Dai sindaci di Taormina (Bolognari), Linguaglossa (Puglisi) ed Erice (Toscano) idee e proposte per ripartire. Piazze e vie abituate a essere prese d’assalto dai visitatori sono oggi deserte, illuminate soltanto da qualche luce in attesa di un Natale che sarà diverso dal solito
Il comparto turistico cresce se si lavora bene sui territori. A poco servono bonus e ristori concessi a pioggia, piuttosto occorre una chiara visione da parte del Governo nazionale e in particolare regionale sugli interventi necessari per fare della Sicilia una destinazione appetibile. In una parola soltanto, programmazione, insieme ad accordi con le compagnie aeree, incentivi per riqualificare i borghi, infrastrutture. Niente assistenzialismo.
Chiacchierando con i sindaci di alcune tra le località più belle e conosciute nel mondo dell’Isola, Taormina (il cuore del turismo isolano), Linguaglossa (con il suo accesso al versante Nord dell’Etna) ed Erice (con la sua storia e il suo incantevole borgo), si percepiscono una grande voglia di rimettersi all’opera al più presto, ma anche disorientamento e paura, di fronte a un’emergenza sanitaria che potrebbe prolungarsi ancora per lungo tempo. Troppe le imprese del settore dell’accoglienza e della ristorazione, che stanno dando fondo a tutte le loro riserve.
“La nostra realtà – dice Mario Bolognari, sindaco di Taormina – può reggere una crisi per tre, sei mesi al massimo. Oltre significa mettere in ginocchio l’intero sistema. Abbiamo per buona parte, esclusi grandi gruppi che gestiscono rinomati hotel, piccoli imprenditori con alberghi familiari, bar, ristoranti, negozi, b&b e case vacanze che non hanno grandi capacità di resistenza. Con un’altra chiusura, oppure se questa dovesse durare ancora, il 25% forse non riaprirà mai più”.
Dopo il blocco di marzo e aprile, il settore ha registrato una confortante ripresa durante l’estate. “Abbiamo avuto il boom ad agosto – sottolinea Salvatore Puglisi, sindaco di Linguaglossa – e anche nella settimana del Giro d’Italia. Adesso siamo spaesati. La linea rigida di marzo chiaramente ha fatto dei danni economici, ma la pandemia è stata contenuta. Adesso questo procedere in bilico, con un occhio alla salute e l’altro all’attività economica ci fa vivere sulla graticola: Dpcm e ordinanze che si inseguono, si apre poi si richiude, restrizioni e allentamenti”.
Per alcuni ci sono solo frammenti di lavoro che non bastano a tirare avanti. In questo clima è difficile anche pensare al Natale come occasione per rimettere in moto il comparto. “Non posso pensare di investire risorse del Comune – dice Daniela Toscano, sindaca di Erice – con lo spauracchio che domani si debba chiudere tutto. Molte delle attività per il Natale, inserite in un progetto consolidato da dieci anni, presuppongono un lavoro preparatorio di mesi”.
Anche le luminarie in questo clima sembrano uno spreco e così i sindaci pensano ad addobbi sobri, giusto qualche luce, quasi una speranza per tempi migliori. Un futuro cui i primi cittadini stanno già pensando, programmando per i prossimi mesi, perché vogliono farsi trovare pronti, fiduciosi che la campagna vaccinale possa rimettere in moto i flussi, specie quelli dall’estero.
Ma questa pandemia ha cambiato abitudini, tendenze, modalità di spostamento e di questo bisogna tenere conto per quanto verrà, come sottolinea Bolognari. Occorre poi puntare sulle risorse naturali e paesaggistiche, come dice Puglisi, e i percorsi enogastronomici e comunque lavorare più in sinergia all’interno dei Distretti, come chiede Toscano, perché si cresce soltanto se si lavora insieme, adesso più che mai.
Taormina e la speranza di una ripresa sotto l’Albero
A Taormina si è interrotto un trend netta in crescita per il comparto turistico: il 2019 è stato segnato da un record storico con un milione 150 mila presenze di cui l’86% stranieri. Anche gennaio e febbraio 2020 sono partiti bene, con un +20%, ma nei mesi seguenti è arrivata la mazzata della chiusura. La ripresa di questa estate è stata breve, ma ha fornito elementi di riflessione sul futuro come sottolinea il sindaco Mario Bolognari.
Qual è il calo stimato?
