Rinnovabili, se la potenza resta solo sulla carta… “Ci sono le autorizzazioni, ma non gli impianti” - QdS

Rinnovabili, se la potenza resta solo sulla carta… “Ci sono le autorizzazioni, ma non gli impianti”

redazione

Rinnovabili, se la potenza resta solo sulla carta… “Ci sono le autorizzazioni, ma non gli impianti”

Roberto Greco  |
martedì 05 Dicembre 2023

La transizione energetica in Sicilia tra luci e ombre. L’isola nonostante i presupposti climatici e ambientali sembra lontana dagli obiettivi prefissati di produzione a chilometro zero

PALERMO – Sicilia terra di rinnovabili. Sole, acqua e vento sono i cardini della produzione di energia basata sulle fonti rinnovabili e queste materie prime gratuite, in Sicilia, sono disponibili in abbondanza. Eppure, nella percezione comune, l’isola nonostante i presupposti climatici e ambientali sembra lontana dagli obiettivi prefissati di produzione a chilometro zero, visti i prezzi dell’energia in bolletta.

Secondi i dati forniti da Terna, elaborati da Legambiente e dall’Osservatorio Fer di Anie Rinnovabili, aderente a Confindustria, la Sicilia è la quarta regione d’Italia, nel 2022, per totale complessivo di Megawatt prodotti dal mix di fotovoltaico, eolico, idroelettrico e bioenergie. L’Isola è nella quarta posizione anche nella classifica per potenza fotovoltaica connessa nel primo semestre 2023 anche se, nell’ultimo semestre, ha rallentato molto questa corsa. Ma, sempre la Sicilia, è soltanto decima fra le regioni italiane per numero d’imprese e di addetti del comparto energia rinnovabile: 1.409 aziende con 2.083 dipendenti, sulla base dei dati forniti dall’Osservatorio economico di Unioncamere Sicilia aggiornati al terzo trimestre di quest’anno.

Nello specifico, il settore della produzione, distribuzione e vendita di energia vede 727 operatori con 825 dipendenti mentre quello della costruzione, installazione e gestione di impianti conta 648 imprese con 1.237 addetti e, infine, il settore tecnico 34 società con 21 dipendenti. Colpa della burocrazia che strozza l’iter del rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti? “In realtà no – ha dichiarato al QdS l’ingegner Calogero Giuseppe Burgio, dirigente generale Dipartimento dell’Energia della Regione Sicilia – perché abbiamo rilasciato autorizzazioni per un totale di 5 GW ma il problema è che gli impianti autorizzati non sono in esercizio”.

Gli obiettivi del piano nazionale delle energie rinnovabili

Gli obiettivi previsti dal piano nazionale delle energie rinnovabili prevedono che, nel 2030, l’isola sia in grado di produrre 10,3 GW in più rispetto al 31 dicembre 2021 di energie rinnovabili “con quanto approvato sino a oggi – prosegue l’ing. Burgio – abbiamo già raggiunto l’obiettivo intermedio previsto per il 2026, ossia 5 GW. Bisogna inoltre tenere conto che questo dato riguarda le sole autorizzazioni regionali ed è necessario aggiungere quelle rilasciate a livello comunale e si tenga conto, ad esempio, che un comune siciliano, negli ultimi sette mesi, ha autorizzato 0,6 GW d’impianti e che, al Ministero, ne sono stati approvati altri 370 MW”.

Il potenziale solare siciliano è gigantesco

La Sicilia, che solo per un terzo soddisfa con le rinnovabili il proprio fabbisogno energetico, quest’anno ha minore potenza da fotovoltaico, 102 MW contro i 130 del 2022 ma ha visto però decollare il numero d’impianti connessi alla rete, oltre 12 mila contro i poco più di 4 mila dell’anno precedente. In questo primo semestre del 2023, invece, c’è un calo addirittura del 26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta però di valori parziali e bisognerà attendere la fine dell’anno per avere un quadro completo. Il potenziale solare siciliano è gigantesco e ben tre delle dieci città più soleggiate d’Europa si trovano sull’isola: Catania, Messina e Palermo.

