Un piccolo ma importante sostegno economico per i consorzi di Comuni siciliani impegnati nella gestione e valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. È questo l’obiettivo dell’avviso pubblico emanato dal Dipartimento regionale delle Autonomie locali, che mette a disposizione 60 mila euro per coprire, in parte, le spese sostenute nel corso del 2024 da questi enti.
Le regole per accedere al contributo
Il bando si basa sull’articolo 17 della legge regionale n. 9 del 15 maggio 2013 (Legge di stabilità regionale), una norma che viene riproposta annualmente. Le istanze per ottenere i fondi devono essere inviate entro il 20 gennaio 2025 esclusivamente alla casella PEC istituzionale del Dipartimento. Alla domanda è necessario allegare la documentazione relativa alla costituzione del consorzio e l’elenco dei beni confiscati affidati alla sua gestione.
Come verranno distribuiti i fondi
Le risorse verranno ripartite proporzionalmente alle spese di funzionamento indicate nel bilancio preventivo 2024 dei consorzi. Per quanto riguarda le spese per il personale contrattualizzato, potrà essere riconosciuto un contributo fino al 50% dell’importo sostenuto. In ogni caso, il contributo complessivo non potrà superare il 90% delle spese totali.
Obbligo di rendicontazione
I fondi ricevuti dovranno essere rendicontati entro 60 giorni dalla fine dell’esercizio finanziario in cui è stato erogato il contributo. Il rendiconto, firmato dal segretario e dal responsabile finanziario del consorzio, dovrà dimostrare non solo le spese effettuate, ma anche i risultati ottenuti in termini di efficienza ed efficacia. Nel caso in cui i pagamenti vengano effettuati in esercizi successivi, sarà necessario presentare un rendiconto annuale fino alla completa giustificazione delle spese.
Sicilia: record di beni confiscati
Un contributo modesto se si considera l’ampiezza del fenomeno. La Sicilia, infatti, è la regione italiana con il maggior numero di beni confiscati alla criminalità organizzata: oltre 7 mila quelli presenti sul territorio, moltissimi dei quali ancora non destinati, sotto la gestione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati.
Imprese confiscate: un patrimonio difficile da recuperare
Oltre ai beni immobili, in Sicilia si contano anche più di 750 imprese e società sequestrate o confiscate. Secondo i dati dell’Agenzia, però, solo il 5% di queste è effettivamente attivo sul mercato. Il 27% potrebbe tornare operativo, ma solo con interventi mirati. Il restante 68% risulta invece composto da aziende ormai prive delle condizioni per continuare o riprendere l’attività.
Da simboli del potere mafioso a risorse per la collettività
Il processo di riutilizzo dei beni confiscati ha un fortissimo valore simbolico e sociale. Restituire alla collettività ciò che era nelle mani della criminalità significa trasformare i simboli del potere mafioso in strumenti di giustizia sociale, sviluppo economico e coesione territoriale. Un cammino complesso, ma fondamentale per costruire un’alternativa concreta alla cultura mafiosa.

