La prossima settimana l’ultimo voto in Commissione Ambiente all’Ars, poi la parola finale spetterà all’Aula
PALERMO – Quando si parla di abusi edilizi e su come sanarli è necessario un distinguo iniziale perché esiste una differenza concettuale tra condono edilizio e sanatoria edilizia. Nel primo caso, il condono tende a ottenere la sanatoria d’immobili edificati in violazione della disciplina urbanistica ed edilizia, mentre nel secondo, più propriamente definito accertamento di conformità, ci si riferisce ad intervento non autorizzato ma di cui si assume la conformità con la normativa urbanistica ed edilizia tanto all’epoca della violazione, quanto al momento dell’istanza.
L’emendamento presentato dal deputato Giorgio Assenza
Alla luce di questo, com’è possibile definire l’approvazione, avvenuta pochi giorni fa, dell’emendamento presentato dal deputato Giorgio Assenza in Commissione Ambiente e Territorio dell’Ars nell’ambito del Disegno di legge n.499 “Disposizioni in materia di urbanistica ed edilizia”? Si tratta di una norma che mira alla riapertura della sanatoria del 1985 permettendo l’approvazione delle domande, già presentate, per gli immobili realizzati entro i 150 metri dalla battigia fra il giugno del 1976 e il giugno del 1985. Perché quest’arco temporale?
Nel 1985 il primo grande condono
Perché il 1985 è l’anno del primo grande condono italiano e, dopo quella data, la “legge Galasso” ha definitivamente vietato di realizzare immobili sulle spiagge, ampliando il limite ai trecento metri mentre prima era centocinquanta. In questo caso si tratta di quella che è normalmente chiamata, tecnicamente, “sanatoria giurisprudenziale” che, pertanto, non depenna gli effetti penali dell’abuso. È certo che “sanatoria” è quella parola che, nelle agende dei governi, non solo mette tutti d’accordo ma è anche utile a calmare gli animi, sedare le risse su nomine e poltrone e, molto spesso, destinata ad aumentare il consenso elettorale in prossimità degli appuntamenti previsti.
In Sicilia oltre 250.000 immobili insanabili
In terra di Sicilia, “sanatoria” è oramai quasi una parola magica, una sorta di mantra che, quasi annualmente, è evocata. In Sicilia ci sono oltre duecentocinquantamila immobili abusivi insanabili, che andrebbero abbattuti senza se e senza ma. Si tratta di villette, case, hotel e palazzi costruiti sulla costa o sulla spiaggia, in spregio a tutte le norme urbanistiche.
Abbiamo già parlato spesso, su queste pagine, dei rischi che sono conseguenza dell’abuso edilizio ma il disastro idrogeologico avvenuto a Messina o la tragedia di Ischia, sembrano non aver insegnato alcunché. In quell’occasione il vicepresidente del Consiglio e ministro Matteo Salvini, annunciò stanziamenti eccezionali per i sindaci che chiedevano fondi per abbattere gli immobili abusivi e la indicò come una situazione drammatica cui era necessario porre fine. Un piccolo contributo, in realtà, è arrivato quando, nello scorso mese di maggio, il ministro Salvini ha firmato un nuovo decreto per l’assegnazione di ulteriori risorse per il “Fondo Demolizioni” che ha previsto 40 nuovi interventi di smantellamento di cui 10 in Sicilia.
Ma gli abusi edilizi in Sicilia non risalgono esclusivamente al periodo della grande speculazione edilizia realizzata in barba alla normativa perché, proprio in Sicilia, secondo gli ultimi dati disponibili, forniti da Legambiente, solo nel 2022 sono stati accertati 1057 reati legati all’abusivismo edilizio, ossia il 25,7% in più rispetto all’anno precedente, 1036 persone denunciate e 141 sequestri effettuati. Sono inoltre stati contestati 1197 illeciti amministrativi e sono state elevate 5183 sanzioni.
Ma il Governo si presenterà compatto al momento del voto del DdL 499?
Ma, per tornare al lavoro in corso in questo periodo alla Commissione Ambiente e Territorio dell’Ars, si ritiene che la prossima settimana l’intero testo potrà essere licenziato per essere poi approvato dall’Assemblea regionale. Quando? Sembra che la discussione, e il successivo voto, potrà avvenire nel prossimo mese di gennaio. Periodo caldo, quello invernale per l’Ars, alle prese sia con la discussione sulla “Legge di Stabilità” e, sembra, che i diversi partiti che compongono la compagine di Governo dovranno raggiungere accordi su diverse questioni ancora aperte, compresa la sanità. Ma il Governo si presenterà compatto al momento del voto del DdL 499? Per ora a Palazzo d’Orleans si vocifera di possibile voto segreto, anche per evitare di finire nel potenziale tritacarne mediatico. I tempi si allungano e non vorremmo che, di là dei necessari tempi tecnici, il voto potesse spostarsi alla primavera, periodo troppo a ridosso delle elezioni europee anche per evitare che, qualcuno, possa pensare più a un segnale elettorale che non, come nelle intenzioni del firmatario, all’eliminazione di una diseguaglianza sociale. Anche se approvato, l’ultima parola spetterà a Roma. A tal proposito il professor Agatino Cariola, docente ordinario di Diritto costituzionale presso l’Università di Catania, ha dichiarato al QdS nei mesi scorsi: “Se il Governo nazionale impugnasse la legge, difficilmente la Corte costituzionale la farebbe passare: la disciplina siciliana, infatti, risulterebbe unica in Italia”.
