Covid, ospedale Cannizzaro al collasso, "Vi racconto la verità" - QdS

Covid, ospedale Cannizzaro al collasso, “Vi racconto la verità”

Covid, ospedale Cannizzaro al collasso, “Vi racconto la verità”

sabato 08 Gennaio 2022

Un'infermiera, che preferisce rimanere nell'anonimato, racconta quadri clinici dei pazienti diversi dal passato e perché, a suo avviso, gli ospedali sarebbero in difficoltà.

La Sicilia è in serie difficoltà a causa del Covid. I contagi crescono a dismisura, facendo registrare ogni giorno nuovi record, e gli ospedali faticano a garantire assistenza e posti letto a coloro che ne hanno bisogno. La testimonianza di un’infermiera dell’ospedale Cannizzaro di Catania “rassicura” sul quadro clinico presentato dalla maggior parte dei pazienti Covid. Ma allo stesso tempo conferma un dato allarmante: il personale sanitario è decimato. Ed è per questo che il prossimo 28 gennaio si unirà in protesta.

Il quadro clinico dei pazienti Covid della quarta ondata

Oltre 9 mila contagi in Sicilia solo nella giornata di ieri, in aumento nonostante il precedente giorno festivo. Una voce si leva all’unisono tra i sindaci siciliani, i presidi degli istituti scolastici e i genitori: “La scuola non deve riaprire in nessun comune dell’Isola”.
A Palermo sono stati montati gli ospedali da campo, il sindaco di Messina Cateno De Luca fa sapere che in tutti i nosocomi della provincia non ci sono più posti letto.

Anche al Cannizzaro di Catania non sembra andare meglio: “I tre reparti Covid sono ormai pieni – racconta l’infermiera -. Si stanno attrezzando altre aree per accogliere i nuovi contagiati e si sta reclutando appositamente il personale”.

Le nuove varianti hanno però cambiato quadro clinico dei pazienti ricoverati? “Al di là dei posti mancanti, il virus non sembra presentare gli stessi quadri clinici delle scorse ondate – spiega -. Un anno fa faceva davvero impressione accogliere giovani sani in condizioni gravissime che, poco dopo, si spegnevano per sempre. Il personale li sigillava dentro ai sacchi e li metteva vicini alle altre vittime. Oggi la situazione non sembra essere la stessa: le terapie sono più efficaci e precise, il virus stesso sembra essersi indebolito con le ultime mutazioni, tanto da poter essere equiparato a una delle tante influenze stagionali. Come sottolinea a ragione anche il virologo Bassetti”.

I rischi delle “comuni” influenze non vanno sottovalutate

L’infermiera tiene a precisare che, da sempre e ancor prima della pandemia, non erano pochi i ricoverati a seguito della “comune” influenza, con tutte le complicazioni del caso: “Da sempre, ogni anno, negli ospedali giungono tanti pazienti che, contratta l’influenza stagionale, si aggravano rischiando la morte. Presentando quadri clinici quasi sovrapponibili a quelli che si evidenziano oggi – aggiunge -. Sia perché molti virus diffusi negli anni scorsi facevano parte della famiglia dei coronavirus, sia perché le polmoniti sono spesso silenti e si scoprono solo successivamente, quando ci si sottopone a una Tac.

Se avessimo avuto, negli anni precedenti alla pandemia, i tamponi che rilevano i coronavirus, in tantissimi saremmo risultati positivi. Invece non li avevamo e per questo i malati negli ospedali non hanno fatto notizia. Questo da una parte ci conforta. Ma dall’altra ci suggerisce di fare sempre attenzione, in qualunque caso. Adottando le misure di sicurezza a nostra disposizione, vaccinandoci per ridurre al minimo i rischi di complicanze”.

“Il reale problema? La carenza di personale sanitario, ormai decimato”

Ma se il virus è mutato e i quadri clinici sono quasi sovrapponibili alla comune influenza, quali sono le maggiori difficoltà negli ospedali?

“Il problema principale negli ospedali riguarda i numeri: crescono i ricoveri e dunque servono nuovi posti per accogliere i prossimi pazienti; si riducono i posti destinati a coloro che giungono per altre ragioni; si riducono esponenzialmente gli operatori sanitari – sottolinea l’infermiera -. Tantissimi sono positivi e, pur essendo asintomatici o paucisintomatici, rimangono isolati nelle loro abitazioni a tempo indeterminato.

A questi si aggiungono coloro che non svolgono correttamente il proprio lavoro, che si presentano per confermare la loro presenza ma poi si ‘imboscano’, e coloro che sono assenti per altre cause (malattie, congedo, etc). Siamo rimasti in pochi e non sappiamo come poter andare avanti, ma sappiamo che tutto ciò era assolutamente prevedibile”.

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