La fine del reddito di cittadinanza: si urla all'ingiustizia a Catania

La fine del reddito di cittadinanza, si inasprisce la “battaglia” a favore degli ex percettori a Catania

La fine del reddito di cittadinanza, si inasprisce la “battaglia” a favore degli ex percettori a Catania

Salvo Catalano  |
sabato 05 Agosto 2023

La battaglia in difesa del reddito di cittadinanza non va in ferie, anzi rilancia. Si compatta a Catania il fronte politico e sindacale

La battaglia in difesa del reddito di cittadinanza non va in ferie, anzi rilancia. Si compatta a Catania il fronte politico e sindacale: Disoccupazione Zero, la sigla che negli ultimi mesi è stata maggiormente accanto ai percettori, il Movimento 5 stelle, Unione Popolare, Rifondazione Comunista, ma anche le sigle sindacali Usb e Cgil. Si sono riunite ieri sera insieme ad alcuni ex percettori del sussidio per organizzare le attività delle prossime settimane.

Solo nella città di Catania infatti sono già 3mila le persone che hanno perso il reddito, destinatari dell’ormai famoso sms inviato dall’Inps che informava dello stop e invitava a rivolgersi ai servizi sociali. Da qua a fine anno il numero di chi lo perderà arriverà a 9mila. In tutta la Sicilia saranno 37.600. Al netto delle nuove prese in carico dei servizi sociali, unica ancora di salvezza per la categoria degli occupabili (under 60, senza disabili o minori nel nucleo famigliare) rimasti senza reddito.

Cosa fare dopo l’sms

A Catania dal 1° agosto i percettori destinatari dell’sms dell’Inps possono presentare domanda di presa in carico da parte dei servizi sociali attraverso il sito internet del Comune o nei centri multizonali di Via Zurria 67, Via Messina 30; Via Pier Giorgio Frassati 2; Via Leonardo Vigo 43. Nei primi tre giorni, stando ai dati raccolti dal Comune, le richieste totali sono state circa 600. E sono destinate a crescere. Anche patronati e Caf si sono attivati per facilitare le domande, soprattutto per chi ha meno dimestichezza digitale. Saranno poi gli assistenti sociali a valutare, sulla base di rigide indicazioni, chi può essere preso in carico. Agli idonei verrà riattivato il reddito fino al 31 dicembre e riceveranno pure le mensilità perse a causa della sospensione. Nel frattempo, da settembre, alla stessa categoria di soggetti occupabili è destinato il nuovo sussidio da 350 euro, Supporto per la formazione e il lavoro, che però è subordinato alla partecipazione ad un corso di formazione. Senza corso, niente supporto. E in Sicilia i corsi del programma Gol, il più importante piano formativo pensato anche e soprattutto per chi percepiva il reddito, non è ancora partito. In enorme ritardo rispetto al resto d’Italia.

Da Catania: la politica e le associazioni

“Nelle prossime settimane – spiega Davide Cadili, di Disoccupazione zero – cercheremo di andare quartiere per quartiere, strada per strada per coinvolgere percettori ed ex percettori in momenti di protesta. Quello che chiediamo maggiormente è il lavoro, lavoro pubblico. I Comuni sono sotto organico e l’impiego nei mesi scorsi dei percettori in lavori socialmente utili ha dimostrato che c’è un gran bisogno di loro”. Nei giorni scorsi l’Anci Sicilia ha chiesto un incontro alla Regione, richiesta prontamente accettata dall’assessora alle Politiche sociali Nuccia Albano e dal collega alle Autonomie locale Andrea Messina, entrambi esponenti della Dc di Totò Cuffaro. Non un dettaglio, anzi. Proprio il partito dell’ex presidente della Regione è tra i più critici all’interno del centrodestra rispetto allo stop al reddito. “Abbiamo sentito l’esigenza di organizzare un incontro con i rappresentanti dell’Anci – hanno dichiarato i due assessori regionali – ascoltare il loro punto di vista e vedere come il mio assessorato possa essere vicino ai problemi emergenziali delle comunità locali”.

Secondo Gianina Ciancio, neo consigliera comunale del Movimento 5 stelle a Catania, si rischia di arrivare a un paradosso. “Si chiedono interventi compensativi della Regione – dice – è paradossale: da un lato si chiudono i rubinetti dello Stato centrale, dall’altro si chiede alla Regione di sostenere la spesa mancante. Nel peggiore dei casi finirà tutto sulle spalle dei Comuni. Anche il centrodestra si sta spaccando, perché si scontrano con la realtà: dire a migliaia di famiglie che da settembre non possono mettere insieme il pranzo con la cena fa scoppiare il caos”.

Uno scenario che il sindaco di Catania Enrico Trantino non condivide. “Non c’è nessuna tensione sociale – ha detto nei giorni scorsi – sono sindacati e partiti politici di opposizione a incoraggiare la protesta”. Per l’assessore comunale ai Servizi sociali, l’autonomista Bruno Brucchieri, “il brutale sms inviato ai percettori ha creato sicuramente preoccupazione, ma noi come amministrazione ci siamo mossi subito. Adesso la normativa ci dà tempo fino al 31 ottobre per le nuove prese in carico dei servizi sociali”.

Le ultime dall’Inps

Proprio a proposito del contestato sms, ieri la stessa Inps si è espressa in un mea culpa pubblico.
“Inps ha inviato un sms/email, che avrebbe dovuto essere più accurato nei contenuti e nella forma”, scrive l’istituto in un comunicato. E spiega che “la tecnostruttura sta lavorando strenuamente da mesi, di concerto con il Ministero del Lavoro, per la messa a punto della piattaforma SIISL a partire dal 1 settembre 2023 e consentire di dare attuazione alla nuova misura Supporto per Formazione e il Lavoro”. Secondo il cronoprogramma, dal primo settembre tutti gli occupabili dovranno compilare una domanda nel sito web dell’Inps o tramite i patronati, “da quel momento – sottolineano dall’istituto – ci si potrà spostare automaticamente sulla piattaforma SIISL”. Successivamente è prevista la sottoscrizione di un patto di attivazione digitale, la necessità di contattare le Agenzie per il lavoro e poi la successiva sottoscrizione di un patto di servizio personalizzato presso i centri per l’impiego.

“All’avvio della frequenza ai percorsi di formazione o delle altre iniziative di attivazione, per la loro durata – spiega l’Inps – verrà erogato il beneficio dei 350 euro mensili previsti dal Supporto per la Formazione e Lavoro per un massimo di dodici mensilità a ciascun cittadino con età dai 18 ai 59 anni, quindi anche a più componenti all’interno di uno stesso nucleo familiare”. La strada è lunga e senza presa in carico dei Servizi sociali comunali, migliaia di persone rischiano di rimanere per mesi senza reddito e senza nuovi supporti.

Foto d’archivio

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