Intervista a Salvatore Caldara (Arpa Sicilia): “Non riusciamo a espletare tutti i controlli a causa della carenza di personale”
PALERMO – Il 13,1% della popolazione dell’isola non è servito da un sistema di depurazione, un dato che si somma a una fragilità strutturale delle reti fognarie che, in Sicilia, copre le esigenze dei residenti solo per il 77,2% con una maglia nera per Catania, provincia nella quale il dato raggiunge solo il 35,9%. è quanto si legge negli ultimi dati diffusi dall’Istat. Per approfondire il quadro dell’Isola, abbiamo intervistato Salvatore Caldara, responsabile Uoc Valutazioni e pareri ambientali di Arpa Sicilia.
Ingegnere Caldara, qual è lo stato dell’arte dei sistemi di depurazione acque dell’isola?
“In ambito regionale risultano censiti complessivamente n. 457 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, esclusi quelli previsti ma mai realizzati o quelli ormai in stato di abbandono o vandalizzati e quindi inattivi o fermi per calamità naturale. Solo il 61% circa di abitanti residenti in Sicilia, distribuiti in 390 Comuni, è servito da un impianto di depurazione (la percentuale sale di qualche punto nei comuni capoluogo di provincia). Nell’anno 2022 Arpa Sicilia ha controllato 208 dei 238 impianti attivi e ha proposto 54 sanzioni alla Autorità Competenti per quelli risultati non conformi. Si pone l’accento, però, che Arpa Sicilia espleta circa il 20% delle ispezioni previste dalla normativa poiché le unità di personale tecnico da dedicare per garantire una copertura adeguata dei controlli sarebbe pari a 50 unità contro le attuali 9 disponibili in pianta organica per questa attività. Inoltre, con lo stesso personale disponibile, l’Agenzia deve anche coprire quelle attività di controllo sugli impianti richieste da altri Enti e/o dell’Autorità Giudiziaria, oltre che quelle derivanti da segnalazioni specifiche di cittadini o associazioni aventi spesso carattere di urgenza. Il completamento della pianta organica di Arpa Sicilia rispetto alle figure tecniche necessarie alle attività di controllo ambientale (non solo sugli impianti di depurazione) è, chiaramente, condizione imprescindibile per l’applicazione, in concreto, delle normative di settore e per la realizzazione del diritto di ‘risarcimento’ della collettività per l’eventuale danno a essa arrecato dai responsabili del superamento dei limiti previsti per le concentrazioni di inquinanti nell’ambiente”.
La Sicilia è coinvolta direttamente nelle procedure d’infrazione comunitaria in tema di collettamento, fognatura e depurazione?
“Sì, nello specifico nell’isola ci sono 90 agglomerati per l’Infrazione 2004/2034, 5 agglomerati per l’Infrazione 2009/2034, 155 agglomerati per l’Infrazione 2014/2059 e 26 agglomerati per l’Infrazione 2017/2181, al momento ancora in fase istruttoria”.
Cosa è necessario fare?
“Per il superamento delle suddette infrazioni, in Sicilia sono già previsti circa 100 interventi finalizzati alla risoluzione delle condanne, che riguardano sia gli impianti di depurazione sia le condotte fognarie di adduzione. Dal 2017 insieme alle Ati (le Assemblee Territoriali Idriche, ndr) opera anche un Commissario Straordinario Unico, prima regionale e adesso nazionale, per il coordinamento e la realizzazione di alcuni interventi funzionali a garantire l’adeguamento, nel minor tempo possibile, alle sentenze di condanna relative al mancato trattamento delle acque reflue”.
Quanti sono gli impianti di depurazione nell’isola in possesso ha un’autorizzazione valida?
“Per quel che risulta all’Agenzia, circa il 20% degli impianti opera attualmente con autorizzazione allo scarico in corso di validità. Tutti gli altri operano in assenza di autorizzazione o con autorizzazione attualmente scaduta o sono stati già destinatari di decreti di diniego allo scarico da parte dell’Autorità Competente, l’Assessorato dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità – Dipartimento dell’acqua e dei rifiuti – DRAR. Va anche ricordato, però, che in alcuni casi gli Enti gestori o i Comuni hanno regolarmente richiesto il rinnovo dell’autorizzazione ma l’iter amministrativo di autorizzazione non risulta ancora concluso”.
Qual è lo stato dell’arte del depuratore di Carini?
“Nel 2023 presso l’impianto di depurazione sono stati effettuati 6 ispezioni con campionamento delle acque reflue sia in ingresso che in uscita che hanno evidenziato i seguenti aspetti: l’autorizzazione allo scarico con D.D.G. N° 287 del 15/03/2011 risulta scaduta con richiesta rinnovo del 28/06/2023 e autorizzazione alle emissioni con richiesta rinnovo del 30/08/2023; complessivamente l’impianto ha mostrato adeguati livelli di depurazione, ad eccezione del parametro ‘Escherichia coli’ (un batterio Gram-negativo, ndr) superato in 3 casi e soltanto in un caso si è registrato anche il superamento del limite per il parametro solidi sospesi totali; da circa 5 anni lo scarico del depuratore non avviene direttamente a mare sottocosta, per come autorizzato mediante il tratto a terra delle condotte sottomarine gestite dal comune di Carini, ma alla foce del fiume Ciachea, a seguito della rottura della condotta di scarico per le mareggiate, segnalato da Arpa all’Autorità competente. Inoltre è attualmente in corso presso l’Assessorato regionale dell’Ambiente il procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (Via, nell’ambito del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale – Paur), del progetto di “Collettamento dei reflui dei comuni di Terrasini e Cinisi e dell’abitato a ovest di Villagrazia di Carini, all’impianto consortile di Carini, con potenziamento dell’impianto e ripristino del sistema di allontanamento a mare”.