Al via la vendemmia 2020, produzione in calo del 5% - QdS

Al via la vendemmia 2020, produzione in calo del 5%

redazione

Al via la vendemmia 2020, produzione in calo del 5%

martedì 11 Agosto 2020

Analisi Coldiretti in occasione del distacco del primo grappolo di uva in Italia nell’azienda agricola Faccoli a Coccaglio (Br). A causa dei cambiamenti climatici si assiste a un anticipo di un mese rispetto a 30 anni fa. Giù anche l’export

ROMA – Al via la vendemmia 2020 in Italia, con una produzione di vino Made in Italy stimata attorno ai 45 milioni di ettolitri, in calo di circa il 5% rispetto allo scorso anno che apre un entusiasmante testa a testa con i cugini francesi per il primato mondiale.

È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti in occasione del distacco del primo grappolo di uva in Italia nell’azienda agricola Faccoli in via Cava a Coccaglio, nella provincia di Brescia in Franciacorta, che inaugura l’inizio della vendemmia lungo tutta la Penisola con le uve Chardonnay per la produzione di spumanti, le prime ad essere raccolte.

Si prospetta dunque una sfida all’ultimo acino con la Francia, dove la produzione – sottolinea la Coldiretti – è stimata fra 44,7 e 45,7 milioni di ettolitri secondo il Servizio statistica e previsioni del ministero dell’agricoltura d’Oltralpe, mentre in Spagna si stimano fra 43 e i 44 milioni di ettolitri.

Dal punto di vista temporale l’inizio della vendemmia – continua la Coldiretti – è praticamente in linea con quello degli ultimi anni che, per effetto dei cambiamenti climatici, evidenziano però un anticipo di circa un mese rispetto a 30 anni fa che smentisce il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”.

Nonostante un meteo pazzo con caldo africano alternato a bombe d’acqua e grandinate – sottolinea Coldiretti – si prevede per l’Italia una annata di buona/ottima qualità, anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo. Da nord a sud della Penisola la raccolta parte tradizionalmente con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che – precisa la Coldiretti – prosegue a settembre e ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello. La produzione tricolore sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt – sottolinea la Coldiretti – con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola.

“Con la vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 11 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio”, osserva il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.

Intanto però le vendite di vino italiano nel mondo sono in calo del 4% – sottolinea ancora la Coldiretti – con una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus.

Un dato preoccupante dopo il record storico di 6,4 miliardi fatto segnare lo scorso anno per le esportazioni di vino Made in Italy.

La vendemmia 2020 infatti – sottolinea la Coldiretti – è la prima segnata dagli effetti della pandemia mondiale, delle tensioni commerciali internazionali con la minaccia dei dazi e della Brexit con l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna che è stata per lungo tempo il principale cliente del prosecco, il vino italiano più esportato nel mondo.

In Cina, dove il virus ha colpito per primo, il consumo di bottiglie tricolori fra gennaio e maggio 2020 è crollato in valore del 44%, nel Regno Unito – continua la Coldiretti – le vendite sono scese di quasi il 12% anche a causa delle incertezze e delle tensioni legate alla Brexit, la Francia ha ceduto il 14% mentre l’export in Germania e Stati Uniti, due dei principali mercati per l’Italia, è in leggero calo (-1%). Ma sul commercio con gli Usa pende la scure dei dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump il cui verdetto sarà noto a breve e potrebbero colpire proprio il vino con un valore delle esportazioni di oltre 1,5 miliardi di euro, è il prodotto agroalimentare italiano più venduto negli States. Gli Stati Uniti – continua la Coldiretti – sono il principale consumatore mondiale di vino e l’Italia è il loro primo fornitore con gli americani che apprezzano tra l’altro il Prosecco, il Pinot grigio, il Lambrusco e il Chianti che a differenza dei vini francesi erano scampati alla prima black list scattata ad ottobre 2019. Se entrassero in vigore dazi del 100% ad valorem sul vino italiano una bottiglia di Prosecco venduta in media oggi al dettaglio in Usa a 10 dollari ne verrebbe a costare 15, con una rilevante perdita di competitività.

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