I progetti “Durante e dopo di noi”, già partiti sull’Isola, vengono bloccati dalle inefficienze dei territori
Fondi nazionali inutilizzabili per i progetti “Durante e dopo di noi”. È questa la severa denuncia di Anffas Sicilia, che contesta come nell’Isola le misure che hanno permesso a molte persone con disabilità di avere un alloggio e forme di sostegno concreto, siano adesso costrette a bloccarsi. Una vera e propria beffa – ampiamente prevedibile, secondo l’Associazione – che rischia di vanificare gli sforzi e di infrangere le speranze coltivate negli ultimi sette anni da centinaia di persone.
Non è un’estate che comincia nel migliore dei modi
Non è un’estate che comincia nel migliore dei modi, dunque, quella delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Vittime di una storia sentita fin troppe volte: i soldi ci sono ma, per un motivo o per un altro, non possono essere spesi. Così i progetti naufragano, e con loro servizi essenziali per intere categorie sociali.
I fondi per il “Durante e dopo di noi”, oggi indisponibili nella Regione, sono stati istituiti con la legge 112 del 2016, in linea con una misura che viene incontro alle esigenze di quelle persone con disabilità grave che non possono contare su alcuna forma di supporto familiare. Nel dettaglio, si tratta di piani finanziati dallo Stato e realizzati nei territori su base distrettuale. L’obiettivo primario è quello di consentire ai beneficiari l’accesso a una casa e, insomma, di vivere in autonomia la propria esperienza abitativa. Un’esperienza che in Sicilia, davanti all’assenza di risorse, è però costretta ad arrestarsi. A farne i conti, non sono soltanto le persone destinatarie del progetto e, dunque, già insediate in soluzioni alloggiative che ormai rappresentano, a tutti gli effetti, la loro casa.
Le conseguenze dello stop ai progetti
A pagare le conseguenze dello stop ai progetti, infatti, sono anche tutti coloro che ancora aspettano di beneficiare del piano distrettuale e che per anni hanno creduto nel “Dopo di noi” come alternativa migliore all’istituzionalizzazione, confidando nell’opportunità di poter vivere la propria vita al di fuori delle classiche strutture residenziali. Secondo Anffas Sicilia, si tratta di un’inaccettabile battuta d’arresto. A provocarla, afferma l’Ente, sarebbero state “le gravi inefficienze che si verificano sul territorio regionale”. Più precisamente, secondo l’Associazione, all’origine dell’impasse che oggi intrappola le somme, ci sarebbero i distretti sociosanitari, e in particolare i ritardi da questi commessi per ciò che riguarda le rendicontazioni degli importi destinati al “Dopo di noi”. Riavvolgiamo il nastro. Sette anni fa, nell’ottobre del 2017, i piani “Durante e dopo di noi” in Sicilia hanno avuto ufficialmente inizio. A inaugurarli in maniera formale, è stato l’atto con cui l’assessorato regionale della Famiglia e delle Politiche sociali, attingendo ai fondi statali previsti della legge 112 del 2016, ha assegnato ai cinquantacinque distretti sociosanitari le somme relative alle annualità 2016 e 2017. Somme che ammontavano a 11 milioni di euro.
Anffas Sicilia, però, denuncia “l’inceppamento” del meccanismo di trasferimento delle risorse. Infatti, a decorrere dall’anno 2018, i fondi statali possono essere trasmessi alle Regioni solo previa rendicontazione delle risorse attribuite ma, quelle erogate nella seconda parte del precedente biennio (e quindi nel 2017), devono essere pari almeno al 75% del trasferimento già avvenuto nel 2016. Un dato che, afferma Anffas Sicilia, la Regione pare non abbia fornito al Ministero, a causa delle inefficienze a livello appunto distrettuale: su un’assegnazione ai distretti sociosanitari di 7 milioni di euro nel 2016, solamente 1 milione circa è stato effettivamente rendicontato. Una cifra molto lontana da quel 75% richiesto, ossia circa 5 milioni e 800 mila euro.
Anfass Sicilia già da tempo aveva previsto il problema
Per quanto si tratti di una cocente delusione, l’indisponibilità delle somme per la prosecuzione dei piani “Dopo di noi” non sembra comunque rappresentare una vera sorpresa per Anffas, la quale ribadisce di aver da tempo previsto il problema e lanciato diversi allarmi. “È inaccettabile essere arrivati a questo punto” afferma il presidente dell’associazione Giuseppe Giardina, che già diversi mesi fa sottolineava al QdS come, per il quadriennio 2016-2020, dei 30 milioni di euro previsti per la Sicilia, solo 11 milioni siano stati davvero assegnati alla Regione. Pertanto, se per le somme del primissimo biennio si parla ancora di utilizzo e di rendicontazione, per gli importi relativi alle annualità successive si parla invece di milioni di euro ancora da recuperare.
