Elly Schlein, nata a Lugano nel 1985, è una donna intelligente e colta, con una mentalità da orologio, cioè con un tic e tac preciso che scandisce l’orario come fosse un metronomo. È riuscita a diventare segretaria nazionale del Partito democratico sconfiggendo tutte le correnti (non poche) perché ha avuto un’investitura popolare dai banchetti posti sulle strade. Diversamente, non ci sarebbe riuscita.
Elly continua a mantenere una linea contro le correnti interne, che però si agitano sempre di più perché vorrebbero ritornare alla cosiddetta conduzione concertata, vale a dire una sorta di accordo fra tutti gli interessi delle parti.
Ma Schlein ha detto che lei è contro i “cacicchi” e contro tutti quelli che vogliono utilizzare rendite di posizione. È riuscita fino a oggi a mantenere e incrementare la quota degli elettori ed elettrici, attualmente accreditata intorno al ventisei per cento. Nonostante questo, non è in condizione, restando isolata, di costituire una maggioranza che alle prossime elezioni del 2027 possa affrontare con probabilità di vittoria il compatto centrodestra.
L’altra donna di cui vi parliamo oggi è Alice Weidel, di quarantasei anni, nata a Harsewinkel, un comune tedesco. Alice è la leader del partito definito da molti ultraconservatore, cioè l’AfD (Alternative fur Deutschland). È riuscita a far crescere questo partito dal dodici al venti per cento dei consensi ed è pronta alla sfida elettorale del prossimo 23 febbraio contro i rituali due giganti della Germania unificata e cioè la Cdu (il partito popolare di maggioranza in Europa) e il Spd (il partito social-democratico che esprime l’attuale cancelliere Olaf Scholz).
Le previsioni del voto prevedono un leggero calo della Cdu, un forte calo dei social-democratici e una probabile forte crescita dell’AfD. Staremo a vedere questi risultati, perché un cambio di rotta della Germania – nazione leader dell’Unione europea – potrebbe comportare un cambio di rotta dell’intera Ue. Fra pochi giorni ne sapremo di più e potremo comprendere meglio cosa avverrà.
La Weidel ha studiato il cinese, in particolare il mandarino, con audiocassette; è una donna estremamente esigente e intelligente e vedremo dove porterà l’AfD.
Né l’AfD né il Partito democratico – il primo da una parte politica e il secondo dall’altra – almeno per il momento, sono in condizione di fare spostare l’asse della politica europea, tuttavia non si può ignorare il peso che queste due donne hanno, ciascuna dal proprio canto.
Certo è che questa Unione europea così com’è non funziona, perché ogni membro, piccolo o grande, influente o secondario, tira il lenzuolo dal proprio lato; in altri termini, non è cresciuta la cultura dello stare insieme, come invece è avvenuto negli Stati Uniti, anche perché colà la democrazia è cominciata nel 1787, mentre in Europa l’Unione si è costituita nel 1957.
Nel Vecchio continente però vi è una lunghissima e profonda tradizione culturale che proviene dalla Grecia e che ha trovato seguito nel nostro Paese e poi ancora in Francia e in Germania, per non parlare dei Paesi minori. Ma manca comunque quel requisito fondamentale che è l’amalgama, per cui vi sono circa 445 milioni di persone che stanno insieme sotto il profilo burocratico, ma non politico.
Questa sorta di Armata Brancaleone non ha mai funzionato e continua a non funzionare perché fra i popoli dei ventisette Paesi vi sono differenze enormi sotto il profilo culturale, sociale ed economico. Inoltre, in questi ultimi decenni non vi sono stati statisti del livello di Adenauer o di De Gasperi. Ci vogliono infatti personaggi come quelli citati per guardare lontano e per impedire che gli interessi di una parte prevalgano e prevarichino gli altri.
Ci sono prospettive perché la rotta cambi? Allo stato dei fatti non ci sembra, in quanto la guida dell’Europa è frutto di un compromesso di interessi secondari che non guardano avanti di dieci o quindici anni. E poi, non trascurabile, ancora vige quasi sempre il principio dell’unanimità, per cui basta il veto di uno dei Ventisette su questioni importanti, per impedire soluzioni di medio e lungo periodo.
Nonostante ciò, non ci manca l’ottimismo e vogliamo pensare che prima o poi la soluzione di fondo sarà trovata, perché l’unione fa la forza se è vera e ben utilizzata.

