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Alitalia, Ilva, Almaviva, esuberi, esuberi, Governo ingolfato

Carlo Alberto Tregua

Alitalia, Ilva, Almaviva, esuberi, esuberi, Governo ingolfato

sabato 09 Novembre 2019

Quando Luigi Di Maio ha lasciato l’incarico quadriministeriale, sul suo tavolo vi erano più di 160 controversie aperte, pochissime delle quali egli aveva contribuito a chiudere.
Tutte controversie di lavoro relative a quella magica e negativa parola che è: esuberi. A essi si affiancano i licenziamenti di massa oppure di parti importanti di imprese.
La questione indicata è poco pubblicizzata dai media, perché rappresenta un tasto dolente che colpisce l’incapacità del Governo nel suo insieme a creare nuovo lavoro.
Presidente del Consiglio e ministri continuano a parlare del nulla, a mettere in campo una miriade di pezze a questo o a quel buco, più ascoltando l’elettorato che mettendo in campo progetti poliennali che scontenterebbero le parti sociali ma accontenterebbero l’intero Popolo.
Il disastro dell’Italia, che parte da lontano, non riguarda soltanto questo Governo, ma anche tutti quelli che l’hanno preceduto a cominciare dal 1994, anno in cui Berlusconi vinse inopinatamente le elezioni.

La questione di fondo riguarda l’incapacità dei governanti di perseguire l’interesse nazionale in modo sistematico, forte e continuo, perché vi è una debolezza nell’incapacità di far capire in modo forte e chiaro quali debbano essere le linee programmatiche di sviluppo destinate a creare occupazione.
Esuberi, esuberi, esuberi. Da Alitalia ad Almaviva, dall’ex Ilva a Whirpool e così via elencando. Vertenze per cui vi è il tampone della Cassa integrazione ordinaria e straordinaria, del prepensionamento e di altre misure assistenziali che aggravano ancor di più la situazione finanziaria del Paese.
Ma è la strada inversa quella che dovrebbe essere affrontata: aprire i cantieri pubblici per costruire infrastrutture, per riparare i territori a rischio idrogeologico, per finanziare investimenti nell’economia circolare (recupero CO2, utilizzazione dei rifiuti e via elencando).
A forza di distribuire assegni di povertà (Reddito di cittadinanza o di inclusione), di accontentare le richieste delle lobby, di consentire prezzi di appalti di beni e servizi superiori alla media europea, di superpagare una burocrazia inefficiente, che rende la metà di quello che costa, il Paese è arrivato al triste risultato di rasentare la recessione con la sua crescita (si fa per dire) zero.
Non abbiamo fiducia, purtroppo, in questa compagine governativa fatta di ministri, vice ministri e sottosegretari incompetenti, salvo eccezioni. Il quadripartito è tenuto insieme dalla folle paura del dimezzamento dei propri parlamentari. Il guaio è che l’alternativa salviniana è un rimedio peggiore del male.
E allora, qual è il futuro prossimo e successivo? Si continuerà a languire, a mettere pezze, al battibecco continuo fra tutte le parti dell’agone politico, il che scaturisce in un’inconcludenza generalizzata che manterrà l’attuale, penosa, situazione di stallo.
Non crediamo che vi saranno nuove elezioni prima della conclusione naturale di questa legislatura, salvo cataclismi politici per il momento non prevedibili. Non crediamo neanche che il possibile successo del centrodestra in Emilia possa indurre il quadripartito ad andarsene.
Finché ci sono questi numeri, il Parlamento italiano resterà stabile, nel pieno rispetto della Costituzione, che prevede lo scioglimento soltanto quando non è possibile alcun Governo.

Esuberi, esuberi, esuberi. Non si continua a parlare che di questo. Certo, fa una grande pena pensare che vi sono dieci-quindicimila persone che potrebbero perdere il lavoro. Ma fa ancora più pena, socialmente scrivendo, qualche milione di disoccupati che non trovano lavoro.
La ridicola iniziativa del Movimento 5 stelle, che ha pensato di risolvere il problema nominando circa 3.000 navigator per potenziare i Centri per l’impiego dimostra ancora una volta incompetenza e incomprensione della realtà.
Tagliare le imposte è indispensabile per incentivare i consumi, ma senza che si profonda un clima di fiducia nel futuro non vi saranno nuovi investimenti privati, nazionali e internazionali. Occorre uno shock per far muovere la ruota economica, consistente negli investimenti pubblici che fanno da traino a quelli privati e creano occupazione.
È lecito indebitarsi per questi. Non è lecito farlo per la spesa corrente. Lo sanno tutti, tranne quelli preposti a gestire l’economia e le finanze del Paese.

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