Rapporto Unioncamere-Anpal mette nero su bianco dati sconfortanti su reperimento del personale. Ma il 39,8% delle professionalità ricercate dalle imprese non si trova: mancano le competenze
ROMA – Anche in Sicilia nel mese di settembre, come nel resto d’Italia, ci sarà lavoro per migliaia di disoccupati.
In particolare nell’Isola, secondo il rapporto di Unioncamere – Anpal, le imprese cercano ben 28.360 persone da impiegare in vari settori (con un contratto a tempo determinato superiore a un mese o a tempo indeterminato), cifra destinata quasi a triplicare nel trimestre settembre/novembre (80.940). Ma il dato più sconfortante è quello relativo alla difficoltà da parte delle imprese a trovare le professionalità richieste, perché in realtà chi cerca lavoro non è adeguatamente formato, per la mancanza anche di un collegamento tra il mondo della scuola con quello del lavoro, attraverso stage formativi nelle imprese che potrebbero attingere più facilmente a personale formato.
Basti dire che a livello regionale la difficoltà di reperimento delle professionalità è pari al 39,8%, una percentuale vicina a quella delle regioni Lazio e Campania. Un male tutto italiano quindi che spegne le speranze per gli studenti di trovare un lavoro adeguato e vanifica tutti gli sforzi delle imprese per migliorare la propria produttività.
Eppure le offerte di lavoro rispetto al 2022 rispetto all’anno scorso in Sicilia sono aumentate di 530 unità e di addirittura 3080 nel trimestre settembre/novembre.
Il sistema scuola-lavoro non funziona
Che il sistema scuola-lavoro non funziona lo dimostra il fatto che la difficoltà di reperimento di personale qualificato riguarda sia le posizioni che richiedono un titolo universitario che, in quota maggiore, solo il diploma, per non parlare dei ruoli che richiedono una qualifica professionale ben specifica che si consegue in un istituto professionale, percorso formativo che nel corso degli anni ha assunto sempre maggiore importanza. I dati siciliani peraltro rispecchiano la situazione italiana: per il mese di settembre è prevista la ricerca di 531mila lavoratori, 7mila in più (+1,3%) rispetto a quanto programmato un anno fa.
Per l’intero trimestre settembre-novembre 2023 le assunzioni previste in tutta la nazione superano di poco 1,4 milioni, in aumento dell’1,9% rispetto all’analogo periodo del 2022. Secondo il bollettino a coprire il fabbisogno saranno soprattutto le grandi e piccole imprese, a danno del Sud che vive prevalentemente di turismo ed agricoltura. Le imprese delle costruzioni programmano a settembre 60,5mila assunzioni in tutta Italia e 196mila nel periodo settembre- novembre (+3,5mila nel mese e +15mila nel trimestre). Ma anche in questo caso al Sud si dovrà fare i conti con il lavoro nero che oltre a non dare garanzie, falsifica qualsiasi dato. Buone notizie per il settore dei servizi: sono previsti 371mila contratti di lavoro per settembre (+1,0% rispetto a 12 mesi fa) e quasi 989mila nel trimestre (+1,3% sull’analogo periodo del 2022). Atri dati che emergono sono che il tempo determinato si conferma la forma contrattuale maggiormente proposta con 284mila unità, pari al 53,4% del totale.
Cresce il ricorso alla manodopera straniera
Cresce il ricorso alla manodopera straniera che passa da 95mila ingressi dello scorso anno, pari al 18,2% del totale entrate, agli attuali 108mila ingressi, pari al 20,4% del totale entrate. A ricorrere maggiormente alla manodopera straniera sono i servizi operativi di supporto a imprese e persone, i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio, le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo, i servizi di alloggio ristorazione e turistici e le industrie alimentari.
E, stretta tra disoccupazione e imprese, c’è il settore della formazione professionale che continua a stagnare in Sicilia e le associazioni interessate hanno da mesi sollecitato le istituzioni regionali e Cisl Sicilia chiede un riordino del sistema. Per il sindacato, vanno rivisti in termini di celerità e sburocratizzazione i percorsi di programmazione e gestione delle attività. Per fare ciò “va dotata la macchina amministrativa regionale delle risorse umane necessarie a un’offerta formativa che sia stabile, di qualità, al passo con i tempi e in linea con le esigenze e le mutazioni del mercato”.