"Strumenti come il parental control, che vengono usati pochissimo, devono essere più pubblicizzati e diffusi", ha detto il ministro
“Gli esperti oggi stimano in sette anni l’età media del primo contatto dei bambini con una pornografia sempre più violenta ed estrema. E’ uno dei problemi principali della crisi educativa che abbiamo di fronte e che a Caivano è emersa in modo tragico. Lo ha confermato anche don Maurizio Patriciello. Nei giorni scorsi, già dopo lo stupro di Palermo, avevo posto il problema dei giovani e del porno. Ai nostri ragazzi ci sforziamo di dare buon cibo, buone scuole, una buona educazione. Sul piano affettivo e della sessualità cosa vogliamo che imparino nell’età della formazione? Che il corpo è scisso dalla persona, che il consenso della donna non serve? Il governo non lascerà cadere questo problema, che del resto si stanno ponendo in molte parti del mondo”. E’ quanto afferma, in un’intervista al ‘Messaggero’, la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella sull’intervento, allo studio del governo, per bloccare i siti porno ai minorenni.
Il ministro: “I controlli non sono sempre facili da parte dei genitori”
“Non si tratta di censura – osserva – ma di tutela dei minori perché tra l’altro il porno può creare dipendenza. E’ evidente che non si può impedire l’accesso affidandosi all’autocertificazione dell’età, bisogna usare strumenti oggettivi”. Roccella ricorda che “i controlli non sono sempre facili da parte dei genitori: le famiglie spesso vivono un senso di impotenza perché questi contenuti viaggiano attraverso le tecnologie e i ragazzi sono infinitamente più bravi di noi a maneggiarle. In realtà vi sono strumenti, come il parental control, che vengono usati pochissimo e devono essere più pubblicizzati e diffusi. In generale comunque le famiglie non vanno lasciate sole e vanno incoraggiate a riprendere in mano il proprio ruolo educativo, la cui mancanza si traduce in disagio, abbandono scolastico, propensione ad attività illegali”.