“Siamo intorno al 70%, in linea con le città d’arte e le località più rinomate. Noi però abbiamo una raggiungibilità più difficoltosa e costosa. I nostri turisti in genere arrivano in aereo. Tolto quello molti hanno scelto l’auto, cosa non facile dall’Inghilterra, dalla Germania o dalla Francia. Ad agosto abbiamo riempito i nostri parcheggi più che nel 2019. Altra novità è che si è abbassata molto l’età media dei nostri visitatori: avevamo anziani, coppie di pensionati, con un’alta capacità di spesa. Poi sono aumentate le famiglie, i giovani e anche questo è un segnale di cambiamento”.
Si può recuperare a dicembre?
“Nell’incertezza abbiamo organizzato un minimo di animazione e di addobbi, qualche spettacolo da remoto, qualche concerto, l’utilizzo del Teatro Antico che superava fino al 2019 il milione di visitatori l’anno. Se riuscissimo a fare un Natale e Capodanno discretamente sarebbe già una piccola ripresa. Non è detto che ciò avverrà e allora stiamo lavorando con molta prudenza per evitare sprechi”.
Per il futuro cosa chiedete al Governo nazionale e regionale?
“Se dovesse migliorare la situazione la Pasqua sarebbe l’occasione per ripartire. Non ho creduto e non credo al sostegno del settore turistico. La politica dei bonus è uno spreco di denaro pubblico. Quello che chiediamo è una grande campagna di promozione di tutta la Sicilia, perché Taormina lavora se la Sicilia lavora e viceversa. Chiediamo anche che si facciano degli accordi con le grandi compagnie aeree, affinché potenzino tutte le tratte che collegano Catania e Palermo con le grandi capitali europee. Quei soldi che la Regione sta destinando o vorrebbe destinare all’acquisto di voli aerei, dati non si sa con quale criterio, non ci convince. Si potrebbero impegnare per abbattere i costi e rendere conveniente venire in Sicilia. Al resto ci pensiamo noi”.
Quanto sta pesando sull’economia dell’Ente locale questa crisi?
“Moltissimo. Stiamo chiudendo faticosamente il Bilancio preventivo 2020. I conti quadrano perché ci sono dei provvedimenti di Stato e Regione a sostegno dei Comuni per il recupero dei mancati introiti, fondamentali in questo caso, perché noi viviamo per più del 50% con tributi e tasse di canoni locali. Soltanto la tassa di soggiorno, che nel 2019 per noi è arrivata a tre milioni circa e quest’anno vale un quinto, è stata coperta con il Decreto di agosto con circa due milioni di euro e altri 700 mila euro della Regione.
Il post pandemia un’occasione di rinascita per Linguaglossa
Linguaglossa, alle pendici dell’Etna, negli ultimi anni ha visto crescere il turismo enogastronomico e naturale. Non soltanto neve e impianti sciistici fruibili per alcuni mesi dell’anno, ma attività escursionistiche e percorsi del vino per dodici mesi. L’obiettivo, dunque, è ripartire da qui, facendo tornare russi e americani nei resort e ristoranti stellati chiusi a causa della pandemia. Il sindaco Salvatore Puglisi, però, ammette che allo stato attuale iniziare a programmare potrebbe essere prematuro.
Qual è la situazione?
“Il 2020 è partito con tutte le premesse per essere un grande anno: oltre il Giro di Italia dovevamo avere il Giro di Sicilia, la Cronoscalata e lo Slalom, ma il Covid ha stoppato tutto. La programmazione si fa un anno prima e quindi per il 2021 siamo in ritardo. Il comparto è in ginocchio: hanno chiuso un po’ tutti e ci sono pochissime prenotazioni. Non si capisce quanto questo possa durare, quando ne usciremo. Abbiamo circa 750 posti letto che impegnano 350 persone, compreso l’indotto, quasi azzerati. Resistiamo”.
Cosa pensa possano fare i Governi nazionale e regionale per dare una mano in questa situazione così difficile?
“Che ci dicano quando potremo riprendere. I problemi a Linguaglossa sono gli stessi che a Cortina d’Ampezzo, poi ci sono le capacità di reazione diverse, che cambiano da comunità a comunità. È inutile pensare che il Governo possa tirare fuori dal cilindro miliardi. Stiamo mettendo in campo, con dei collaboratori, un nuovo Piano di comunicazione per il territorio. La natura ci offre spazi ampi per operare in sicurezza. Dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare. Il post pandemia potrebbe essere un’occasione di rinascita. La nostra potenzialità è il paesaggio e la natura: non abbiamo mai puntato sul turismo di massa ma su chi preferisce andare a piedi sull’Etna, con escursioni in bici o a cavallo. Aiutiamoci già adesso, facendo girare l’economia locale comprando nei piccoli negozi, da piccoli produttori. I sussidi non funzionano”.
