L'intervista al docente Giovanni Tesoriere: "Catania e Palermo non possono espandersi ancora. Nel 2008 l'idea di una terza aerostazione, ma la Regione ha abbandonato il progetto".
Due chiusure nel giro di una settimana per i due maggiori aeroporti della Sicilia. Se da un lato il “Vincenzo Bellini” di Catania è stato costretto a fermarsi e a ridurre drasticamente la sua attività fino a queste ore a causa dell’incendio scoppiato tra domenica 16 e lunedì 17 luglio, il “Falcone-Borsellino” di Palermo ha dovuto interrompere gli arrivi e le partenze per una notte e nelle prime ore di martedì 25 luglio a causa degli incendi divampati lungo la sua zona perimetrale.
Una situazione emergenziale che, probabilmente, non sembra avere conosciuto precedenti in passato in Sicilia e che ha però svelato il nervo scoperto della rete aeroportuale siciliana che si regge, in buona parte, sul lavoro dei due scali siciliani.
“Aeroporti non espandibili con il tempo”
“Le infrastrutture di Palermo e Catania stanno dimostrando i loro limiti, perché hanno una sistemazione delle loro aree che non è espandibile con il tempo e con il traffico”, ha dichiarato a QdS.it il professor Giovanni Tesoriere, docente dell’Università Kore di Enna.
“Sostanzialmente, Palermo ha una localizzazione che non gli permetterà in futuro grandi e nuove infrastrutture capaci di potenziarne il numero dei passeggeri, tant’é che è andata subito in crisi non appena sono stati aumentati di una piccola percentuale i voli provenienti da Catania. Quello che è avvenuto a Palermo, in termini di crisi posta dal traffico, sarà quello che avverrà tra qualche anno quando aumenterà il trend di crescita del trasporto aereo in quell’area“.
Per Catania le prospettive sono ancora peggiori, “perché chiunque opera in quell’aeroporto conosce le difficoltà d’accesso dovute a una viabilità fortemente urbanizzata e, soprattutto, il collo di bottiglia è rappresentato dalle aree terminal”, ha specificato il docente.
L’aeroporto di Catania e il traffico aereo
Secondo Tesoriere, “il nuovo piano di sviluppo dell’aeroporto che prevede nuovi investimenti per circa 600 milioni di euro, sostanzialmente non fa altro che rifare – con una nuova aerostazione – il Terminal B, il primo che nel 1950 venne inaugurato a Catania. Di questi 600 milioni una buona fetta, oltre 400, saranno spesi per il prolungamento della nuova pista di volo che, con l’interramento della ferrovia per 200 milioni di euro, raggiungerà la lunghezza di 3.150 metri”.
“Ma il problema non è fare atterrare aerei più grossi. Catania gestirà 14 milioni di passeggeri l’anno, quando quest’anno si prevedeva già un incremento. Il problema viene solo rimandato da qualche anno, nonostante sia stato dimostrato che l’aerostazione di Catania sia basilare per la Sicilia”.
Il progetto di un nuovo Terminal mai realizzato
“In alcune ricerche elaborate dall’Università di Enna nel 2008 era stato già reso chiaro come Catania stesse raggiungendo livelli di traffico importanti e determinanti per la Regione. Allora avevamo promosso la realizzazione di un nuovo Terminal da realizzare nella Piana di Catania a circa 10-12 km dall’attuale aeroporto e da collegare con una navetta su ferro veloce del tipo “people mover” che avrebbe permesso di realizzare una nuova pista da 4mila metri e di un’aerostazione che potesse crescere nel tempo per arrivare a movimentare anche 80 milioni di passeggeri”.
“Oggi Catania – sottolinea Tesoriere – sviluppa un numero di passeggeri limitato, ma l’aerostazione presenta la caratteristica di essere il primo aeroporto d’Italia per movimentazione nazionale“. L’idea del progetto realizzato dall’Università Kore di Enna “era quella di lasciare l’attuale aerostazione soltanto ai voli nazionali e di realizzare un nuovo aeroporto intercontinentale capace di avere la potenzialità di crescere nel tempo. Tutto questo avrebbe permesso a Catania di diventare un vero hub del Mediterraneo”.
“Catania non messa male con collegamenti stradali”
Ma per rendere Catania uno degli snodi più importanti dell’area mediterranea è necessario che la città etnea possa essere dotata di collegamenti efficienti. Secondo Tesoriere, allo stato attuale, “le strutture stradali della Regione in termini di chilometri non sono messe male. Abbiamo la Ragusa-Catania in fase di avvio, il completamento della Caltanissetta-Agrigento, strategica per quell’area perché permette di accedere al Catanese in tempi molto rapidi, si stanno finalmente riportando investimenti per la riqualificazione delle autostrade ANAS che hanno subito un degrado importante per la scarsezza degli investimenti”.
“Musumeci era d’accordo con nuovo aeroporto”
“La criticità è sentita sul trasporto aereo da cui dipendiamo per buona parte dei flussi turistici. L’idea dell’Università era stata sposata perfettamente da Nello Musumeci quando era presidente della Provincia di Catania, anche lui ha sempre visto che in effetti andava ricercata una soluzione più radicale”.
“Nel 2009 questi studi fatti dall’Università furono valutati anche dai cinesi, i quali addirittura non solo validò le analisi dell’Università, ma dichiararono all’allora presidente Lombardo di realizzare con capitale proprio la nuova aerostazione”. E dall’attuale Governo regionale? “Silenzio assoluto. Non si è mai espresso”, conclude professore.
Vi è già una pista pronta ed è un regalo proveniente dalla seconda guerra mondiale una pista fatta per far decollare i caccia e bombardieri ed è in contrada Cuba a siracusa ed collegata alla autostrada. Basta solo un solo ingrediente “la volontà politica”.