Incredibile, a luglio in Sicilia 31mila offerte di lavoro, 1 profilo su 4 non si trova - QdS

Incredibile, a luglio in Sicilia 31mila offerte di lavoro, 1 profilo su 4 non si trova

Incredibile, a luglio in Sicilia 31mila offerte di lavoro, 1 profilo su 4 non si trova

mercoledì 21 Luglio 2021

Mancano operai specializzati e conduttori di impianti e macchine. Paolo Capone, segretario generale Ugl al Qds: “Investimenti in scuola e formazione sono quelli a più alto moltiplicatore”

di Michele Giuliano e Patrizia Penna

Il mondo del lavoro siciliano continua a vivere un paradosso: da una parte la disoccupazione a livelli estremamente preoccupanti, dall’altra le imprese che hanno difficoltà a trovare le persone giuste da assumere.

Secondo i dati raccolti dal sistema Excelsior di Unioncamere, nel periodo che va da luglio a settembre 2021, le imprese hanno previsto quasi 70 mila assunzioni; nel mese di luglio ci saranno 30.960 assunzioni, ma ben il 23% saranno di difficile reperimento.

Di questi posti di lavoro, l’11,7% rimarrà vacante per mancanza di candidati, e nel 10% dei casi non si troveranno candidati con una preparazione adeguata. Un vero problema, se si pensa alla pletora di disoccupati anche altamente scolarizzati che sono ancora in attesa di una possibilità di cominciare o riprendere la propria vita lavorativa.

Il segmento con maggiori difficoltà è quello dei dirigenti, professioni con elevata specializzazione e tecnici: ne saranno richiesti 3.190, di cui il 38,5% non reperibili sul mercato (19,5% per mancanza di candidati e il 15,5% per preparazione inadeguata).

A seguire troviamo gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine. La richiesta è abbastanza alta: si prevedono assunzioni per 8.740 posti di lavoro, ma ben il 26,1% rimarrà scoperto (15,2% per mancanza di candidati e il 9,9% per preparazione inadeguata). Anche il segmento degli impiegati, delle professioni commerciali e dei servizi presenta numeri interessanti: saranno per 15.990 le posizioni disponibili. Purtroppo ben il 19,8% non saranno assegnati, il 9,6% per assenza di nomi disponibili, l’8,9% perché non saranno disponibili professionalità adeguate. In ultimo, anche per le professionalità non qualificate ci saranno delle difficoltà. Saranno proposte 3.050 posizioni, ma il 15% non saranno reperiti sul mercato, il 4,8% per mancanza di candidati, il 9,9% per mancanza della preparazione necessaria.

A livello nazionale, sono oltre 534 mila le opportunità di lavoro offerte dalle imprese a luglio e salgono a circa 1,3 milioni avendo come orizzonte previsionale l’intero trimestre luglio-settembre. Si tratta di segnali positivi dal mondo delle imprese, con una domanda di lavoro che supera i livelli di luglio 2019 (+106 mila con riferimento al mese; +658 mila nel trimestre). La richiesta nasce dalle aspettative delle imprese, che nel 30,2% dei casi si attendono un incremento della produzione per il periodo luglio-settembre, mentre solo nel 12,8% dei casi hanno prospettive di riduzione. A trainare sono le positive performance del manifatturiero con 97 mila entrate previste, in particolare, dalle industrie alimentari, meccatroniche, metallurgiche e dal chimico-farmaceutico.

Ancora sotto i livelli pre-Covid è invece il comparto del tessile-abbigliamento-calzature, per quanto in netta ripresa rispetto a luglio 2020. Bene anche la domanda di lavoro delle costruzioni che si attesta sulle 40mila unità. Sul trimestre, sono le imprese dei servizi ad avere la meglio, in quanto programmano 397mila assunzioni anche grazie alla ripresa del turismo che supera i livelli pre-Covid con 155mila entrate.

