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Ho votato per il Ponte

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martedì 11 Giugno 2024

La disfatta del guerrafondaio Macron

Il voto è segreto, secondo l’articolo 48 della nostra Costituzione, ma tale segretezza era fondamentale quando vi erano le dittature, perché nessun cittadino poteva esprimere liberamente la propria volontà.
Ovviamente, finita la dittatura, questo obbligo è rimasto. Ma a distanza di 76 anni esso non ha più ragione di esistere, anzi la libertà democratica dovrebbe indurre i cittadini a esprimere chiaramente la propria scelta politica, che deve essere sempre frutto di una valutazione coscienziosa e obiettiva, non un favoritismo.

Questa breve premessa per indicare con chiarezza qual è stato il mio voto, per quello che vale, e le ragioni che l’hanno determinato.

Ho votato per il Ponte sullo Stretto. E lo scrivo con chiarezza, spiegando anche le ragioni di tale scelta. Mi occupo del Ponte da oltre cinquant’anni: un’infrastruttura fondamentale, di livello europeo, che presidenti del Consiglio infingardi e pelandroni, nonostante le promesse quasi sacramentali, non hanno mai messo in cantiere in modo adeguato.

Nel Governo Meloni, però, il ministro Matteo Salvini – in questo caso non importa che sia il leader della Lega – sta lavorando con grande determinazione per realizzare questa infrastruttura fondamentale per collegare Helsinki a Palermo e, soprattutto, Villa San Giovanni a Messina, in modo tale che lo Stretto possa essere attraversato in poche decine di minuti e non in due ore come quelle che servono a treni e altri mezzi di locomozione.

Cosicché, Salvini ha riesumato la Stretto di Messina Spa e ha messo al suo vertice l’amministratore delegato Pietro Ciucci, uomo di grandi competenze e professionalità. La sua maggioranza regge bene questa attività e quindi ritengo che questa volta il Ponte si costruirà, con tutte le difficoltà del caso, che non vanno nascoste.

In questo quadro, non hanno destato sorpresa i risultati delle elezioni europee svoltesi dal 6 – e non dall’8 – al 9 giugno. Oppure, una sorpresa c’è stata e cioè il fatto che Rassemblement National, di Marine Le Pen, ha doppiato Renaissance, il partito del presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron.

Macron ha dimostrato un grande senso di responsabilità e delle istituzioni perché, non appena ha preso cognizione della sconfitta ha decretato lo scioglimento del Parlamento e indetto immediate elezioni per il 30 giugno, primo turno, e il 7 luglio, secondo turno. In Italia questo non sarebbe mai accaduto, perché i nostri responsabili delle istituzioni non hanno questo senso dello Stato e avrebbero commentato con innumerevoli giustificazioni la sconfitta, ma mai sarebbero andati a casa.

Dopo l’apprezzamento a Macron, non possiamo non esprimere forte dissenso per la sua idea da guerrafondaio consistente, addirittura, nella proposta insensata di inviare truppe europee in Ucraina e di autorizzare quell’esercito a colpire il territorio russo con armi europee. Macron è stato sconfitto dal suo popolo e ora dovrà attendere le prossime elezioni per capire se Governo e maggioranza non saranno appannaggio della leader di Rassemblement National.

Per quanto riguarda le nostre elezioni, nulla di nuovo sotto il sole. Per il momento il vento spira a favore di Giorgia Meloni, che ha aumentato il consenso del suo partito di ben due punti e anche per la “svizzera” Elly Schlein, che può contare anch’ella un incremento di consenso di due punti.
Di fatto, lo scenario italiano si è polarizzato, con due partiti guida – quello conservatore e quello progressista – distaccati di appena due punti e i loro satelliti che cercano di arrancare.

In questo quadro non possiamo sottacere il fallimento di Renzi e Calenda e la disaffezione dei votanti, che sono stati meno della volta precedente di ben cinque punti percentuali, con un’astensione più marcata nel Sud.

Si tratta di un deficit democratico perché la gente non crede più in questo ceto istituzionale, presa da tante altre cose, prime fra le quali lo svago, il divertimento, il tempo libero.
Ovviamente, il dovere è messo in ultima posizione perché per molti non si sa più cosa sia, né quello civico, né quello umano. Ma questo è un discorso che riprenderemo prossimamente.

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