L’Isola muore di sete, ma nell’invaso l’acqua c’è: peccato sia inutilizzabile - QdS

L’Isola muore di sete, ma nell’invaso l’acqua c’è: peccato sia inutilizzabile

L’Isola muore di sete, ma nell’invaso l’acqua c’è: peccato sia inutilizzabile

lunedì 05 Febbraio 2024

Il Paradosso: da un anno la pompa di sollevamento dell’acqua è guasta e gli agricoltori sono costretti ad arrangiarsi: “Abbiamo riattivato i pozzi privati a nostre spese”

LENTINI (SR) – Il paradosso della diga di Lentini: invaso che di acqua ne ha fino al massimo consentito, senza poter essere utilizzata. Il guasto meccanico causato per usura, che non permette il sollevamento dell’acqua dallo scorso anno, non è stato ancora riparato. Non sono state sostituite le pompe che garantiscono lo smistamento dei flussi verso l’impianto di magazzinaggio e da lì verso il resto del territorio. Gli agricoltori della zona sono rassegnati allo spreco e sono intervenuti privatamente per portare l’acqua ai campi.

Sulla diga di Lentini c’è un progetto di ripristino

“Abbiamo riattivato i pozzi privati a nostri costi – spiega il produttore Coldiretti ed ex assessore al Comune di Scordia, Vito Amantia – la stagione di irrigazione non era mai iniziata così presto. Il Consorzio ha le sue difficoltà, contiamo sulla riforma dei consorzi di bonifica per arrivare finalmente ad una programmazione di lungo periodo che ci sia veramente di supporto”. Sulla diga di Lentini c’è un progetto di ripristino che potrebbe essere attivo solo dal 2025, ma i produttori usano il condizionale non solo perché la burocrazia rallenta le attività, ma perché “i costi di sollevamento saranno poi altissimi”.

Con il caro energia l’acqua costa di più

A causa del caro energia, infatti, spostare l’acqua dagli invasi ha un costo superiore rispetto al passato e questo ricadrà sui bilanci delle aziende agricole della zona. “Sappiamo di un progetto per il ripristino provvisorio della diga per un importo di 500 milioni – ha dichiarato Amantia – e di uno definitivo che potrebbe essere completato solo tra 5-6 anni. Nel frattempo cosa faremo? In queste zone è fondamentale non solo portare l’acqua a valle, ma da valle a monte”. Attività più dispendiosa soprattutto per delle condotte da tempo obsolete. “La regione sta lavorando al progetto, ne sono consapevole, e come categoria stiamo percependo la differenza di attenzione di questo governo regionale rispetto al passato – ha dichiarato il rappresentante di Coldiretti -. Di assessori all’agricoltura ne ho incontrati tanti, ma devo ammettere di trovare in Luca Sammartino una persona disponibile al dialogo. In 40 anni di sonno totale da parte dei commissari e dei consorzi non è sicuramente possibile risolvere il problema in quattro e quattrotto, ma qualcosa va fatto”.

La diga di Lentini ha una superficie di 12 chilometri, il primissimo invaso è stato realizzato grazie ai finanziamenti della Cassa del Mezzogiorno negli anni Settanta. Il primo collaudo è avvenuto più di trent’anni fa. Il lago è anche riserva naturale, ma oggi è una risorsa fondamentale per l’agricoltura in un periodo di estrema siccità per l’area della piana di Catania. In base alle informazioni fornite dall’assessorato all’Agricoltura, il consorzio di Bonifica di Catania ha ricevuto un finanziamento di circa due milioni di euro per un progetto che prevede il potenziamento dell’impianto di sollevamento dal Lago di Lentini. I lavori sono stati appaltati e a breve avranno inizio. Ad oggi non è stato possibile fornire una data.

Nel frattempo, ma per la prossima stagione irrigua, si installeranno altre tre pompe (per una portata da sollevare di circa 900 l/s) per potenziare nell’immediato il sistema di sollevamento esistente. L’Assessorato regionale all’Agricoltura sta anche valutando la possibilità di promuovere la realizzazione di un impianto fotovoltaico flottante per la produzione di energia elettrica, considerato che il Lago di Lentini si trova quasi al livello del mare. Infine, comunica Palermo, sono già stati appaltati i lavori per la manutenzione straordinaria e il ripristino del Canale Magazzinazzo (circa 600 metri) per un importo di due milioni di Euro. Il ripristino di questa infrastruttura, piccola ma di particolare importanza per la zona agrumicola, consentirà di estendere ulteriormente l’irrigazione con acque provenienti dal Lago di Lentini.

Sulle spalle degli agricoltori siciliani i pesanti costi della crisi idrica: “Stiamo irrigando, ma chi non può farlo è destinato a chiudere”

LENTINI (CT) – A detta degli agricoltori della piana di Catania una stagione così siccitosa non si vedeva dagli anni Ottanta. Per questo le singole aziende stanno mettendo in funzione i vecchi pozzi d’acqua dismessi nelle singole proprietà. Un’operazione che ha costi per migliaia di euro in una fase di crisi economica pesante per i bilanci dei capo azienda.

“In passato, durante la campagna irrigua ricevevo acqua regolarmente con costi abbordabilissimi, per questo avevamo abbandonato i pozzi – spiega Vito Amantia -, Quest’anno tutto è cambiato. Nella mia proprietà ho un laghetto che aveva un ruolo secondario rispetto al servizio del consorzio. Oggi è diventato fondamentale, così come l’estrazione dell’acqua a 300 metri sotto terra”. Amantia ha riportato in azienda una pompa di aspirazione che viene utilizzata dentro un vecchio pozzo per cui era stato disdetto anche il contratto con Enel. “Stiamo irrigando, è necessario, ma non tutte le aziende possono farlo. Chi non può è destinato a chiudere”. Secondo le stime condivise da Coldiretti, il 10-15 per cento delle imprese agricole della piana di Catania è destinata a chiudere perchè non potrà fare investimenti extra. “Un altro 15 per cento ha autonomia scarsissima – ha aggiunto Amantia – se l’anno prossimo piove come questo in pochi resisteranno”.

Il rischio diventa un vero e proprio ritorno ai latifondi. Le grandi aziende compreranno le più piccole considerata la resistenza alla crisi. “Alla siccità siamo abituati in Sicilia – ha proseguito il produttore catanese – non è la prima annata in cui si irriga a gennaio. Ma l’ultima è stata negli anni Ottanta. Da un paio d’anni è cambiata la frequenza con cui si verifica la siccità. Non ci sono più anni di regolarità climatica, ma solo eventi estremi”.

L’estrazione di acqua in profondità non garantisce l’uscita di un flusso di qualità per l’irrigazione. “L’acqua del sottosuolo è ricca di boro, quasi nociva per le piante. Per questo serve un ulteriore passaggio di trattamento per salvaguardare la produzione” ha detto il produttore. Anche le aziende della piana di Catania hanno potuto utilizzare fondi europei per la realizzazione di impianti fotovoltaici, hanno reso “più leggero” il costo degli impianti di innaffiamento. “Alla luce di quello che sta succedendo, abbiamo fatto richiesta di fondi europei – ha detto il rappresentante di Coldiretti – per utilizzare il fotovoltaico per l’irrigazione. Di fatto comunque in molti non abbiamo ottenuto ancora rimborsi, abbiamo anticipato le somme e così siamo riusciti a riattivare i pozzi”.

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