Il lavoro autonomo non paga, redditi sotto la media nazionale - QdS

Il lavoro autonomo non paga, redditi sotto la media nazionale

Giuliana Gambuzza

Il lavoro autonomo non paga, redditi sotto la media nazionale

giovedì 07 Giugno 2012

È stato pubblicato dal Dipartimento delle Finanze il report sui redditi 2010 dei professionisti. In Sicilia entrate personali pari a 22.090 € e societarie pari a 31.740 €

ROMA – A quanto ammontano le entrate dei lavoratori autonomi? O, meglio, a quanto ammontano le entrate dichiarate? Alla domanda ha risposto nei giorni scorsi il Dipartimento delle Finanze, pubblicando i dati forniti dai contribuenti nel 2011 e relativi al 2010.
Quanto al reddito medio complessivo (19.251 euro), le regioni più fortunate sono Lombardia e Lazio, dove esso raggiunge i 22 mila euro, 6 mila in più che nelle isole. Rispetto a questo valore, il reddito da lavoro autonomo è più del doppio, quello da lavoro dipendente è superiore del 3%.
Per avere un primo colpo d’occhio sulla situazione italiana, basterà notare che il reddito medio da lavoro autonomo per le persone fisiche è risultato pari a 27.330 euro. Tra i settori economici, al primo posto si collocano, con i loro 78.890 euro, le attività finanziarie e assicurative, seguite, anche se a distanza, dalle forniture delle varie utenze (tra 60 e 40 mila euro).
E la Sicilia, in che rapporto è con queste cifre? Considerando lo stesso riferimento, il valore isolano è di 22.090 euro – ben 5.240 meno che a livello nazionale – per poco meno di 3 milioni di persone fisiche, su un totale di 41 milioni e mezzo. Mentre il dato generale è aumentato del 3,1% rispetto al 2009, quello locale è praticamente lo stesso (22.020 euro).
Registrano numeri simili le regioni del Sud, con un picco negativo per la Campania (20.060 euro), ma non l’altra isola (25.020 euro) né tanto meno il Nord, dove Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia e Trentino vanno ben oltre i 30 mila euro.
Veniamo alle società. Le 993 mila cosiddette di persone hanno dichiarato per il 2010 un reddito medio di 41.960 euro (+0,41% rispetto al 2009). Quanto al tipo di attività, crescono in maniera significativa la manifattura (+3,12%) e i servizi ristorativi (+2,91%) e immobiliari (+2,14%). Rimane stabile il commercio, peggiora invece l’edilizia (-2,03%).
Anche nel caso delle società di persone il dato siciliano, in lieve diminuzione, è di molto sotto il nazionale – 31.740 euro, quasi 25 punti in meno, per un totale di 42.720 imprese – nonché uno dei peggiori di tutto il Sud. Trentino e Lombardia si confermano capifila, superando con slancio i 50 mila euro. 
Per quanto riguarda l’imposta Ires, non sono stati ancora resi noti nei dettagli i risultati dell’indagine che ha coinvolto le società di capitali.
Mentre in relazione agli enti non commerciali, il reddito medio d’impresa ammonta a 50.830 euro, 38.090 in più che in Sicilia, dove il valore è cresciuto in un anno di qualche centinaio di euro.
Niente di strano che questa sfilza di numeri abbia bisogno di essere interpretata; ci viene in soccorso la distribuzione dei contribuenti per livello di reddito. I dati più interessanti sono quelli che riguardano le fasce fino a 35 mila euro in cui, stando alle dichiarazioni, si concentra il 90% dei soggetti, e la fascia superiore ai 300 mila euro, che ospita solo lo 0,07% di loro, di cui quasi il 50% lavoratori dipendenti.
Occhio anche al fatto che le società di capitali, a fronte della metà dei ricavi complessivi, dichiarano solo il 17,8% del totale dei redditi; al contrario delle persone fisiche, per le quali la proporzione tra ricavi e redditi è perfettamente invertita.
 


Giù le compensazioni Iva ma i redditi restano bassi
 
Scendono di quasi il 40% le compensazioni Iva degli autonomi, passando a 10,1 miliardi di euro. Il motivo? L’introduzione di nuove regole per ottenerle, che si inserisce in una più ampia attività di contrasto all’evasione fiscale. Ad ogni modo, risulta quanto meno sorprendente che i redditi derivanti da “servizi di alloggio e di ristorazione” siano inferiori a 16 mila euro l’anno. Difficile anche credere che autosaloni e commercianti all’ingrosso e al dettaglio (compresi quelli di lusso, come i gioiellieri) non riescano a superare la soglia dei 28 mila euro, collocandosi poco più su di chi si dedica alla manifattura, o che il reddito costruito con “attività professionali, scientifiche e tecniche” si aggiri intorno a 19 mila euro. I tassisti non raggiungerebbero i 20 mila euro, gli operatori del settore immobiliare i 25 mila, restando di appena 5 mila indietro nientemeno che ai costruttori. In pratica, nonostante parziali miglioramenti, sembrerebbero da prendere con le pinze le informazioni fornite dai contribuenti. Oltre a questo, nel valutare le differenze di reddito tra le regioni, bisogna tener conto anche delle difficoltà legate allo sviluppo complessivo delle attività imprenditoriali, più gravi nel Meridione.

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