Ospedali pieni in Sicilia, 5 proposte dei medici per impedire collasso - QdS

Ospedali pieni in Sicilia, 5 proposte dei medici per impedire collasso

Ospedali pieni in Sicilia, 5 proposte dei medici per impedire collasso

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venerdì 07 Gennaio 2022

I Covid positivi, qualora gravi, rischiano di non poter ricevere nemmeno l'assistenza primaria in Sicilia. L'appello dei medici al Governo.

Continua la campagna vaccinale in Sicilia e nel resto d’Italia. Ma questo non basta ad arginare il virus. Solo ieri 200mila contagi nel Paese e ogni giorno è un nuovo record. Gli ospedali sono al collasso anche nell’Isola. A Palermo sono stati allestiti altri presidi da campo e a Messina il sindaco De Luca fa sapere che non ci sono più posti in terapia intensiva in tutta la provincia.

A rischiare di finire in terapia intensiva – e di contagiare più persone con una carica virale alta – sono soprattutto i non vaccinati.

Il punto sui vaccini

E’ di 113.857.687 il totale delle somministrazioni in base ai dati aggiornati del report sui vaccini anti-Covid 19. Il totale con almeno una dose è di 48.186.359 persone, l’89,22% della popolazione over 12. Il totale delle persone che hanno completato il ciclo vaccinale è di 46.533.713, l’86,16% della popolazione over 12.

Il totale dei guariti da al massimo sei mesi è 431.707 persone, lo 0,80 % della popolazione over 12. Il totale con almeno una dose e i guariti da al massimo 6 mesi sono in totale 48.618.066, ossia il 90,02 % della popolazione over 12.

Nella fascia 5-11 anni, il totale con almeno una dose è pari al 12,56% (459.251), lo 0,02% ha completato il ciclo vaccinale.

Oltre due milioni di over 50 non vaccinati

Sono oltre due milioni (2.165.583) gli over 50 in Italia che non ancora ancora ricevuto alcuna vaccinazione.

Il dato emerge dal report settimanale pubblicato dal Governo e aggiornato a questa mattina.

In particolare nella fascia compresa tra i 50 e i 59 anni, i soggetti totalmente scoperti dal siero sono 993.463. Tra i 60 e i 69 anni sono 616.595, tra i 70 e i 79 sono 374.464 e nella fascia over 80 sono 181.061.

Le misure urgenti proposte dai medici

“Servono subito soldi e personale per uscire dall’emergenza” ed evitare una “Caporetto sanitaria”. L’Anaao Assomed, il maggiore sindacato dei medici ospedalieri, lancia l’allarme e chiede al governo misure straordinarie urgenti per impedire che il Servizio Sanitario sia travolto dall’esplodere del numero dei contagi Covid.

Cinque le misure nel piano d’emergenza proposto dai medici:

-affidare vaccini e tamponi ai 50.000 medici in formazione specialistica;

-permanenza volontaria dei sanitari pensionabili;

-aprire ai medici specialisti privi della cittadinanza italiana;

-riconoscere le indennità;

-coinvolgere maggiormente la sanità privata.

Come realizzare le proposte

Nel dettaglio, l’Anaao chiede di affidare vaccini e tamponi ai 50.000 medici in formazione specialistica con appositi contratti retribuiti; consentire al personale sanitario la permanenza in servizio, su base volontaria e per almeno 6 mesi, dopo il raggiungimento dei limiti di quiescenza anticipata; aprire tutte le forme di reclutamento ai medici specialisti privi della cittadinanza italiana, come del resto prevede la legge; valorizzare, in maniera congrua da un punto di vista economico e con risorse dedicate, le attività dei professionisti sanitari a contrasto della pandemia, anche attraverso l’indennità di rischio biologico finora negata ai medici e dirigenti sanitari; coinvolgere maggiormente strutture e personale della sanità privata nella gestione della emergenza.

Medici e dirigenti sanitari, denuncia il sindacato, “con organici già ridotti al lumicino, falcidiati dai contagi al punto da rendere problematica la copertura dei turni di lavoro, letteralmente non ce la fanno più, con i problemi di sempre intrecciati a quelli creati dal Covid, che ha fatto da acceleratore di fenomeni latenti. Servono soldi e personale aggiuntivo, senza il quale semplicemente non se ne esce”.

Ed ancora: “Per evitare una Caporetto sanitaria occorrono misure urgenti dedicate all’esercito di chi rimane in trincea poichè l’enorme capacità infettiva del virus sta facendo ricadere sui pronto soccorso e terapie intensive un numero enorme di accessi, una quantità di pazienti che il sistema sanitario ha serie difficolta a gestire”. Le aziende sanitarie hanno già avviato la riconversione di interi reparti e interrotto attività ambulatoriali e chirurgiche di elezione e hanno provveduto a revocare ferie e permessi a un personale “in pieno burnout psichico e fisico, demoralizzato dopo due anni di superlavoro, esposto ad aggressioni non solo verbali, malpagato e costretto a carichi di lavoro massacranti”.

La legge di bilancio, concludono i medici ospedalieri, “ha colpevolmente dimenticato le criticità di un personale che è il vero baluardo al dilagare di un virus dagli effetti disastrosi. Ora occorre rimediare con misure urgenti quanto incisive, evitando l’errore di sovrapporre il piano della politica con quello della sanità concependo le misure anti-virus come messaggi in codice per l’elettorato”.

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