Coronavirus, ondata di ritorno a Singapore, i contagi tra migranti - QdS

Coronavirus, ondata di ritorno a Singapore, i contagi tra migranti

Coronavirus, ondata di ritorno a Singapore, i contagi tra migranti

venerdì 17 Aprile 2020

Sottovalutato rischio connesso a condizioni di vita dei lavoratori stranieri: sono 1,4 milioni. Era vista come un modello da seguire, ora la città-stato s’interroga

SINGAPORE – Singapore, fino a poco tempo fa, veniva considerata un modello da seguire nella sua strategia di contrasto all’epidemia Covid-19. Ma oggi non è più così: un’ondata di ritorno delle infezioni sta mettendo in forte discussione l’azione della città-stato e, in particolare, la sottovalutazione del rischio connesso alle condizioni di vita dei lavoratori migranti.

Mercoledì, per esempio, è stata data notizia di 447 nuovi casi di contagio, che portano il totale a 3.699. Si tratta di un record.
Ebbene, tra tutti questi i casi collegati ai lavoratori migranti con permesso di soggiorno, che vengono alloggiati in dormitori con condizioni di vita difficili, sono stati 404.

Tutti e quattro i grandi focolai individuati negli ultimi giorni sono legati ai lavoratori migranti e, sul totale dei contagi, circa la metà dei casi appartengono a questa fattispecie. Con un’accelerazione negli ultimi tempi.
Secondo i dati diffusi dal ministero del Ministero del Lavoro di Singapore, i lavoratori stranieri presenti nella città-stato sono circa 1,4 milioni, su una popolazione totale che supera di poco i 5 milioni.Tra questi, la comunità straniera più ampia è quella dei migranti cinesi, che sono circa 200mila.
Vivono condizioni difficili di lavoro, con paghe misere e spesso – secondo una ricerca pubblicata dall’ong di Hong Kong China Labour Bulletin – vengono truffati dai loro stessi datori di lavoro.

Singapore è uno dei posti al mondo dove più alto è il reddito pro-capite. E anche molti stranieri godono di questa ricchezza: banchieri, professionisti, dirigenti d’azienda. Ma è un paese, da questo punto di vista, a due facce, visto che i lavoratori stranieri sono spesso degli invisibili, a basso reddito, un po’ come accade in certi paesi del Golfo Persico.

Oltre ai cinesi, tradizionalmente un paese da cui s’importa forza lavoro è la Malaysia, con cui Singapore ha stretti rapporti, ma ci sono anche bangladeshi, indiani, tailandesi, birmani, filippini, cingalesi e pachistani.

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