Giorgio Assenza, deputato regionale di FdI che ha presentato l’emendamento
“Migliaia di immobili da 40 anni nel limbo. Saniamo diseguaglianza con il resto d’Italia”
Interviene al QdS Giorgio Assenza, deputato all’Ars, capogruppo di Fratelli d’Italia e firmatario dell’emendamento al Disegno di legge n.499 “Disposizioni in materia di urbanistica ed edilizia” che mira alla riapertura della sanatoria del 1985.
Deputato, il suo emendamento ha superato il voto in Commissione Ambiente. Qual è stata la reazione dell’opposizione?
“Nel dibattito che ha preceduto il voto, le perplessità espresse dai colleghi del Pd non sono state nel merito della ‘sanatoria’ ma principalmente nella possibilità che si potesse trattare di una norma a rischio impugnazione e suggerivano di avviare una concertazione con Roma per evitare tale rischio. Per quanto riguarda, invece, i colleghi del M5S hanno evidenziato che i molti emendamenti, quindi anche il mio ma non solo, il contenuto, rispetto ai presupposti di partenza era stato stravolto e il percorso unitario inziale si è trasformato in conflittuale, esprimendo quindi più concetti di politica generale che non sul merito della questione”.
Lei, sin dal momento della presentazione di questo emendamento, parlò della necessità di sanare una forte disuguaglianza di cui erano vittime i cittadini siciliani…
“Si avvicina finalmente la possibilità di sanare decine di migliaia d’immobili in Sicilia che si trovano da 40 anni in una specie di ‘limbo’: sono accatastati, c’è gente che ci vive, paga l’Imu e altre imposte eppure sono abusivi, poiché non è stato loro concesso di usufruire del condono edilizio del 1985 a causa di una difformità di interpretazioni fra uffici burocratici e per un susseguirsi poco chiaro e contradditorio della normativa siciliana al riguardo. Si tratta di una doppia diseguaglianza. La prima è interna, perché le pratiche esaminate prima della modifica giurisprudenziale e legislativa, sono state sanate mentre quelle, incappate nella follia normativa successiva, sono rimaste in un limbo. La seconda diseguaglianza è con il resto dell’Italia in cui la sanatoria del 1985, che non prevedeva alcun limite del 150 metri, gli immobili sono stati tutti sanati. Ancora una volta ci troviamo al centro di una battaglia politico-ideologica dimenticando che quanto ho proposto non aumenta di un solo centimetro la cementificazione. Voglio inoltre specificare che l’obiettivo da me presentato era quello di dare corso alla sanatoria del 1985 esclusivamente, si badi bene, per le istanze già presentate allora e relative ad immobili realizzati entro i 150 metri dalla battigia fino al primo ottobre del 1983. Un’altra condizione necessaria è che entro il 16 giugno del 1976 i Comuni avessero strumenti urbanistici approvati”.
Dopo questa approvazione, cosa succederà?
“In Commissione Ambiente manca ancora il voto del testo nel suo complesso, in quanto devono essere discussi due emendamenti conclusivi di origine governativa e solo successivamente si passerà al voto finale. Ritengo che la prossima settimana si potrà andare verso il voto definitivo”.
Lei aveva specificato che l’emendamento era proposto a livello personale, non a nome del gruppo di FdI. Qual è stato l’atteggiamento dei partiti che, come il suo, compongono la maggioranza?
“Tutti i gruppi della maggioranza hanno votato a favore del mio emendamento”.
Si aspetta quindi che, in Aula, il Ddl sarà approvato senza alcun problema?
“Sono fiducioso che questa norma, approvata a maggioranza in IV Commissione Ars, possa ottenere un consenso ancora più trasversale in occasione del voto finale dell’Aula”.
Pensa che si potrà creare un problema logistico-operativo con le amministrazioni che stanno percorrendo, invece, la strada degli abbattimenti?