Oltre agli avvertimenti lanciati nel corso del tempo, Anffas Sicilia rivendica anche di essersi adoperata, mediante una serie di interlocuzioni dirette, per trovare una soluzione al blocco delle somme. In particolare vengono sottolineate due iniziative: la prima, il dialogo (avvenuto anche grazie alla collaborazione di Anffas nazionale) con il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il quale ha inviato una nota alla Regione Sicilia indicando il modo in cui procedere. La seconda, l’incontro con l’assessorato regionale alla Famiglia, in presenza di alcuni sindaci interessati alla questione, avvenuto lo scorso 5 giugno. Entrambi i tentativi, però, si sarebbero risolti in un nulla di fatto.
La richiesta che Anffas Sicilia ha rivolto alla Regione, nello specifico, è stata quella di mettere a disposizione fondi propri per scongiurare il rischio che a fare le spese dei ritardi e delle inefficienze del sistema, siano le persone con disabilità già beneficiarie degli interventi. “La Regione Sicilia ha la sua responsabilità – afferma Giuseppe Giardina – perché doveva intervenire direttamente in sostituzione dei distretti inadempienti. Per questo Anffas ha chiesto alla Regione di garantire, nell’immediato, la continuità delle progettualità e degli interventi già avviati, anticipando o stanziando fondi propri per tutto il tempo necessario, fino a quando non si otterrà la disponibilità delle necessarie risorse statali. Inoltre, è stato richiesto il tempestivo adempimento degli ulteriori atti dovuti, compresa la riprogrammazione delle risorse non spese, così come indicato dallo stesso Ministero”.
A fare un passo avanti, dunque, sarebbero al momento le stesse associazioni e gli enti del Terzo settore: “Come associazione di famiglie – fa sapere Giardina – stiamo comunque garantendo ai beneficiari con nostre risorse di rimanere nelle soluzioni abitative già avviate, in attesa che si sblocchi la situazione. Ma non è questo il “Dopo di noi” che meritano le persone con disabilità siciliane: non ci fermeremo finché non avremo ottenuto dalla Regione Sicilia e dai distretti la garanzia sulla continuità degli interventi e gli adempimenti necessari a sbloccare le risorse statali. Allo stesso tempo ci appelliamo al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali affinché, ad horas, intervenga per indicare alla Regione siciliana come risolvere questa assurda situazione che la stessa Regione ha determinato”.
Le somme si trovano in una situazione di stallo totale
Al momento, pertanto, le somme si trovano in una situazione di stallo totale, complessa da superare e davanti alla quale, secondo Anffas, le istituzioni non si starebbero rivelando solerti. I primi effetti, d’altronde, sarebbero già visibili, dato che ci sarebbe già un distretto sanitario in Sicilia che annuncia la conclusione delle misure a supporto della domiciliarità, e non è da escludere che un simile epilogo riguarderà anche altri distretti dell’Isola. A questo punto – ritiene l’Associazione – l’unica speranza è che intervenga direttamente il ,inistero del Lavoro e delle Politiche sociali sbloccando, in qualche modo, questi fondi o parte di essi.
Un’ulteriore stoccata Anffas Sicilia la lancia anche all’indirizzo del Garante regionale della persona con disabilità, dal quale – secondo il gruppo guidato da Giardina – si riscontrerebbero soltanto silenzio e inerzia, spingendo la stessa Associazione a chiedere all’ufficio in questione di chiarire come intenda procedere davanti a queste problematiche e di dimostrare la propria utilità nell’affermare i diritti delle persone con disabilità. Nel frattempo, a fare i conti con le conseguenze di una misura rimasta intrappolata in un pantano di burocrazia e ritardi, sono proprio le persone con disabilità: da un lato, coloro che hanno già iniziato il percorso di autonomia abitativa, oggi disgraziatamente rimaste senza finanziamenti pubblici per il “prevedibile” inceppo del sistema e, dall’altro lato, le tante persone che ancora aspettano, a distanza di sette anni, l’avvio del piano “Dopo di noi” nel proprio distretto.