Organizzazione in Sicilia: Palermo e Catania
La struttura commissariale per l’emergenza Covid di Palermo, diretta da Renato Costa, dal 17 febbraio si è organizzata con la Gesap, società che gestisce l’aeroporto di Palermo Falcone Borsellino, per aggiungere una postazione vaccinale nell’area Covid test, in cui si fanno i tamponi.
«Può usufruirne chiunque, di qualunque nazionalità, che debba ancora ricevere le somministrazioni, ma in questo momento il nostro pensiero va in particolare ai cittadini ucraini – ha dichiarato Renato Costa -. Le nostre aree Covid test e vaccini in aeroporto sono a disposizione di chi scappa dall’orrore della guerra».

Oltre a medici, infermieri e personale amministrativo della Fiera del Mediterraneo, l’ufficio ha messo a disposizione anche un proprio mediatore culturale.
La Società di gestione dell’Aeroporto di Catania,invece, di fronte agli scenari bellici sempre più cupi e al potenziale arrivo di migliaia di profughi ucraini, ha pensato di creare alcune zone di accoglienza in vari punti dell’aerostazione per poter dare informazioni utili ed orientare i passeggeri in fuga dalla guerra. Un’iniziativa solidale fortemente voluta dalla Sac e dalla Polizia di Frontiera che, nei fatti, rappresenta il front office per i viaggiatori di nazionalità ucraina.
«Di fronte a quanto sta accadendo alle porte dell’Europa – afferma l’amministratore delegato dell’aeroporto di Catania, Nico Torrisi – ci è sembrato doveroso aiutare chi arriva nel nostro scalo in condizioni certamente disperate. Ringrazio la Polizia di Frontiera di Catania e la dirigente Patrizia Bilello, per la disponibilità e la sensibilità dimostrata, nella speranza che quanto avviato sia reso vano dalla fine delle ostilità e dal cessate il fuoco».

Fino a oggi, sono stati circa sessanta i passeggeri ucraini in fuga dalla guerra atterrati a Catania: molti di loro arrivano dai paesi limitrofi all’Ucraina, soprattutto Polonia e Romania, ma anche da Germania e Turchia. Si tratta in prevalenza di donne, bambini e anziani».
Oggi pomeriggio proprio a Catania si terrà un incontro tra il Ministero della Salute e le autorità locali per definire il protocollo di accoglienza in Sicilia.
La situazione attuale
«In tutte le provincie abbiamo attivato delle linee di priorità per cercare in primis di censire in qualche modo i soggetti che arrivano e prepararci all’eventuale accoglienza di chi ha bisogno di essere assistito. Ci stiamo impegnando a seguire le indicazioni arrivate dal governo nazionale – riferisce a Qds il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani– L’obiettivo è quello di monitorare tutti i punti di arrivo (porti, aeroporti e stazioni) al fine di intercettare i profughi per avviarli ai percorsi che sono stati creati per loro, soprattutto dal punto di vista sanitario. Tutte le province siciliane si stanno coordinando con i Comuni e la Regione».

«Noi abbiamo già dato le direttive ma le prefetture e gli organi preposti si stanno muovendo lentamente. Certo è difficile perché è necessario coordinare tutto: protezione civile, prefetture, Asp. La Sicilia da questo punto di vista è preparata, anche grazie all’ordinanza del Presidente della Regione, Nello Musumeci, che ha imposto la presenza dell’Asp nei porti e negli aeroporti per tamponi, adesso sarà facile incrementare aggiungendo le postazioni e la possibilità di vaccinarsi subito – dichiara in merito il direttore dell’Usmaf Sicilia – Noi siamo avvezzi a gestire questo genere di flussi, da anni ci occupiamo di migrazione per cui sappiamo come si gestiscono a livello sanitario i flussi migratori. In Sicilia non è una novità e siamo avanti per questo motivo, sappiamo già qual è la profilassi per il controllo delle malattie inserite nel Regolamento Sanitario Internazionale e poi anche nelle misure di contrasto al Covid.
Ricordiamo che anche in questo periodo le migrazioni dall’Africa non si sono mai fermate, è un’attività incessante, quindi per gli Ucraini usiamo gli stessi protocolli. Poi c’è anche da pensare dove collocarli, non solo nei centri di accoglienza ma anche nelle famiglie. Ciò è già previsto anche dalla presidenza del Consiglio dei Ministri. Inoltre, ci sono anche le organizzazioni non governative a darci una mano».
Sonia Sabatino