Il capoluogo dell’Isola, per esempio, si avvantaggia, sulla base dei dati di World Weather Online, di una media di 340 ore di sole al mese e l’efficienza media prodotta risulta essere la migliore di tutta Italia e dell’Europa stessa, come ha ricordato l’ingegner Francesco Pezzella, in passato in Enel, in occasione di un convegno, organizzato a Catania dal “Centro documentazione ricerca e studi sulla cultura dei rischi” dedicato al ruolo delle energie rinnovabili nel Pnrr Italia che ha indicato come “un pannello installato a Ragusa produca il 63% in più di energia rispetto allo stesso presente in Germania” e che, ha ricordato l’ing. Burgio, “un impianto fotovoltaico realizzato in Sicilia può produrre 1450 MW/h in un anno mentre in Lombardia ne può produrre, al massimo 1200 MW/h”.

Alla fine dello scorso mese di agosto è stata riformata la Cts (Commissione tecnica specialistica, ndr) e la sua presidenza è stata affidata al prof. Gaetano Armao che, lo scorso mese di ottobre, ha dichiarato come “dal primo settembre ad oggi la Cts ha dato 130 pareri che si aggiungono ai 500 già approvati” e che sono state “esaminate pratiche per investimenti da due miliardi di euro. Continuando con questo ritmo, possiamo affermare che in un anno saremo in grado di azzerare l’arretrato e fornire risposte in tempi certi alle imprese e ai Comuni, per utilizzare al meglio le risorse del Pnrr”. In realtà, come spesso accade, l’iter relativo alla concessione delle autorizzazioni non è privo di ostacoli.

Occore verificare la disponibilità della rete

“L’energia è un sistema complesso che non si limita solo a una componente perché posso produrre ma non la utilizzo, oppure non so come utilizzarla – prosegue l’ing. Burgio – e una delle innovazione è stata l’introduzione dell’obbligo, nelle procedure autorizzative, di verificare la disponibilità della rete. Cosa vuol dire? Il Tica (Test Integrato delle Connessioni Attive, ndr) serve per disciplinare la modalità di utilizzo della rete elettrica. La mia puntuale applicazione ha creato, inizialmente, una sorta di disagio perché in fase di valutazione della procedura deve essere acquisto il parere del distributore o del dispacciatore. Rilasciare le autorizzazioni è un obbligo di legge, già previsto dal Dl Bersani, il 79/1999: spesso, però, non c’è la disponibilità delle cabine necessarie per effettuare la connessione. Il prossimo 21 dicembre firmeremo, proprio per superare questa problematica, un protocollo d’intesa con Terna riguardante la Sicilia relativamente alle priorità di carattere strategico regionale. L’obiettivo è avere regole certe e rapporti trasparenti per ottenere la disponibilità della rete. Oggi le aziende che richiedono le autorizzazioni devono, preliminarmente, verificare con Terna che ci sia la possibilità di connessione e, solo in presenza di tale disponibilità, potrà essere rilasciata l’autorizzazione che prevede da parte nostra, come ho già indicato, l’adempimento del Tica, ossia la verifica che l’interconnessione sia possibile”.

Moltissime le richieste “sospese”

Sbrogliata questa matassa, rimane il fatto che alla direzione del dipartimento dell’Energia ci siano moltissime richieste “sospese” ma, continua l’ing. Burgio, spiega che “fatte 100 il numero di pratiche che noi lavoriamo, solo 3-4 sono nuove istanze mentre le altre sono volture e proroghe” e, mentre l’iter burocratico regionale è in grado di rilasciare autorizzazioni in un periodo che va dai 60 ai 90 giorni, il resto delle istanze “che riguardano volture o proroghe” affaticano il sistema anche perché “la normativa siciliana prevede che non sia possibile volturare le autorizzazioni degli impianti – ricorda l’ing. Burgio – ma che si possa volturare l’impianto realizzato e ‘acceso’. Nonostante questo, sulle nostre scrivanie arrivano moltissime istanze di voltura delle autorizzazioni, cui dobbiamo rispondere, ovviamente, con un diniego”.

