Marginalità sociale: le aree vulnerabili della città di Palermo - QdS

Marginalità sociale: le aree vulnerabili della città di Palermo

Marginalità sociale: le aree vulnerabili della città di Palermo

sabato 20 Luglio 2024

Forti differenze territoriali secondo i dati Istat presentati alla Commissione parlamentare d’inchiesta su sicurezza e degrado: la ricerca si basa su vari parametri, come indice di vecchiaia e livello d’istruzione

PALERMO – Una città ricca di contraddizioni, che vive un grande sviluppo turistico e nasconde grandi sacche di disagio. Questo è il quadro che esce fuori dai dati forniti dall’Istat alla commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie. A Palermo, secondo l’Istat, si riscontra una concentrazione territoriale della popolazione con bassa istruzione in alcune aree della città, in particolar modo nei quartieri di Tribunali-Castellammare, Palazzo Reale-Monte Di Pietà, Oreto-Stazione, Settecannoli e Brancaccio-Ciaculli, con valori dell’indicatore superiori al 7%.

In alcune zone di Palermo molti giovani non studiano e non lavorano

Al contrario, elevate quote di giovani che non studiano e non lavorano coinvolgono aree differenti del Comune: i valori più elevati si registrano nel quartiere centrale di Palazzo Reale-Monte Di Pietà, dove si arriva al 52,2%, e nei quartieri periferici di Brancaccio-Ciaculli, al 45,3%, e Pallavicino, al 41,8%. In generale, in riferimento alla percentuale di popolazione tra i 15 e i 52 anni che non ha la licenza di scuola media e alla quota di giovani che non studiano e non lavorano, Palermo, rispettivamente al 5,1% e al 32,4%, mostra i livelli più elevati tra i Comuni analizzati, insieme a Napoli, al 5,9% e 29,7%.

In alcuni quartieri palermitani, però, si sale molto più in alto: ad Altarello e Palazzo Reale-Monte Di Pietà, le famiglie in evidente difficoltà salgono a 9 su 100, a circa 10 su 100 a Brancaccio-Ciaculli. Meno complessa del capoluogo campano la situazione legata al titolo di godimento dell’alloggio a Palermo, dove le famiglie che non vivono in una abitazione di proprietà sono, in media, il 34,5%, meno che a Torino e a Milano. Anche in questo caso sono diversi i quartieri in cui la situazione è nettamente peggiore. Si sale a oltre la metà nei popolosi quartieri di Pallavicino, al 50,7%, Tribunali-Castellammare, al 51%, e Palazzo reale-Monte di pietà, al 61,5%.

La tendenza a possedere la casa

Al contrario, molto più evidente è la tendenza a possedere la casa in cui si risiede nei quartieri di Resuttana-San Lorenzo, Libertà e Malaspina-Palagonia, in cui le famiglie che non risultano essere proprietari della casa in cui vivono si approssimano al 20%. La presenza degli stranieri si colloca prevalentemente nel cuore delle città, come succede nelle città portuali di più antica edificazione come, oltre a Palermo, Genova, Napoli; al contrario, Roma, Milano e Torino vedono la collocazione prevalente dei residenti stranieri nelle parti più periferiche della città; a Palermo, comunque, la loro presenza è veramente bassissima rispetto ai Comuni del Nord. Solo 38,4 stranieri ogni mille abitanti, contro i 187 di Milano, ad esempio.

In termini di invecchiamento della popolazione, le aree sub-comunali maggiormente soggette a questo parametro sono i quartieri centrali e contigui, Libertà e Malaspina-Palagonia, cui si aggiunge il quartiere della periferia Nord di Resuttana-S. Lorenzo.

I dati forniti dall’Istat sono utilizzati dalla commissione per permettere di cogliere la complessità sul territorio dei fenomeni di marginalità sociale. La ricerca si è concentrata su sei indicatori: l’indice di vecchiaia e la quota di stranieri, l’indice di non completamento del ciclo di scuola secondaria di primo grado e la quota di giovani che non studia e non lavora, la quota di famiglie con figli la cui persona di riferimento ha fino a 64 anni e nelle quali nessun componente è occupato o percettore di una pensione da lavoro e quella di famiglie che non vivono in un’abitazione di proprietà.

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