Il sindaco Enrico Trantino e il primo cittadino di Belpasso, Carlo Caputo, puntano il dito contro il vasto consumo di suolo che impedisce un corretto deflusso delle acque. Ma intanto si continua a costruire
CATANIA – Troppo cemento in città e nell’Hinterland. Sarebbe questa una delle principali cause dei continui allagamenti a Catania. Lo ha affermato il sindaco Enrico Trantino in un lungo post su Facebook commentando quanto accaduto lo scorso fine settimana in città, e lo fa il collega Carlo Caputo, primo cittadino di Belpasso.
Consumo di suolo spesso irrensponsabile
Entrambi difendono le azioni poste in essere dalle Amministrazioni per pulire tombini e caditoie, e puntano il dito contro le costruzioni. “Gli allagamenti che si verificano su Catania non sono prodotti solo dalle acque di pioggia che cadono sul centro urbano – ha scritto il primo cittadino sui social. Provengono anche in misura significativa da tutti i comuni della cinta urbana dove in questi anni la cementificazione ha comportato un’impermeabilizzazione del suolo e un aumento dei deflussi verso Catania. Abbiamo costruito senza pensare a quel che sarebbe potuto accadere. Quel che prima era terra in grado di assorbire acqua, è diventato cemento impermeabilizzante”. E Caputo non si discosta, affermando in un comunicato: “Nonostante i nostri interventi è ovvio che questi sistemi di deflusso delle acque non sono più adatti a contenere l’enorme flusso che si riversa durante nubifragi e bombe d’acqua. In soli cinquant’anni Belpasso è cresciuta del 35%: incremento della popolazione, nuove abitazioni e quindi nuovo cemento, nuove strade e quindi nuovo asfalto. L’acqua sul cemento e sull’asfalto, scivola, non viene assorbita, ecco i disagi. Un consumo di suolo (spesso irresponsabile) al quale non è seguito, di pari passo, un adeguamento delle infrastrutture, tra le quali, lo smaltimento delle acque piovane”.
L’acqua ha provocato numerosi danni all’asfalto
Resta il fatto che, dopo appena due giorni di pioggia più intensa, non solo le strade di Catania si sono trasformate in fiumi impetuosi, ma l’acqua ha provocato numerosi danni all’asfalto, saltato in diversi punti della città, agli alberi e alla circolazione stradale, negli ultimi giorni notevolmente rallentata da deviazioni e transenne. Eppure, la cementificazione non si ferma, non in città almeno. Non solo vengono dati permessi di costruire su terreni liberi – “come nel caso di via Palazzotto”, ha affermato il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Graziano Bonaccorsi, ma si eliminano anche porzioni di verde. È quello che sostiene Legambiente in riferimento all’autorizzazione per demolizione e ricostruzione concessa all’inizio del mese dagli uffici dell’Urbanistica, per realizzare una palazzina al posto di una villetta con giardino. Il nuovo palazzo, situato a Cibali, tra la via Cifali e la via Franchetti, sorgerà al posto di un’antica villetta antecedente il 1942.
La costruzione, però, non sarà come all’inizio immaginata dai progettisti che avevano presentato istanza nel 2021. Nel 2023, è infatti intervenuta la sentenza della Corte costituzionale, di cui il Quotidiano di Sicilia ha dato notizia, che ha dichiarato illegittima parte della legge regionale sul Piano casa. I progettisti si sono prima rivolti al Tar contro la decisione dell’Amministrazione di archiviare il procedimento “alla luce della sopravvenuta normativa”, ma il Tribunale amministrativo ha rigettato il ricorso. Nel 2024 hanno presentato nuova istanza, “con espressa esclusione dei benefici del piano casa (aumento cubatura e riduzione oneri)”.
Il permesso di costruire viene dunque rilasciato alla Garinvest srl, per ristrutturazione edilizia consistente in lavori di demolizione e ristrutturazione. L’edificio sarà di cinque piani più due seminterrati per i garage: la realizzazione, che dovrà essere avviata entro l’anno ed essere completata entro tre anni, prevede tra l’altro la realizzazione di numerose opere di urbanizzazione, tra cui la sistemazione dei marciapiedi.
Ed è proprio sulla nuova autorizzazione concessa che si sono sollevati gli attivisti di Legambiente. “Se ci saranno danni a persone o cose a causa delle piogge torrenziali la responsabilità è direttamente di chi concede permessi a costruire aggiungendo cemento su cemento in un territorio che ha una delle più alte percentuali di consumo del suolo di tutta la nazione – hanno affermato i rappresentanti dell’associazione. Questa è una villa che si trova a Cibali ed esattamente in una intersezione di strade in discesa dove le acque meteoriche si incanalano per finire poi nella vicina piazza Santa Maria di Gesù. Adiacente alla villa c’è un giardino che attualmente fa il suo lavoro di assorbire acqua. Ma fra poco questo palazzetto verrà abbattuto per dare posto ad un palazzone alto a più piani. E nel giardino – concludono – le palme sono già state abbattute”.