Aiuti quater, il Governo ha deciso: il tetto al contante sale a 5mila euro - QdS

Aiuti quater, il Governo ha deciso: il tetto al contante sale a 5mila euro

Aiuti quater, il Governo ha deciso: il tetto al contante sale a 5mila euro

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giovedì 10 Novembre 2022

La misura è contenuta nella bozza del decreto Aiuti quater. Ecco tutti i dettagli e da quando salita il limite del tetto al contante in Italia

Aiuti Quater, il governo di Giorgia Meloni, ha deciso. Anche sul discusso tema del tetto al contante: il limite per i pagamenti in contanti salirà dai 2mila attuali a 5mila euro. È quanto è scritto, nero su bianco, nella bozza del dl Aiuti quater , atteso oggi in Consiglio dei ministri.

Cosa dice il decreto Aiuti Quater

La norma, riferiscono le agenzie di stampa, è contenuta nell’articolo 6 del decreto, dove sono previste “misure urgenti in materia di mezzi di pagamento”, e prevede, appunto, un tetto di 5mila euro a partire dal 1° gennaio 2023 per le “limitazioni all’uso del contante e dei titoli al portatore”.

Il tetto al contate, dalla proposta della Lega al si del Governo Meloni

Il progetto di legge depositato dalla Lega (prima firma dell’onorevole Alberto Bagnai) prevedeva di innalzare il limite fino a 10mila euro, ma da Fdi hanno giudicato la soglia eccessivamente alta e alla fine è stata trovata una soluzione di compromesso.

Tetto al contante: come funziona in Europa

L’Italia è uno dei 18 Paesi europei ad aver stabilito un limite ai pagamenti in contanti e l’introduzione di questo limite è stato pensato per combattere l’evasione fiscale. Ma ci sono alcune nazioni in cui evidentemente questa necessità non è stata avvertita, e sono ben nove nell’Unione: Austria, Cipro, Estonia, Finlandia, Germania, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Olanda.

Il limite è fissato a mille euro invece in Francia, Spagna e Svezia, mentre la nazione con il tetto più basso è la Grecia con soli 500 euro.

Tra quelli che hanno imposto un tetto più alto, citiamo Croazia, con 15mila euro, Repubblica Ceca e Malta (10mila), Lettonia (7.200), Slovacchia e Slovenia (5mila), Polonia (3.300), Portogallo e Lituania (3mila), Danimarca (2.700) e Romania (2mila).

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