All’indomani delle sue dimissioni da Direttore Generale della Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025, Roberto Albergoni è “assolutamente sereno e convinto” della sua scelta. Intervistato da Adnkronos, ha ribadito la scelta di lasciare la carica spiegandone le motivazioni.
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Albergoni: “Sono sereno e convinto della mia decisione”
Albergoni non punta il dito contro nessuno e non nega ritardi e responsabilità che, sottolinea, “sono di tutti, me compreso”. “Anche oggi sto lavorando – dice l’ormai ex DG della Fondazione all’Adnkronos – vado avanti e sto facendo il possibile perché i progetti procedano nel modo migliore. Sono assolutamente sereno e convinto della mia decisione. La mia è una scelta ponderata, che non dipende da fatti o episodi degli ultimi giorni e che ho tenuto sospesa solo perché volevo che prima venisse approvato il bilancio per poter procedere nel migliore dei modi. Non è accaduto nulla nelle ultime settimane che abbia scatenato in me una reazione e chi mi abbia portato a farmi dimettere”.
Per Agrigento Capitale della Cultura, la strade rimane comunque in salita. “E’ inutile nasconderlo, ci sono stati ritardi e ci sono state cose che non hanno funzionato. Su questo non c’è dubbio – dice – ma i progetti sono in esecuzione: ieri e oggi, per esempio, ad Agrigento c’è Rafael Herman, un fotografo internazionale di grande fama che domani sarà a Lampedusa e poi a Linosa…”.
“La realizzazione di questi progetti richiede tempo, si è partiti molto in ritardo”
Quello che però deve essere chiaro, evidenzia Roberto Albergoni, autore del dossier che nel 2024 è valso alla città il titolo di Agrigento Capitale, è che “la realizzazione di questi progetti richiede un tempo di lavorazione perché sono tutti progetti fatti in città, con la comunità. Non si trattava di acquistare le mostre e portarle ad Agrigento. Questo tipo di lavoro richiede del tempo e si è partiti con molto, molto ritardo. Ha comportato la necessità di spostare in avanti alcune iniziative ma già da aprile sarà presente il Klangforum con un progetto, dal mio punto di vista, tra i più rilevanti che ci saranno nell’anno, e gli altri artisti stanno avviando le produzioni. Finalmente abbiamo anche approvato il bilancio di previsione e i singoli progetti con budget e si sta procedendo sempre più velocemente per andare avanti”.
Albergoni: “Non mancherà mai il mio sostegno, le mie dimissioni non cambiano nulla”
“Sono consapevole delle difficoltà e dei problemi ma resto ottimista – dice Albergoni – e le mie dimissioni si accompagnano comunque al desiderio che tutto quello che è stato previsto, progettato, tutto quello a cui io in questi anni ho lavorato, venga fatto nel migliore dei modi”. Ad Agrigento Capitale della Cultura, dice, “non mancherà mai il mio sostegno, anche nell’interlocuzione con gli artisti che, in questo momento, ho rassicurato dicendo loro che le mie dimissioni non cambiano nulla”. Perché a chiamarlo, dopo l’annuncio di ieri, “sono stati in tanti ma – assicura – restano tutti. Ho detto agli artisti che l’unico gesto di solidarietà che gli chiedevo era quello di fare al meglio il loro lavoro, perché questa sarebbe stata per me la maggiore soddisfazione”.
“Responsabilità? Anche mie, è stato un percorso complesso”
“Le responsabilità – dice Roberto Albergoni – sono sempre diffuse. Ci sono state responsabilità da parte di ciascuno, compreso me. E’ stato un percorso molto complesso. Io, nel dossier di candidatura avevo inserito un ragionamento sulla necessità che progetti di questo tipo ragionassero sulla ricerca di equilibrio tra armonia e conflitto. Forse non ne ero pienamente consapevole, ma avevo colto qualcosa che mi aveva fatto puntare i riflettori su un punto interessante rispetto alle dinamiche della città di Agrigento. Ma questo riguarda la politica, la società, le istituzioni, le associazioni. E’ un qualcosa che appartiene proprio alle dinamiche cittadine. I progetti di questo tipo – conclude l’ex DG – devono avere la capacità di entrare dentro i problemi delle comunità, e ogni città ha i suoi, altrimenti sono soltanto momenti di intrattenimento e non di cultura”.