Tra i profili professionali, rispetto al 2019, le imprese ricercano maggiormente ingegneri, specialisti delle scienze gestionali, tecnici informatici, tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi, oltre a figure legate alle costruzioni e alle produzioni industriali. In netto recupero anche la domanda di profili richiesti per la ripartenza della filiera turistica, quali gli addetti ai servizi di informazione e accoglienza e gli addetti alla ristorazione.

I dati sono quelli delle rilevazioni mensili del sistema informativo Excelsior, realizzate da Unioncamere in accordo con l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. All’indagine hanno partecipato circa 126.000 imprese, campione rappresentativo delle imprese con dipendenti al 2020 dei diversi settori industriali e dei servizi.

Paolo Capone, segretario generale Ugl al Qds: “Investimenti in scuola e formazione sono quelli a più alto moltiplicatore”

Segretario Capone, secondo Unioncamere, in Sicilia il 27% delle richieste di profili professionali delle aziende resta inevaso perché non ci sono le competenze. Non è anche questo un grave problema di cui forse si parla poco, addossando sempre tutte le cause alla crisi?
“Si tratta di un dato allarmante che impone di intervenire con estrema priorità. Il mancato ‘match’ tra domanda e offerta di lavoro va affrontato in primis semplificando l’accesso al mercato del lavoro e incentivando l’impiego dei giovani. La pandemia ha accelerato il processo di transizione digitale e di automazione, pertanto occorre puntare sulla qualificazione professionale dei lavoratori e favorire i processi diretti alla riconversione produttiva. Quello sulla scuola e sulla formazione rimane uno dei più importanti investimenti ad alto moltiplicatore su cui far leva per valorizzare l’immenso bacino di potenzialità che la Sicilia è in grado di offrire”.

Il più grave vulnus all’interno dei contratti nazionali di lavoro è rappresentato dalla mancanza di un piano organizzativo dei servizi, cioè lo strumento attraverso il quale quantificare il fabbisogno di personale all’interno di una pubblica amministrazione e allo stesso tempo fissare obiettivi e standard di produttività. Come fare per superare questa carenza?
“La pubblica amministrazione ha bisogno di uno scatto in avanti, di un turnover generazionale in grado di agevolare l’apporto di nuove competenze e un’organizzazione del lavoro all’altezza di uno Stato moderno. Come sindacato UGL, siamo stati tra i maggiori sostenitori di una misura come ‘Quota 100’ e, in tal senso, auspichiamo l’adozione di strumenti di flessibilità in uscita che incoraggino l’impiego dei giovani. Per individuare il reale fabbisogno di personale, migliorare l’efficienza e la produttività della pubblica amministrazione, occorre una riforma complessiva che elimini le rendite di posizione e consenta di superare le logiche corporative. Negli ultimi anni è mancata l’attenzione al tema della digitalizzazione. In tal senso è necessario investire maggiori risorse, anche grazie ai fondi del Pnrr, per semplificare le procedure, adottare standard uniformi e garantire una migliore qualità dei servizi”.

L’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, in una recente intervista ha “ammesso” che i centri per l’impiego in Sicilia sono scollegati dai corsi di formazione regionale. Ma anche aggiunto che non è solo un problema “siciliano”. Così che speranza abbiamo di mettere in collegamento domanda e offerta di lavoro?
“Per superare i disallineamenti fra domanda e offerta di lavoro e promuovere la competitività delle imprese, è indispensabile eliminare gli ostacoli di natura burocratica e potenziare le reti regionali per il reinserimento dei lavoratori. La crisi economica e sociale provocata dalla pandemia ha reso ancor più evidente il fallimento di Anpal e dei cosiddetti navigator, pertanto, ribadiamo l’urgenza di rivedere gli attuali centri per l’impiego. Fra le altre misure che abbiamo proposto vi è, inoltre, il rifinanziamento del Fondo nuove competenze diretto a favorire percorsi formativi e la ricollocazione dei lavoratori adeguando le professionalità alle necessità effettive delle imprese”.

