Servizio sanitario, in Sicilia costa 9,5 miliardi - QdS

Servizio sanitario, in Sicilia costa 9,5 miliardi

Servizio sanitario, in Sicilia costa 9,5 miliardi

mercoledì 24 Luglio 2019

Banca d’Italia: nel 2017 quasi un terzo degli esborsi impiegato per il pagamento del personale (2,7 miliardi di euro). Usati 1,4 miliardi di euro per l’acquisto di beni e servizi e 707 milioni di euro per la spesa ospedaliera accreditata

PALERMO – Nel 2017 la sanità siciliana è costata 9,5 miliardi di euro, quasi l’8% dei 119,4 miliardi di euro spesi complessivamente a livello nazionale. Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto “Economie regionali – L’economia della Sicilia” della Banca d’Italia, elaborati a partire dalle analisi condotte dal ministero della Salute, si tratterebbe di un valore in aumento rispetto all’anno precedente (+2,2%), con una velocità di crescita superiore rispetto a quella riscontrata in Italia (+1,6%).

Quasi i due terzi della spesa sanitaria siciliana è servita al sostegno dei costi di gestione diretta (5,9 miliardi di euro). Di questa quasi la metà è stata impiegata per il pagamento del personale (2,7 miliardi di euro, +0,1% rispetto al 2016), mentre 1,4 miliardi di euro sono stati usati per l’acquisto di beni e servizi (+3,2% sul 2016).

Un altro terzo circa della spesa sanitaria è servito per il sostegno degli enti convenzionati e accreditati (3,3 miliardi di euro). Questa tipologia di spesa include, oltre ai costi di produzione delle funzioni assistenziali, i costi sostenuti per coprire la mobilità verso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma e il Sovrano militare ordine di Malta. Spesa farmaceutica convenzionata (616 milioni di euro, -7,8% del 2016), medici di base (598 milioni di euro, invariata rispetto all’anno precedente), ospedaliera accreditata (709 milioni di euro, +0,7%) e specialistica convenzionata (519 milioni di euro, + 2,6%) sono alcune delle voci facenti capo alla spesa sanitaria per enti convenzionati ed accreditati.

Alla spesa per la gestione diretta e per enti convenzionati ed accreditati si aggiunge il saldo per la mobilità sanitaria interregionale, pari a 192 milioni di euro. Questo valore indica che il costo sostenuto per l’assistenza in altre regioni dei residenti è maggiore dei ricavi ottenuti per fornire l’assistenza a non residenti nel proprio territorio.

La sanità, di competenza della Regione, rappresenta la principale destinazione della spesa primaria corrente. I dati ancora provvisori forniti dal ministero della Salute indicano anche per il 2018 una crescita dei costi del servizio sanitario regionale dell’1,9% rispetto all’anno precedente. L’aumento, più accentuato rispetto a quello medio nazionale (+1,1%), è dipeso anche dalla maggiore dotazione di risorse prevista dal Fondo sanitario nazionale per il 2018.

Ad aumentare è stata in particolare la spesa per l’acquisto di beni e servizi, riflettendo i maggiori costi associati all’erogazione sia dei nuovi Lea sia dei farmaci innovativi e dei vaccini. Inoltre, è proseguito il processo di ricomposizione della spesa farmaceutica a favore della distribuzione diretta. Il costo per il personale, che fino al 2016 era in diminuzione, è cresciuto di quasi un punto percentuale (era rimasto sostanzialmente invariato nel 2017), riflettendo gli oneri aggiuntivi connessi al rinnovo del contratto collettivo nazionale per il personale del comparto.

Proprio in riferimento al personale, a causa delle disposizioni di legge più vincolanti introdotte nel 2010, che ponevano un limite all’ammontare della spesa, si è prodotto un pesante effetto anche sulla dotazione, che è diminuita continuamente, e sulla relativa età media, che è andata via via crescendo anche a causa del blocco del turnover. Pare proprio che questa situazione sia in fase di superamento.

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