Acciaio, acqua, innovazione: la guerra mette a rischio l'economia siciliana

Acciaio, acqua, innovazione: la guerra mette a rischio l’economia siciliana

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Acciaio, acqua, innovazione: la guerra mette a rischio l’economia siciliana

Chiara Borzì  |
martedì 31 Maggio 2022

La Cgil etnea lancia l'allarme per le aziende catanesi che, con il conflitto, rischiano di perdere competitività. Come l'intero sistema siciliano.

CATANIA – Intervenire oggi per “non leccarsi le ferite” domani. La CGIL Catania ha presentato “Le conseguenze del conflitto russo ucriano e del post pandemia sulle industrie catanesi”, studio che ha esposto i rischi – già in corso – all’interno del tessuto produttivo etneo a causa dei due eventi che hanno rivoluzionato gli equilibri mondiali negli ultimi tre anni.

A rischio il vantaggio competitivo

“Rischiamo di veder rosicchiato il vantaggio competitivo che anche Catania era riuscita a mantenere nonostante la pandemia – ha dichiarato in conferenza il segretario confederale Giuseppe D’Aquila -. L’economia siciliana era riuscita a dimostrarsi quanto meno resistente rispetto ad altri contesti meridionali. Oggi non riusciamo a fare sistema, le nostre aziende (Acoset, Acciaierie di Sicilia, STMicroelectronics, 3Sun) non trovano interlocutori per aggredire i piani previsti dal PNRR e ciò vuol dire rischiare di perdere miliardi in settori in cui Catania, per la sua posizione geografica, deve essere protagonista proprio a causa del conflitto russo ucraino.

Il nodo energia

La partita giocata dalle aziende produttrici di energia è cruciale in un momento in cui trovare un’alternativa all’acquisto di materie prime russe è l’obiettivo degli stati europei. All’interno dei territori, però, sono proprio le aziende “energivore” a subire l’effetto del rincaro dei prezzi. Le stesse dinamiche stanno interessando Catania.

Il caso acciaierie di Sicilia

“Acciaierie di Sicilia dava segnali preoccupanti da tempo, ma è notizia recente la firma dei contratti di solidarietà – ha annunciato il segretario generale della Camera del Lavoro Carmelo De Caudo –. I costi maggiori dovuti all’aumento dei prezzi stanno mettendo in discussione i contratti in essere anche in settori che potrebbero “avvantaggiarsi” dei nuovi equilibri geopolitici. Ne è un altro esempio il comparto delle costruzioni, dove la stangata dei prezzi delle materie prime rischia di vanificare il +2,9 per cento di vantaggio competitivo fatto registrare lo scorso anno”.

Le richieste della Cgil

La CGIL Catania ha chiesto lo sviluppo di piano territoriale avanzato, tarato sulle esigenze imprenditoriali del territorio, dove dal Comune alla Regione arrivino provvedimenti capaci di evitare la perdita di altra competitività d’impresa. “Interveniamo oggi, in tempo, per evitare di leccarci le ferite in futuro – ha chiesto il segretario D’Aquila -. Catania ha delle eccellenze da tutelare: evitiamo un nuovo fallimento come Pfizer. Le nostre aziende di distribuzione dell’acqua, strutture fortemente energivore, rischiano di intraprendere un percorso di involuzione. Lo stesso potrebbe succedere alle Acciaierie di Sicilia, oggi in difficoltà in un momento in cui l’attività dovrebbe al contrario subire uno slancio notevole. Penso all’investimento annunciato da STMicroeletronics per la costruzione di un insediamento produttivo di carburo di silicio, che chiuderebbe la filiera industriale dei semi lavorati a chilometro zero a Catania, o all’investimento di Enel Green Power 3Sun che punta a ridisegnare il layout aziendale per poter quintuplicare la produzione di pannelli fotovoltaici di altissima qualità. Sono tutti piani in parte finanziati dal PNRR, la cui fase di progettazione è conclusa, e che devono ora concretizzarsi”.

Economia siciliana a rischio

L’intera economia siciliana sembrava aver retto meglio di altre regioni meridionali lo shock economico della pandemia ed i numeri, seppur in maggioranza dal segno meno, sono stati raccolti nello studio della CGIL Catania. Agricoltura -6,6 per cento, Servizi -6,6 per cento, Industria in senso stretto -8,6 per cento. L’unico segnale positivo era arrivato dalle Costruzioni, +2,9 per cento. Nel totale delle flessioni negative di valore aggiunto il -6,2 per cento fatto registrare dalla Sicilia era inferiore alla media di tutto il Mezzogiorno fissata al 7,9 per cento. “Non sono dati che devono farci gioire, anzi – spiegano dal sindacato -. I margini di vantaggio sono risicati e gli effetti del conflitto bellico iniziano già a stressare pensatamente anche la nostra economia provinciale”.

Chiara Borzì

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