Alla scoperta dello sleep tourism - QdS

Alla scoperta dello sleep tourism

Alla scoperta dello sleep tourism

mercoledì 25 Settembre 2024

Una vacanza il cui unico obiettivo è riposare

Difficile dimenticare quanto accaduto sull’isola di Santorini quest’estate, che in un solo giorno ha “accolto” 11.000 turisti a fronte di una popolazione di 15.000 residenti. Dall’overtourism allo stato d’emergenza il passo è stato breve. Tanto che il presidente del municipio di Fira ha invitato via social i residenti a restare in casa, a causa del sovraffollamento. Un avvenimento che ha costretto ad una riflessione circa i provvedimenti da prendere, per evitare in futuro il ripetersi di simili situazioni. Pare che a partire dal 2025, sarà fissato un tetto massimo di 8.000 ingressi turistici giornalieri.

Cos’è lo sleep tourism?

Forse, però, la soluzione è in una nuova tendenza: lo sleep tourism, ossia il turismo del sonno. Di cosa si tratta? Con questa definizione si intende una vacanza il cui unico obiettivo è riposare. I pacchetti dedicati propongono una serie di esperienze e attività che hanno come obiettivo il benessere della persona, grazie al recupero delle ore di sonno perdute.

Quindi, ad esempio, attività come sport estremi e trekking saranno sostitute da saune, terme e sleeping mask; le lunghe file ai musei saranno sostituite da sessioni di aromaterapia e docce all’eucalipto; nel cronoprogramma non troveremo tour del centro storico o accaparrarsi l’ultimo metro quadro rimasto nella spiaggia di moda, ma dormite in stanze insonorizzate o immerse nella natura; ed ancora, i ristoranti affollati saranno sostituiti da programmi di alimentazione pensati per conciliare il sonno. Se da un lato questa sembrerebbe l’ultima tendenza, il fenomeno induce medici ed esperti a riflessioni di altra natura, che coinvolgono la salute fisica e sociale. Si pensi che, secondo le ultime rivelazioni dell’Aims (Associazione italiana medicina del sonno), nel nostro Paese, sono circa 13,4 milioni le persone che soffrono di disturbi legati al sonno. A ciò contribuiscono stress sul lavoro, vita frenetica, quotidiane preoccupazioni, alimentazione disordinata. Dunque, tendenza o emergenza? “Meditate gente, meditate”, recitava uno spot di qualche anno fa.

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