Reddito di cittadinanza un fallimento sotto il profilo delle politiche attive del lavoro. Quasi tutti concordi sul fatto che va modificato ma nessuno ci dice come. Qual è la sua idea?
“Occorre in primis ribadire che il Reddito di cittadinanza è una misura di natura meramente assistenziale che risponde ad una logica temporanea ed emergenziale. Il nostro ordinamento già prevede strumenti che assolvono a tale funzione. Per tale ragione, come UGL, riteniamo che il Reddito di cittadinanza vada superato. è tempo di abbandonare la cultura dell’assistenzialismo e dei sussidi a pioggia che sviliscono innanzitutto la dignità del lavoratore e utilizzare le risorse disponibili per sostenere un grande piano per il lavoro fondato su investimenti massicci in politiche attive, sgravi fiscali, incentivi alle assunzioni e un rafforzamento della rete infrastrutturale, accompagnata dalla modifica del codice degli appalti, essenziale per sbloccare i troppi cantieri ancora fermi”.

“Noi abbiamo quattro disuguaglianze, di genere, generazionale, di territorio e di competenze. Questo è il momento per rispondere a quelle disuguaglianze” e non si può fallire. Lo ha detto oggi il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Condivide questa “lettura” e se sì, qual è la strada per non fallire?
“Condivido tali rilievi. L’impatto della pandemia sul tessuto economico e sociale è drammatico; penso al comparto turistico e a quello della ristorazione che rappresentano un’eccellenza di questa Regione. Allarma, inoltre, la crescita impressionante del disagio sociale nel nostro Paese. Secondo il Rapporto dell’Istat, nel 2020 la povertà assoluta ha colpito 5,6 milioni di italiani e oltre 2 milioni di famiglie. I giovani tra i 15 e i 29 anni non più inseriti in un percorso scolastico o formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa (i cosiddetti neet) sono 2 milioni e 100mila pari al 23,3% dei giovani di questa fascia d’età, con un’incidenza maggiore nel Mezzogiorno (32,6% a fronte del 16,8% nel Nord). è altrettanto vero che stiamo attraversando una fase cruciale per lo sviluppo futuro del nostro Paese. Le risorse del Pnrr, se utilizzate in maniera virtuosa, rappresentano una straordinaria opportunità per la modernizzazione dell’Italia e per eliminare il gap Nord-Sud. Oltre alla collaborazione delle forze politiche, dunque, è fondamentale la partecipazione di tutte le forze sociali. In tal senso proponiamo la sottoscrizione di un Patto Sociale per il Lavoro e lo Sviluppo, volto a dare un sostegno ‘politico’ al Pnrr. è il momento di superare gli steccati ideologici e adottare politiche occupazionali coraggiose con effetti nel medio e lungo periodo, per scongiurare fenomeni di esclusione sociale e favorire la ripresa economica del Paese”.

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Un commento

  1. Samuele ha detto:

    Ho 64 anni, sono di Palermo e disoccupato, negli ultimi 4 anni ho risposto a 3500 annunci di lavoro senza mai essere contattato. Mi dite quali sono e dove sono in Sicilia questi posti per i quali si afferma ci siano 70000 posti vacanti? Posso fare qualsiasi cosa dall’operaio al magazziniere e perfino il manovale pur essendo laureato e sono in grado di fare qualsiasi lavoro anche specializzato. Se mi indicate un datore di lavoro disposto ad assumermi in qualsiasi parte della Sicilia ci vado subito. Ovviamente non tiriamo fuori l’argomento che l’Italiano non vuole fare i lavori umili se per lavoro umile si propone lo sfruttamento, per quello ci sono i “migranti”, è per questo che si favorisce l’immigrazione clandestina alimentata dai nostri “sinistri”.

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