Home » Province » Trapani » Siccità nel Trapanese, Cia Sicilia a Regione e Mit: “Serve quota maggiore per la diga Trinità”

Siccità nel Trapanese, Cia Sicilia a Regione e Mit: “Serve quota maggiore per la diga Trinità”

Siccità nel Trapanese, Cia Sicilia a Regione e Mit: “Serve quota maggiore per la diga Trinità”
Diga Trinità, Castelvetrano

Il vicepresidente vicario Cia Paladino ha incontrato la Protezione Civile per denunciare criticità che gli agricoltori segnalano da anni.

Trapani e tutta la provincia continua a fare i conti con il grave problema della mancanza di risorse idriche. L’acqua della diga Trinità, ad esempio, continua a essere scaricata a mare, nonostante le piogge delle ultime settimane e una siccità che mette in ginocchio il comparto agricolo tra Castelvetrano, Campobello di Mazara e Mazara del Vallo. La quota massima dell’invaso resta bloccata a 62 metri e il bacino non può trattenere tutta l’acqua disponibile, con un paradosso che rischia di aggravare ancora di più la crisi d’acqua del territorio.

Acqua diga Trinità, l’appello della Cia Sicilia Occidentale

A lanciare l’allarme è Cia Sicilia Occidentale, che da tempo segue la situazione della diga. Il vicepresidente vicario Matteo Paladino ha incontrato il dirigente generale della Protezione Civile regionale, Salvatore Cocina, per denunciare al tavolo istituzionale criticità che gli agricoltori segnalano da anni. Secondo la confederazione, l’emergenza attuale non è un evento imprevedibile, ma la conseguenza di scelte lente e di una gestione che non guarda con sufficiente anticipo alle esigenze irrigue del comprensorio. Durante l’incontro, Paladino ha ribadito che la quota imposta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non è più sostenibile. Mantenere il limite ai 62 metri significa rinunciare, già oggi, a una riserva preziosa per la prossima campagna irrigua. Gli agricoltori vedono scorrere l’acqua verso il mare mentre i campi, nel giro di pochi mesi, potrebbero trovarsi nuovamente senza risorse.

Cosa chiede la Cia

La Cia chiede di autorizzare subito di innalzare il limite a 64 metri, così da accumulare tra i 2 e i 2,5 milioni di metri cubi aggiuntivi. Si tratta di volumi importanti, che potrebbero rappresentare la differenza tra una stagione irrigua regolare e una nuova emergenza con danni pesanti per migliaia di ettari coltivati. Per Paladino questa decisione deve arrivare in tempi rapidissimi, perché solo adesso l’invaso può immagazzinare le piogge autunnali e invernali. In parallelo, l’organizzazione agricola chiede che gli interventi strutturali richiesti dal Ministero per aumentare stabilmente la capacità della diga vengano programmati con criterio. L’ipotesi indicata è chiara: iniziare i lavori solo dopo la fine della campagna irrigua, quindi da settembre del prossimo anno. In questo modo si eviterebbe di compromettere per l’ennesima volta l’approvvigionamento idrico delle aziende della zona.

Lavori da programmare e misure alternative da definire

Se i cantieri partiranno nel 2026 e dureranno diversi mesi, sarà necessario pianificare per tempo anche misure alternative di approvvigionamento. La Cia Sicilia Occidentale ha richiesto quindi un confronto costante con gli enti gestori e con la Regione per predisporre piani di emergenza come utilizzo di altri invasi, potenziamento dei pozzi esistenti, miglioramento delle reti irrigue e riduzione delle perdite lungo i canali. L’obiettivo è non lasciare gli agricoltori senza acqua proprio nei mesi decisivi per la produzione. Secondo Paladino, l’assenza di una strategia complessiva sulla diga Trinità e sul sistema irriguo del Belìce si ripete da anni. Ogni stagione si rincorrono le emergenze, mentre i produttori devono programmare semine, trapianti e investimenti senza certezze sulle disponibilità idriche. Questo meccanismo genera insicurezza, riduce la competitività delle aziende e scoraggia i giovani che vorrebbero puntare sull’agricoltura.

Una gestione più strategica dell’acqua nel Trapanese

La vicenda dell’acqua della diga Trinità diventa così il simbolo di una gestione dell’acqua che deve cambiare passo. Per la Cia Sicilia Occidentale servono decisioni rapide: alzare la quota utilizzabile dell’invaso, posticipare i lavori strutturali, definire per tempo piani di sicurezza irrigua e coordinare tutti i soggetti coinvolti, dal Consorzio di Bonifica alla Regione, fino ai Ministeri competenti. L’acqua, ricorda Paladino, è un bene vitale e non può continuare a finire in mare mentre le imprese agricole del Trapanese rischiano di ridurre le superfici coltivate o di chiudere. Una gestione più attenta delle risorse idriche significa difendere il lavoro di migliaia di famiglie, tutelare il paesaggio agrario e garantire un futuro alle produzioni di qualità che caratterizzano questo territorio.

Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI