Tutto posticipato alla prossima settimana, mentre si moltiplicano gli appelli per evitare al capoluogo di perdere finanziamenti fondamentali per lo sviluppo. Si temono danni “irreversibili”
PALERMO – Ennesimo rinvio per il Piano triennale delle Opere Pubbliche 2020/2022. Per la seconda volta consecutiva è saltato il numero legale in Consiglio comunale: la seduta è stata chiusa e se ne riparlerà, eventualmente, la prossima settimana.
Il pomo della discordia è noto: secondo l’opposizione non era necessario ripresentare un piano già bocciato ad aprile di quest’anno, a maggior ragione se l’elenco annuale 2020 è ormai superato. Al contrario, per quel che resta della maggioranza e per l’Amministrazione comunale, forti di un parere del Segretario Generale, senza l’approvazione del Piano 2020/2023 non si può procedere all’esame del successivo triennale 2021/2024. Uno scontro politico e ideologico che si trascina da mesi e che non ha ancora trovato una soluzione di compromesso.
Un’impasse che coinvolge anche sindacati, associazioni di categoria e ordini professionali, che a più riprese hanno chiesto a Sala delle Lapidi di approvare il provvedimento. “Sulla mancata approvazione del Piano Triennale delle Opere Pubbliche in Consiglio comunale non ci possono essere più alibi – ha attaccato il presidente dell’Ance Palermo Massimiliano Miconi -. A documentarlo, adesso, è una lettera inviata dal dirigente del servizio Fondi Extracomunali al presidente del Consiglio comunale e che per noi è un allarme gravissimo. La nota indica con chiarezza che non ci possono più essere scuse che giustifichino la mancata approvazione del Piano e che non approvarlo non è più una questione che attiene al dibattito politico”.
“Il rischio, o meglio la certezza, ha continuato Miconi, infatti, è quella di perdere totalmente i fondi comunitari (e non), con conseguente danno erariale a carico del Comune, nonché un danno reale per i cittadini e per le imprese. Non è la prima volta che dalla mia associazione viene lanciato questo allarme e non è la prima volta che chiediamo alla classe politica di mettere da parte le beghe per il bene della città. Questo documento, però, ‘certifica’, in modo assolutamente tecnico, che se non si approva il Piano 2020-2022 non si potrà redigere il Piano 2021-2023 e non si potranno bandire le gare con conseguente perdita di finanziamenti per un importo complessivo di quasi 57 milioni di euro. Facciamo, pertanto, ancora una volta appello affinché il Consiglio Comunale approvi senza indugi il Piano Triennale delle Opere Pubbliche 2020-2022, rinviando l’eventuale, e più che legittimo, dissenso sulle scelte e sull’operato del sindaco e della Giunta ad altri momenti e ad altri campi”.
“Ci auguriamo, per altro verso – ha concluso il presidente dell’Ance Palermo – che questi ritardi siano serviti per completare tutto l’iter della progettazione e che i bandi siano davvero pronti per essere pubblicati, perché sarebbe davvero paradossale avere il Piano Triennale approvato e perdere lo stesso i finanziamenti perché non si riesce a completare i lavori entro il 2023”.
La Giunta intanto se la prende con l’opposizione con una nota firmata da tutti gli assessori: “Il dibattito in aula va avanti da mesi – si legge – e se qualche consigliere non è bene informato sulle normative e continua ad insistere che vuole portato in Aula il Piano 2021-2023 si vada a studiare la normativa nazionale e regionale che riguarda i Programmi Triennali. Non essendo approvato il Programma Triennale 2020-2022 la Giunta è impossibilitata ad approvare il 2021-2023.
“Il rischio che corre la città – prosegue la nota degli assessori comunali – è di perdere tutti i finanziamenti inseriti nell’annualità 2020 perché non si possono bandire le gare delle opere pubbliche inserite nel Piano se questo non è approvato, opere già fornite di progetti che riguardano la pubblica illuminazione della circonvallazione, delle aree limitrofe e a monte della circonvallazione e della zona nord della città, gli asili nido Domino e Mimosa, il Baglio Mercadante da trasformare in un centro di quartiere allo Zen, la nuova tribuna e servizi annessi della piscina comunale e le nuove linee tranviarie, tratte A, B e C. Questi progetti valgono 252 milioni di euro, in più ci sono tantissime altre opere e gli accordi quadro, in primis quello della manutenzione strade che non può essere esitato dall’Urega senza l’approvazione del Piano Triennale. Inoltre, non potendo approvare il Piano Triennale 2021-2023, sono a rischio tutti i fondi ex Gescal (San Filippo Neri, Sperone, Borgo Nuovo) per 58 milioni, i fondi del Cis (centro storico) per 90 milioni e tutti i fondi che devono avere il contraente finale entro il 31 dicembre 2022. Insomma, un danno anche erariale, un danno incalcolabile per la nostra città”.
L’opposizione però non ci sta e dalla capigruppo arriva la richiesta di “svolgere la discussione in Aula alla presenza del Segretario Generale e dell’Avvocatura, che dovranno chiarire i contorni formali e normativi entro cui il dibattito e la votazione si svolgono”. A darne notizia è Marianna Caronia della Lega, che ha partecipato alla capigruppo di giovedì. “Dopo le gravissime accuse rivolte dalla Giunta ai Consiglieri comunali – hanno replicato Caronia e il capogruppo Igor Gelarda – è indispensabile fare chiarezza e che a farlo siano gli uffici. Non è tollerabile questo clima di intimidazione rivolto al Consiglio perché a tutti i costi si approvi il Piano triennale con la linea A del tram, quella di via Libertà. Continuiamo a ribadire che siamo favorevoli a finanziare forme di mobilità sostenibile, ma non certo qualunque proposta né tantomeno quelle destinate ad arrecare un danno irreversibile alla città”.