Il docente ordinario di Ingegneria dei Trasporti all'Università di Reggio Calabria, Francesco Russo, ci spiega i vantaggi che la Sicilia avrebbe con il Ponte e altre infrastrutture essenziali
Ponte sullo Stretto? Ennesimo rinvio e occasione specata di crescita del Pil in Sicilia. “Il dramma della Sicilia è che si continuano a rincorrere progetti e opere fatte dal resto del Paese 30, 40, 50, 60 anni fa. Ad esempio in questo momento si sta lavorando alle ferrovie in Sicilia e, supponendo che si facciano, noi avremo una Catania-Palermo e una Catania-Messina con tecnologie convenzionali utilizzate in Calabria nel 1972 (ultimo tratto realizzato in Italia). Cinquant’anni dopo stiamo ancora iniziando a lavorare con quelle caratteristiche”.
In Sicilia mancano le strategie
Francesco Russo, docente ordinario di Ingegneria dei Trasporti all’Università di Reggio Calabria e catanese doc., non ha dubbi sul tema e sottolinea con la lucidità spietata del siciliano navigato le ragioni del gap infrastrutturale tra Nord e Sud del Paese.
Gli chiediamo, dunque, se oltre le problematiche legate a incapacità politica e criminalità organizzata, saprebbe rintracciare altre ragioni tecniche per le quali si possa in qualche modo “spiegare” il divario infrastrutturale tra Nord e Sud e il numero di incompiute. Ci risponde senza batter ciglio: “No, non c’è alcuna ragione”. E prosegue: “Quando c’è un’attenzione forte da parte della politica connessa con l’azione tecnica i risultati arrivano. Ci sono state mille avventure sulla Catania-Siracusa-Gela. La Siracusa-Gela era nata prima della Catania-Siracusa. Il governo regionale ha avuto una grande capacità nel seguire e continuare a seguire i lavori e ciò dimostra che quando le cose si vogliono fare si fanno; è pero assente la grande strategia. C’è una carenza di presenza politica isolana nel dibattito nazionale”.
Ponte sullo Stretto necessario per l’attraversamento stabile
Cogliamo la palla al balzo e incalziamo sul Ponte sullo Stretto: “Dal punto di vista trasportistico e quindi dal punto di vista dell’attraversamento stabile – dichiara Russo – il Ponte sullo Stretto è assolutamente necessario. Credo che oggi da questo punto di vista non ci possa essere nessuno che abbia dubbi sulla questione. Se noi il Ponte lo dobbiamo fare come se fosse la Tour Eiffel italiana (cioè una bellissima costruzione senza utilità pratica pensando al limite ai ristoranti e alla fama di qualche politico) si può discutere sul farlo o meno e personalmente sarei contrario a realizzarlo. L’attraversamento stabile, invece, lo ripeto, è assolutamente necessario”.
I benefici di una connessione Sicilia-Roma in 3 ore e mezza
Il docente ci fornisce numeri e riflessioni: “Tutti i conti fatti in Italia e all’estero ci dicono che se la Sicilia venisse raccordata con Roma in 3 ore e mezza da Catania e 4 e mezza da Palermo con un’alta velocità vera avremmo un incremento differenziale del Pil nelle aree interessate dall’alta velocità rispetto che coi treni ’normali’ di circa l’1% annuo. Si consideri che in Sicilia mediamente negli anni tale incremento di Pil è stato sotto l’1%. Se facessimo un’alta velocità vera dunque in Sicilia andremo a raddoppiare l’incremento del Pil. Non ci può essere altro intervento capace di modificare in maniera così incisiva il Pil! Nemmeno se una casa automobilistica realizzasse tre stabilimenti sull’Isola! Bisogna dare al mercato la possibilità di muoversi tra Roma e Catania entro le 3 ore e mezza; si chiama globalizzazione.”
Una “finta” alta velocità
I problemi però all’interno dell’Isola sempre in ambito ferrovie non finiscono qui, spiega Russo: “Noi docenti di trasporti e strade di Sicilia e Calabria abbiamo più volte sottolineato un semplice ragionamento: tra Catania e Palermo ci sono 200 Km e con la così chiamata alta velocità si impiegano due ore di tragitto, quindi vuol dire che il treno viaggia a 100 km/h. Si tratta, dunque, di una linea convenzionale (ottima, ma convenzionale) e non ad alta velocità. Il resto del Paese viaggia a quote totalmente diverse; si pensi che in Veneto e Lombardia si iniziano a testare treni hyperloop che viaggiano a 1000 Km/h. Al Nord l’alta velocità è completa e adesso stanno facendo il raddoppio con la Milano-Bologna e la Milano-Verona che sono a circa 100 Km di distanza l’una dall’altra”.
Un’Italia a due velocità
E così mentre al Nord le infrastrutture corrono spedite (Tav, Ponte di Genova, autostrade) in Sicilia si va a passo di lumaca passando dal Ponte sullo Stretto, che deve ricominciare nuovi studi di fattibilità, fino al raddoppio ferroviario e alla Ragusa-Catania.
Porti, manca un’apertura strategica
Infine chiediamo ragguagli sullo stato dei porti siciliani. “Ci sono barcate di spese investite nel porto di Genova – tuona Russo – e noi abbiamo il più grande porto naturale del Mediterraneo che è Augusta dove si fanno solo una serie di piccoli interventi da 15 milioni e non si fa l’intervento vero: l’operazione bonifica togliendo il mercurio che sta nei fondali. In Tunisia si sta lavorando per realizzare un grande porto intercettando i traffici. A noi manca un’apertura strategica”.
Sicilia, regina delle incompiute
A tutto ciò si aggiunga che la Sicilia è la regione italiana con il più elevato numero assoluto di grandi opere incompiute: ben 162, pari al 25,3% del dato totale nazionale (640) secondo numeri non aggiornatissimi ma comunque indicativi della situazione. Escludendo l’ambito statale/sovra-regionale, la Sicilia si classifica, inoltre, al primo posto anche per lo spreco in termini economici: 488 milioni di euro, pari al 12,2% del dato nazionale che somma 4 miliardi di euro.
I dati del Primo Rapporto sull’Efficienza Infrastrutturale ideato da Sensoworks – basandosi sull’analisi di dati Istat, Eurostat, Aisre, Unioncamere e Confartigianato – offrono uno spaccato delle politiche e dei risultati nell’ambito dell’efficienza delle nostre infrastrutture e della loro sicurezza, inquadrandolo in un contesto regionale ed internazionale che a questo punto ci vede “in mezzo ad una strada” o “con l’acqua alla gola”, se preferite.
Adriano Agatino Zuccaro