L’Isola si pone in testa alla classifica italiana, superando anche la Lombardia: i dati Istat
L’industria alimentare siciliana sta vivendo un momento di vero splendore. Nel 2021, secondo i dati messi a disposizione dall’Istat, in Sicilia si trova il 12,6% delle imprese attive nel settore. L’Isola si pone al primo posto della classifica italiana, superando anche la Lombardia, che si ferma al 10,7%. C’è comunque da rilevare come in Sicilia si tratti in buona parte di imprese con un numero medio piuttosto ridotto di addetti, poco meno di 4, mentre in Lombardia, sempre nel 2021, si saliva a circa 11. Un dato che mostra la realtà ancora molto familiare della gestione delle attività agricole, legate alla tradizione e ai valori della cultura popolare siciliana, che ha sempre trovato nella terra un fondamento della propria identità. Con il lavoro e la dedizione, il comparto riesce a produrre un valore aggiunto pari a quasi 756 mila euro, su un fatturato di 3,7 milioni di euro.
I prodotti alimentari siciliani schizzano nelle vendite
Fortissimo slancio, negli ultimi anni, lo ha avuto l’export dei prodotti alimentari siciliani, grazie alla qualità dei prodotti e al fascino che queste merci portano con sé, donando al consumatore una vera esperienza a tutto tondo. Se nel 2007 il valore totale delle esportazioni delle merci si fermava a 257 milioni di euro, tale risultato è progressivamente cresciuto, triplicandosi nel 2022, quando, secondo le statistiche Istat del commercio con l’estero, sono stati raggiunti i 797 milioni di euro. Il settore alimentare rappresenta così, nel 2022, il 5% sul totale delle esportazioni manifatturiere della regione.
Le aziende alimentari siciliane resistono e proliferano
Un altro segnale positivo è dato dal tasso netto di turnover delle aziende, che si attesta sul -1,3. L’indicatore individua la differenza tra il tasso di mortalità e il tasso di natalità delle aziende. Nonostante negli ultimi 15 anni sia diminuito il tasso di natalità è rimasto comunque tra i più alti della penisola, e allo stesso modo è diminuito il tasso di mortalità. Ciò significa che le aziende hanno sviluppato una maggiore capacità di sopravvivenza al mercato. E tutto questo nonostante, a livello nazionale, l’aumento dei prezzi degli ultimi anni abbia inciso non poco sui consumi. Nel 2023, ad esempio, prezzi dei beni alimentari hanno subito un aumento del 4,4%. D’altra parte, tra 2019 e 2023 quasi un terzo degli alimentari lavorati abbiano registrato incrementi tra il 20% e il 25%, mentre quasi un terzo di quelli non lavorati ha subito aumenti tra il 25% e il 30%.
Grande crescita del valore aggiunto della frutta
Una condizione che ha portato ad un calo generale del valore aggiunto del settore agricolo nel 2022. Andamenti negativi per quasi tutte le coltivazioni: in decisa contrazione la produzione di legumi, al -17,5%, olio di oliva, al -14,6%, e cereali (-13,2%); diminuiscono le attività di supporto (-5,4%) e il comparto zootecnico (-0,6%). Annata molto favorevole, invece, per la frutta (+23,2%) e positiva per le attività secondarie (+8,6%) e il florovivaismo (+1,1%). Di certo non ha aiutato l’andamento del clima che, nel corso degli ultimi anni, ha avuto un’incidenza sempre più importante per la produttività agricola, determinante anche per l’annata agricola del 2022, con l’acuirsi di alcuni eventi estremi già manifestatisi nel 2021. In particolare ha influito pesantemente il fenomeno della siccità che ha colpito tutte le aree del Paese. Il 2022 è stato annoverato come uno degli anni più caldi di sempre, non solo in Italia ma nell’intero continente europeo.