Agata vergine e martire: storia di un culto millenario - QdS

Agata vergine e martire: storia di un culto millenario

webms

Agata vergine e martire: storia di un culto millenario

Vittorio Sangiorgi  |
giovedì 06 Ottobre 2022

Maria Stelladoro “racconta” la Santuzza catanese attraverso i riti, le tradizioni e le celebrazioni che ogni anno Catania le dedica.

CATANIA – La storia, il martirio, il culto di Sant’Agata, le tradizioni a esso legate, i riti e le celebrazioni che lo scandiscono sin dalle origini. Sono questi i tratti salienti di “Agata vergine e martire” di Maria Stelladoro, studiosa di vite dei Santi, docente ordinario di lettere classiche e specialista in paleografia e codicologia greca alla Scuola vaticana di paleografia. Il testo, pubblicato da Giuseppe Maimone Editore e realizzato con il contributo della farmacia “La Falce” di Catania, consta di 154 pagine.

Un’opera scorrevole e appassionante, che ha il pregio di approfondire – tramite puntuali ricerche storiche – il caleidoscopio di temi riguardanti “l’universo agatino”. Una lettura utile e gradevole per quanti volessero approcciarsi per la prima volta al culto e alla storia della Santuzza, per coloro i quali volessero saperne di più. Una lettura nondimeno gradevole e appassionante per chi – da catanese, da devoto o da semplice conoscitore del rito religioso – volesse ripercorre quella storia fatta di fede, purezza, perseveranza.

L’universo agatino in “Agata vergine e martire”

Una storia che è certamente un tutt’uno con la dimensione religiosa, con il culto cristiano-cattolico ma che a ben vedere travalica questi aspetti perché, anche a distanza di quasi duemila anni, può rappresentare un esempio, un modello di vita soprattutto nel difficile contesto sociale di Catania, della Sicilia, del Meridione. Pare, infatti, questo il modo migliore per esprimere compiutamente quel senso di appartenenza, quel legame inscindibile tra i catanesi e Agata. Un binomio che Stelladoro racconta attraverso varie sfaccettature, approfondendo ad esempio la vicenda della “doppia” traslazione delle reliquie. Prima il viaggio verso Costantinopoli, poi il ritorno in patria in una lontana notte d’agosto che viene tutt’oggi celebrata e che ha avuto un significato immenso nell’edificazione del culto, ma anche nella costruzione dei suoi aspetti esteriori.

Insomma, tutto ciò che fa parte della “forma”, come il celebre e suggestivo canto delle benedettine di clausura intonato quando la processione – dopo il momento clou della salita di San Giuliano – si avvia al rientro in Cattedrale. “Agata vergine e martire” ne racconta le origini, con un interessante focus su Filippo Tarallo, il musicista che lo compose intorno al 1908. Un analogo percorso viene seguito per il busto reliquario, lo scrigno, il fercolo (a vara), le candelore e i ceri votivi. Tutti gli elementi della festa, dunque, vengono presentati e raccontati attraverso la “lente d’ingrandimento” delle fonti storiche e letterarie, oltre che della loro dimensione sociale e popolare. Nel testo di Stelladoro, chiaramente, ampio spazio è dedicato alla ricostruzione della vita di Agata e agli atti dei processi e del martirio di cui fu vittima per volere di Quinziano, il governatore romano della Sicilia, che aveva invano tentato di sedurla e di farle abiurare la sua fede.

La ricostruzione storica e gli episodi curiosi

Tra i pregi di “Agata vergine e martire”, poi, c’è anche la capacità di ricostruire il quadro storico all’interno del quale le vicende narrate hanno avuto luogo, quello delle feroci persecuzioni contro i cristiani ordinate dagli imperatori romani Decio e Diocleziano. Persecuzioni che, proprio a Catania, portarono ad un altro martirio, quello di Euplio, che della città è il compatrono. In quest’ottica rientra anche la narrazione sul profondo legame tra Catania e Siracusa, che è soprattutto un legame tra le patrone delle due città. È noto, infatti, che circa cinquant’anni dopo il martirio di Agata, una pellegrina “speciale” le rese omaggio, la giovane siracusana Lucia.

Stelladoro inserisce però un altro episodio, forse meno conosciuto, ma ugualmente significativo. A descriverlo originariamente è Metodio da Siracusa, patriarca di Costantinopoli, che nei suoi scritti tramanda il “miracolo dell’olio traboccante dalle lampade”. A chiudere il cerchio, quale compendio della ricostruzione storica, alcuni cenni sugli influssi pagani nel culto e nelle celebrazioni della martire catanese. “Agata vergine e martire”, dunque, si presenta come un vero e proprio manuale storico, accessibile però ad un ampio pubblico di lettori.

Agata vergine e Martire libro
“Agata vergine e Martire”, libro

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017