Liquidazione giudiziale o proroga dell’attività amministrativa da parte dell’attuale società. Questo il che il Tribunale di Messina è tornato a esaminare nelle scorse ore a proposito del futuro prossimo dell’Acr Messina. Dopo una precedente decisione che lo scorso agosto aveva respinto la richiesta della Procura di avviare la liquidazione giudiziale, sono nel frattempo emersi nuovi elementi oggetto di valutazione dal collegio presieduto da Ugo Scavuzzo.
I passi del Tribunale
La camera di consiglio con il giudice relatore Daniele Carlo Madia e la collega Maria Carmela D’Angelo non è ancora stata sciolta: la dichiarazione di fallimento resta infatti l’ultima via da seguire per penalizzare la gestione societaria dell’Acr Messina. Per questa ragione il collegio sta procedendo con cautela e non si è ancora espresso nel merito. Il sostituto procuratore Fabrizio Monaco ha chiesto l’integrazione del fascicolo con alcune contestazioni di natura extra sportiva mosse nei confronti dell’attuale direttore generale Giuseppe Peditto. Secondo quanto filtra dal Tribunale, l’attenzione della Procura non sarebbe rivolta alla gestione recente dell’Acr, affidata alla Doadi Srls, bensì a una procedura concorsuale che riguarderebbe il periodo 2020-2022. I protagonisti economici della vicenda attuale restano comunque la Aad Invest Group, proprietaria dell’80% delle quote, e Pietro Sciotto, titolare del restante 20%. Una eventuale liquidazione giudiziale avrebbe conseguenze dirette per entrambi: dalla perdita del controllo fino a scenari di ricollocazione dell’attività sportiva.
Le scadenze
Il quadro procedurale porta con sé scadenze precise: l’8 agosto il Tribunale concesse altri due mesi per predisporre un concordato preventivo o un piano di ristrutturazione del debito – stimato in oltre due milioni e mezzo di euro – fissando il termine per la presentazione da parte dei consulenti dell’Acr al 10 ottobre prossimo. Era nel frattempo in programma l’udienza del 10 settembre per verificare eventuali cambiamenti nella posizione debitoria o negli impegni assunti. A tal proposito, il commissario Maria Di Renzo ha formalmente espresso un parere negativo non sul piano di rientro — ancora da ultimare — ma sul percorso fin qui seguito e sulla sostenibilità della continuità aziendale.
Liquidazione giudiziale ipotesi concreta
Senza quest’ultima – come da espressa clausola imposta dal tribunale – l’Acr Messina andrebbe per direttissima in liquidazione giudiziale. Uno dei vulnus che ha tenuto in ansia gli sportivi peloritani, in attesa fino agli ultimi giorni di mercato di conoscere il destino calcistico della principale compagine calcistica locale e l’eventuale allestimento di una rosa competitiva e in grado di far fronte all’attuale -14 in classifica. Notizie non proprio positive per i tifosi giallorossi arrivano poi dalle dimissioni dello scorso 11 agosto presentato dal dott. Antonio Morgante, il commercialista che era stato incaricato di quantificare l’esatta mole debitoria in casa Acr. Se il tribunale dovesse negare lo scioglimento per liquidazione giudiziale, l’unica via percorribile sarebbe quella dell’autorizzazione all’esercizio provvisorio dell’impresa, con nomina di un curatore fallimentare che tenti di garantire la continuità sportiva — percorso già sperimentato nel 2008/09 con il Fc Messina e la successiva rinascita sportiva senza l’eredità delle passività precedenti.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI

