Ex Provincia Trapani, il “caso” delle Assemblee dei Sindaci - QdS

Ex Provincia Trapani, il “caso” delle Assemblee dei Sindaci

Ex Provincia Trapani, il “caso” delle Assemblee dei Sindaci

martedì 11 Gennaio 2022

Il Commissario Cerami preoccupato per la norma transitoria introdotta dall’Ars che introduce un nuovo organo con compiti precisi che però rischia di aggravare la paralisi dei Liberi Consorzi

TRAPANI – Il Commissario parla chiaro. La sua non è una critica ma una reale preoccupazione. Conosce bene la macchina amministrativa dell’ex Provincia regionale di Trapani, la guida dal 2017, in attesa di lasciare il passo alle elezioni di secondo livello che la politica regionale, con un rinvio dopo l’altro, ha declinato, aprendo una interminabile fase straordinaria e commissariale che ha lasciato nel guado la riforma dei Liberi Consorzi.

Raimondo Cerami va diretto sull’ultimo stop che ha portato ad una novità: “L’Assemblea regionale siciliana, nella seduta del 18 dicembre 2021, ha rinviato ancora una volta le elezioni di secondo livello negli enti di Area Vasta, previste per il 22 gennaio e spostate non oltre il prossimo 31 agosto”.

Premessa che il Commissario utilizza per entrare nel merito del nodo da sciogliere: “Contemporaneamente è stata però approvata una norma transitoria che limita i poteri dei Commissari Straordinari dei Liberi Consorzi, che potranno svolgere solo le funzioni dei Presidenti di tali enti, mentre quelle del Consiglio verranno svolte da un organo di nuova costituzione rappresentato dalle Assemblee dei Sindaci, con compiti molto importanti in tema d’indirizzo politico e di approvazione dei bilanci dell’ente”.

Il Commissario gioca a carte scoperte e si affida ad una valutazione “politica” della norma approvata dall’Ars: “Così, per contrastare le posizioni di coloro che erano contrari alla proroga delle varie gestioni commissariali di questi enti, che ormai da molti anni non sono più amministrati da organi democraticamente eletti, si è scelto di limitare i poteri dei Commissari Straordinari che finora avevano garantito il funzionamento, più o meno regolare, di questi enti, introducendo questo nuovo organo assembleare nel tentativo di ristabilire una certa parvenza di gestione democratica, che rischia però seriamente di compromettere l’efficienza di tutto il sistema”.

I Commissari finora hanno amministrato con i poteri del Presidente e del Consiglio dei Liberi Consorzi. Ma la riforma ha previsto un terzo organo, l’Assemblea dei Sindaci, mai attivato e regolamentato. L’Ars ha così deciso di cambiare. O meglio, di consegnare all’Assemblea dei primi cittadini le funzioni del Consiglio. In sintesi: i Commissari dovranno fare i conti con l’Assemblea prima di definire una parte consistente degli atti dell’ente. Questione politico-istituzionale che tuttavia il territorio trapanese aveva anticipato, con un dibattito che è stato però soffocato dall’indifferenza dei sindaci.

Il caso dell’Assemblea l’aveva infatti posto, quasi un anno fa, l’ex Vicepresidente dell’Ars Camillo Oddo, con due lettere inviate ai giornali. E con una chiarezza pari a quella di Cerami. Chiarezza, prettamente alternativa. “Il nostro territorio – scriveva l’ex parlamentare – , la nostra Area Vasta va resa funzionale subito. L’Assemblea provinciale dei Sindaci va attivata senza se e senza ma”.
Oddo era pronto ad affidarle un compito importante: “Il Governo nazionale sta definendo il Recovery Plan puntando ad un piano di opere strategiche, legato agli interessi di diversi territori. L’Unione Europea intensifica le misure e le opportunità per chi fa sistema, linea adottata anche prima della pandemia, premiando chi lavora per determinare unione e condivisione”.

Da qui la necessità di fare squadra. L’ex numero due dell’Ars inseriva tra gli obiettivi da raggiungere quello del “Piano Territoriale di coordinamento per definire e partecipare alla pianificazione regionale”.

Oddo non si spingeva fino alla scelta fatta dal Parlamento siciliano ma poneva l’Assemblea dei Sindaci come chiave di volta per dare linfa ai Liberi Consorzi e soprattutto per evitare l’isolamento dei Comuni rispetto alla sfida del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Due percorsi profondamente diversi che rilanciano il confronto su una riforma che ha mostrato tutti i suoi limiti.

Cerami rivendica il lavoro svolto in questi anni – la sfida al prelievo forzoso dello Stato, la drastica riduzione di trasferimenti, anche regionali, la capacità comunque di tenere i conti in ordine e di approvare i bilanci in tempo utile, i piani per le dismissioni e per la razionalizzazione degli istituti scolastici in locazione, i programmi d’investimento per le strade provinciali e per le scuole, gli accordi con i Comuni ed anche la stabilizzazione dei precari, soltanto per citarne alcuni – e garantisce che “ogni atto, o provvedimento, è stato sempre adottato con ponderazione, spesso con sofferenza, e in ogni caso nel rispetto della legge e del solo interesse pubblico”.

Conclude rafforzando i suoi timori: “Ora bisognerà confrontarsi con le dinamiche inesplorate di un’Assemblea dei Sindaci di nuova costituzione e trovare quelle intese necessarie per garantire il buon funzionamento dell’ente”. Quel che auspicava, ma con fiducia, Oddo.

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