Questo serve per verificare il capitale che sta dietro l’iniziativa imprenditoriale perché, anche in passato, si è sorvolato su quest’aspetto. “Chi costruisce l’impianto lo deve realizzare con il denaro proprio, non con finanziamenti non certi – prosegue l’ing. Burgio – e solo quando l’impianto sarà connesso a Gaudi (Gestione delle Anagrafiche Uniche Degli Impianti di produzione, ndr) ossia alla banca dati del Gse (Gestore dei Servizi Energetici, ndr) in cui si traccia la messa in esercizio dell’impianto, sarà formalizzata la conclusione dei lavori dell’impianto e, quindi, potrà essere volturato”.

Le continue richieste di proroghe, indica l’ing. Burgio, “sono legate quasi esclusivamente a problematiche economiche da parte delle imprese perché aspettano il momento ottimale o dell’asta per i materiali oppure quello in cui il costo del denaro è più vantaggioso e, in altri casi, la disponibilità economica propria per la realizzazione dell’impianto. Lei pensi che ci arrivano ancora oggi richieste di proroghe per autorizzazioni rilasciate nel 2014”.

Nel frattempo è stato sottoscritto il Grant Agreement per il progetto d’interconnessione elettrica Elmed, il ponte energetico invisibile che collegherà l’Europa e il Nord Africa e che sarà realizzato da Terna, finanziato dalla Commissione Europea con 307 milioni con una potenza di 0,6 GW. Dalla Tunisia il collegamento con cavo interrato arriverà in Italia sul territorio di Marinella di Selinunte, per poi proseguire per 18 km sino alla mega stazione di Partanna, dove sarà costruita la stazione di conversione da corrente continua ad alternata nella stessa area della già esistente stazione elettrica.

Pnrr, la grande opportunità delle Comunità rinnovabili

La Commissione europea ha ufficialmente approvato il decreto del Ministero dell’ambiente e della Sicurezza energetica relativo alle Comunità energetiche rinnovabili (Cer). La misura, che prevede incentivi per un totale di 5,7 miliardi di euro, di cui 2,2 miliardi finanziati attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), può finalmente procedere con la sua attuazione.

Il Decreto attuativo d’incentivazione, come definito all’art. 8 del Dlgs. 199/2021, ha lo scopo di aggiornare i meccanismi di incentivazione degli impianti a fonti rinnovabili inseriti in configurazioni di autoconsumo collettivo o in comunità energetiche rinnovabili. Le agevolazioni saranno di due tipi: la prima sarà una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa, applicabile in tutti i contesti e su tutto il territorio nazionale.

La potenza finanziabile complessiva è di 5 Gigawatt, incentivabile entro il 31 dicembre 2027 mentre la seconda riguarda un contributo a fondo perduto rivolto ai piccoli Comuni sotto i 5000 abitanti che copre fino al 40% dell’investimento per la creazione di una Cer. Questa misura è finanziata con un contributo di 2,2 miliardi provenienti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con l’obiettivo di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 Gigawatt fino al 30 giugno 2026.

La misura è rivolta a gruppi di cittadini, condomini, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi che possono costituirsi in Comunità Energetica o configurazioni di Autoconsumo e beneficiare delle agevolazioni. I benefici previsti riguardano tutte le tecnologie rinnovabili, quali ad esempio il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico e le biomasse.

Nel decreto, inoltre, si descrivono i contributi in conto capitale del Pnrr e le modalità di concessione. I destinatari, in questo caso, potranno essere i Comuni di piccole dimensioni, con popolazione inferiore ai 5000 abitanti che in Italia rappresentano una quota importante pari a circa 5500 realtà, ossia il 70% sul totale nazionale. A loro sono destinati fondi in conto capitale fino al 40% dei costi ammissibili per lo sviluppo delle comunità energetiche e delle configurazioni di autoconsumo collettivo.

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