Anche la Sicilia, con i giusti investimenti, potrebbe diventare un hub energetico "green" fondamentale per l'area mediterranea: ecco il commento dopo Cop28.
Cop28 si è concluso con una consapevolezza: i Paesi del mondo, specialmente quelli industrializzati, risultano al momento la parte sconfitta nella “guerra” metaforica contro il cambiamento climatico. C’è ancora molto, troppo da fare, e la comunità globale è chiamata a intervenire con ogni mezzo possibile per evitare che i danni siano irreversibili, investendo sulle energie rinnovabili e riducendo al minimo le emissioni dannose per l’atmosfera.
Dai disaccordi durante Cop28 sulle azioni da intraprendere per contrastare la crisi climatica, emerge che la comunità internazionale sembra pronta a “transitare fuori dai combustibili fossili” ma non ad abbandonare del tutto carbone, gas e petrolio. Eppure l’Arabia Saudita – tra i principali produttori mondiali di combustibili fossili – sembra pronta ad aprire all’energia rinnovabile, con un piano di investimenti fino a 705 miliardi di riyal sauditi (quasi 188 miliardi di dollari) per rivoluzionare l’approvvigionamento energetico “green”.
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Cop28 e l’importanza delle energie rinnovabili
Il vicedirettore del Quotidiano di Sicilia, Raffaella Tregua, commenta i risultati della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l’iniziativa “green” saudita, annunciata negli scorsi giorni dal principe ereditario Mohammad bin Salman, e che potrebbe fungere da stimolo per i Paesi industrializzati per intraprendere quelle misure necessarie per rendere la Terra più vivibile e raggiungere l’ancora lontano obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.
Tra i tanti luoghi d’interesse che potrebbero diventare veri e propri hub energetici totalmente “verdi” c’è la Sicilia, terra più volte reputata idonea alla realizzazione di impianti fotovoltaici ed eolici e con un ruolo chiave nell’ambito del Mediterraneo tale da poter trainare fuori l’Italia e tutta l’Ue – passo dopo passo – dalla dipendenza dal fossile.