Il periodo di Natale potrebbe rappresentare un’occasione di ripresa?
“Siamo stretti con i tempi. Abbiamo predisposto un minimo di luci e alcuni alberi giusto per dare un segno di speranza. Le risorse che abbiamo le stiamo impiegando a favore di chi ha bisogno. Ci sono delle comunità marocchine che stiamo aiutando, composte per lo più da ambulanti che non lavorano. Per gli operatori stiamo studiando qualche misura compensativa sulla Tari, ma altro non possiamo fare. I Comuni sono tutti a maglie strette: gli introiti per fare quadrare i bilanci sono quelli delle entrate tributarie e se tolgo dal ristoratore devo pesare su altri. Per venire incontro agli albergatori abbiamo rinviato la tassa di soggiorno al 2021, ma vista la situazione slitterà al 2022. La stima per un Comune come il mio era di 50/60 mila euro l’anno di entrate, ma credo che abbia senso una tassa di soggiorno del territorio, che copra più Comuni e non soltanto Linguaglossa”.
Il borgo di Erice e la necessità di puntare su nuove sinergie
A Erice le attività del centro storico vivono di turismo e senza visitatori adesso sembra tutto surreale. Si ripartirà da questo attrattore, dal borgo medievale “il nostro piccolo scrigno” come lo chiama il sindaco Daniela Toscano, ma non solo. Da sfruttare c’è anche il litorale, la bellissima spiaggia su cui si sta intervenendo per il ripascimento e la riqualificazione.
Qual è stato l’effetto della prima ondata della pandemia?
“Abbiamo come indicatori la Funierice e la Fondazione Erice Arte: le loro entrate, che provengono dalle visite dei siti culturali, sono state pari a zero. In estate sono tornati i visitatori, la funivia ha funzionato, ma adesso siamo tornati nell’incertezza”.
Pensate si possa sperare in un recupero a dicembre?
“Non sappiamo dopo il 3 dicembre cosa succederà. Non posso pensare di investire risorse del Comune con lo spauracchio che l’indomani si debba chiudere di nuovo tutto. Molte delle attività necessitano di un lavoro preparatorio di mesi. Anche le luminarie non hanno molto senso se è tutto chiuso, meglio aiutare le fasce di popolazione in difficoltà”.
Quali conseguenze ci sono sulle casse comunali?
“La tassa di soggiorno è stata recuperata in parte. Siamo un Comune solido, non indebitato, con una disponibilità di cassa, cosa rara di questi tempi. A fine mese approveremo il Consuntivo e le variazioni di bilancio e dall’avanzo di amministrazione abbiamo circa un milione 800 mia euro che potremo mettere a disposizione del territorio e dare lavoro”.
Su cosa puntate per fare crescere il comparto turistico?
“Facciamo parte del Distretto turistico Sicilia occidentale e condivido il percorso avviato che vuole creare una ‘Destinazione’. È sempre mancata la dimensione della sinergia tra le comunità. È importante trasmettere le esperienze, rappresentare la destinazione territoriale e poi si sceglie Erice o altro. Questo percorso bisogna farlo subito. Anche se sembra prematuro, non dobbiamo farci trovare impreparati”.
Quali strumenti chiedete a Stato e Regione per la ripresa?
“Interventi di riqualificazione del centro storico e incentivi per le attività che vogliono crescere. Si dovrebbe dare maggiore visibilità ai nostri punti forza. La Regione dovrebbe fare da cabina di regia, individuare quali sono le esigenze per non disperdere risorse ma utilizzarle in modo mirato per ripresa e rilancio. Sono necessarie delle Politiche turistiche basate sull’ascolto dei territori. Il Comune di Erice, per esempio, fa parte dell’Associazione borghi più belli d’Italia e Borghi più belli di Sicilia. Abbiamo intrapreso un percorso per l’istituzione delle Zone franche montane, già avallato dalla Regione di Sicilia con voto favorevole dell’Ars e adesso è al vaglio del Parlamento. Occorre quindi che il Governo nazionale ci metta i soldi, così come per le Zone franche. Per i borghi che si trovano in alto, come noi, sarebbe un’occasione concreta di rilancio”.