settore, del pagamento dei mutui e dei debiti contratti con le banche, comprese le operazioni finanziarie in essere di Irfis-Finsicilia, Ircac e Crias. A questo punto perché l’operazione abbia un effetto positivo per le imprese si deve attendere la certificazione dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della Pubblica amministrazione.
La compensazione delle imposte dovute al Fisco con i crediti vantati verso la Regione sarebbe la strada più utile per le imprese, ma non ci risulta nessun passo avanti in questo senso da parte della Regione verso l’Agenzia delle Entrate per la stipula di una convenzione.
Tutto questo almeno fino a quando in Italia non verrà recepita la direttiva Ue 7/2011 (entro il 2013) che prevede 30 giorni massimi perché le Amministrazioni pubbliche paghino le aziende private per le forniture ricevute. Subito dopo le elezioni amministrative, dovrebbe avvenire il recepimento con la Comunitaria 2011, al cui disegno di legge è prevista la presentazione di emendamenti entro mercoledì 9 maggio alle 17 in Senato.

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