Si è trattato di un verdetto che di fatto ha confermato la sentenza di primo grado con cui era caduta l'aggravante mafiosa
È stata dichiarata prescritta dalla corte d’appello di Caltanissetta l’accusa di calunnia aggravata per aver favorito la mafia contestata al funzionario di polizia Maio Bo, all’ispettore Fabrizio Mattei e all’agente Michele Ribaudo. I tre erano finiti sotto processo con l’accusa di aver depistato le indagini relative alla strage di Via D’Amelio che il 19 luglio 1992 costò la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Strage di Via D’Amelio, il verdetto conferma la sentenza di primo grado
Si è trattato di un verdetto che di fatto ha confermato la sentenza di primo grado con cui era caduta l’aggravante mafiosa. Ciò ha comportato la prescrizione del reato di calunnia. Secondo l’accusa i tre poliziotti avrebbero creato a tavolino una falsa verità sull’eccidio, costringendo personaggi come Vincenzo Scarantino, piccolo delinquente della borgata Guadagna, a dare una ricostruzione non veritiera della fase preparatoria dell’attentato e ad accusare mafiosi che con l’autobomba di via d’Amelio non c’entravano nulla.
Strage di Via D’Amelio, sette mafiosi condannati ingiustamente
Le dichiarazioni dei falsi pentiti erano costate l’ergastolo a 7 innocenti, scagionati successivamente col processo di revisione. Al dibattimento erano costituiti parti civili i figli e il fratello del giudice Borsellino, alcuni familiari degli agenti di scorta e i sette mafiosi condannati ingiustamente per l’eccidio: Gaetano Murana, Giuseppe la Mattina, Franco Urso, Natale Gambino, Cosimo Vernengo, Salvatore Profeta, e Gaetano Scotto. A smascherare il depistaggio fu la Procura di Caltanissetta che, sulla base delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, riaprì le indagini sull’attentato ricostruendo le reali responsabilità nell’eccidio della famiglia mafiosa di Brancaccio.
Strage di Via D’Amelio, Seminara: “Non è cambiato nulla”
“Prima di aver letto le motivazioni non si può dire che la corte abbia ritenuto responsabili gli imputati. Nulla sembra essere cambiato rispetto al primo grado”. Così l’avvocato Giuseppe Seminara, legale dei poliziotti Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ha commentato la sentenza della corte d’appello di Caltanissetta che ha dichiarato prescritte le accuse di calunnia aggravata contestate ai tre imputati, i poliziotti Mario Bo, Mattei e Ribaudo, in parziale riforma del verdetto di primo grado che per Ribaudo aveva deciso l’assoluzione nel merito ritenendo contraddittorie le prove raccolte a suo carico.
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