“Quando la norma entrerà in vigore, le amministrazioni comunali dovranno tenerne conto e rispettarla. Devo anche dire che si tratta di pochi casi rispetto alle centinaia di migliaia che saranno sanati e si stanno enfatizzando. Questi sindaci sono rimasti dormienti per quarant’anni e solo ora rispolverano la loro intransigenza nel voler demolire tutto l’abusivismo esistente. Si tratta di posizioni marginali e, anche in quei comuni, la percentuale degli immobili demolitivi rispetto alle ordinanze di demolizione emesse è minimale”.
Ritiene quindi che non si creeranno problemi sul territorio…
“Assolutamente no”.
Giovì Monteleone, sindaco di Carini, tra i comuni più attivi nelle demolizioni di abusi edilizi
“Si vanifica tanto lavoro per ripristinare lo stato originario delle nostre spiagge”
Figure mitiche, i navigatori solitari, sono diventati eroi nell’immaginario collettivo. Molti di loro hanno scritto libri dei loro viaggi in solitudine, storie intense ricche di abnegazione. Da Bernard Moitessier a Giovanni Soldini, il mare è stato attraversato in lungo e in largo, doppiando i tre capi Capo Horn, Capo di Buona Speranza e Capo Leeuwin, a favore e contro vento, come fece Ambrogio Fogar che rimase in mare 400 giorni su uno sloop in legno di 11 metri e compie il giro del mondo in solitario, contro i venti portanti.
Nella provincia di Palermo, per la precisione a Carini, c’è invece un sindaco che, in solitaria, sta combattendo la sua, ma in realtà la nostra, battaglia per il ripristino della legalità e gli abbattimenti degli immobili per i quali è stato accertato l’abuso edilizio. Nei giorni scorsi sono state avviate le demolizioni di altre sei case abusive costruite sulla costa e poi sarà il turno di un insediamento abitativo composto da ben otto “villette”, alcune prefabbricate e alcune in muratura, che si trova sul lungomare Cristoforo Colombo a Carini. Le ruspe erano al lavoro anche nel giorno in cui l’emendamento al Disegno di legge n.499 “Disposizioni in materia di urbanistica ed edilizia” a firma Giorgio Assenza, deputato all’Ars e capogruppo di Fratelli d’Italia veniva approvato alla Commissione Ambiente e Territorio dell’Ars, che mira alla riapertura della sanatoria del 1985 permettendo l’approvazione delle domande, già presentate, per gli immobili realizzati entro i 150 metri dalla battigia fra il giugno del 1976 e il giugno del 1985.
“Tutto questo succede mentre – commenta il sindaco Giovì Monteleone – apprendo dalla stampa che in commissione Ambiente all’Ars è passato a maggioranza l’emendamento che sana le case costruite abusivamente sulla fascia costiera fino al 1985. È una follia perché significa vanificare tanto lavoro svolto per ripristinare lo stato originario delle nostre spiagge ed è un’ingiustizia nei confronti di chi vuole fruire del mare per la balneazione ma anche nei confronti degli stessi abusivi che già hanno subìto le demolizioni”. “Questa norma istiga i destinatari delle ordinanze di demolizioni a resistere in sede amministrativa rallentando le procedure avviate, con tanta fatica, per ridare il mare alle presenti e alle future generazioni” ha continuato il primo cittadino. E ora? “Voglio sperare che l’assemblea regionale abbia il buon senso di respingere questa provocazione nell’interesse dell’ambiente, della Sicilia e dei siciliani per i quali, ricordo, il mare è la principale risorsa di vita e fonte di lavoro. Ci opporremo con tutti i mezzi e con tutte le forze e in tutte le sedi – conclude – a questa scelta scellerata sicuri che è nostro compito fondamentale difendere il lavoro svolto, la nostra terra, il nostro mare e i siciliani che ci vivono”.
Solo nel 2023 sono stati 168 i provvedimenti restrittivi emessi dall’amministrazione di Carini, tra ordinanze di demolizione, d’inottemperanza alla demolizione, di acquisizione al patrimonio comunale e di sgombero. 1280 dal 2015, quando ha avuto inizio la sindacatura Monteleone. Sono invece 303, in totale, gli immobili abusivi ricadenti in zona d’inedificabilità assoluta, demoliti in territorio carinese, di cui 178 demoliti dal Comune di Carini e 125 demoliti dai privati responsabili dell’abuso.
I sindaci, non solo quello di Carini, sono contrari, e chiedono l’apertura di un tavolo alla Regione, anche per capire se gli effetti di una sanatoria edilizia potrebbero ingolfare gli uffici tecnici dei Comuni, già in tilt con i progetti per i vari bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Legambiente ha definito la proposta di sanatoria come “una nuova aggressione al territorio” e, in un nota, i vertici dell’associazione dichiarano che “la Sicilia ha bisogno non di condoni ma di legalità”. Il riferimento è al rapporto tra ordinanze di demolizione e la loro materiale esecuzione che nell’isola ha il record negativo.