In Sicilia nei primi sei mesi 2022 “connessi” 139 MW. C’è un’accelerazione rispetto al 2021, ma non basta. Intervista a Luigi Rizzolo, vicepresidente di Sicindustria con delega all’energia
Caro energia, inflazione e speculazione dei mercati finanziari dell’energia stanno mettendo sempre più in ginocchio famiglie e imprese. Una situazione drammatica che poteva essere evitata se si fosse investito per tempo nell’accelerazione degli iter per la costruzione di impianti che producono energia elettrica da fonti rinnovabili. Una cecità politica ha preferito invece rendere l’Italia dipendente dalle fonti fossili estere piuttosto che produrre energie rinnovabili sul suolo del Paese.
In questo contesto si inseriscono le connessioni di questi impianti alla rete elettrica nazionale: iter eccessivamente lenti che nel migliore dei casi possono superare l’anno, come risulta dal sito internet di Terna. Tempistiche che ovviamente si aggiungono a quelle relative al rilascio delle autorizzazioni ambientali e a quelle necessarie per la costruzione di questi impianti. E, a conti fatti, i tempi si dilatano ulteriormente portando un iter a durare, in media, cinque anni.
“Il gestore della rete – spiega al QdS Luigi Rizzolo, vicepresidente di Sicindustria con delega all’Energia – deve rispettare i tempi previsti per legge, che variano in base alla tipologia di cavidotto e allaccio. Ma non solo. L’iter delle autorizzazioni è infatti legato anche ai permessi urbanistici, che sono di competenza dei Comuni dove ricadono gli impianti. Se un elettrodotto ricade su tre comuni occorrerà richiedere tre autorizzazioni. Tutto questo processo, mediamente, richiede almeno un anno”.
Gli impianti connessi nei primi sei mesi del 2022
Secondo un rapporto stilato da Anie rinnovabili (federazione facente parte di Confindustria e che rappresenta le… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI