Secondo la Cisl, gli effetti della crisi demografica non sono solo statistici: incidono già oggi sulla tenuta del sistema economico e produttivo della regione.
Nel corso di un’audizione alla Commissione d’inchiesta sulla transizione demografica, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha lanciato un forte allarme: entro il 2050, il Mezzogiorno d’Italia potrebbe perdere fino a 3,4 milioni di abitanti, cifra che salirebbe a 7,9 milioni entro il 2080. La denatalità e lo spopolamento, ha detto il ministro, stanno colpendo duramente soprattutto le aree interne, dove la mancanza di persone in età fertile minaccia la sopravvivenza stessa delle comunità.
“È un tema che tutta la classe politica ha presente, ma che viene costantemente accantonato”, ha detto Giorgetti, sottolineando come la transizione demografica sia una questione trasversale, che incide profondamente sul futuro economico e sociale del Paese.
Sicilia in prima linea: la popolazione cala e l’età media cresce
Alle parole di Giorgetti ha fatto eco la Cisl Sicilia, che da tempo denuncia lo spopolamento dell’isola. Secondo i dati Istat, al 31 dicembre 2023 la popolazione residente in Sicilia era scesa a 4.797.359 abitanti, con un calo di oltre 16.000 persone rispetto all’anno precedente. Il saldo naturale – la differenza tra nascite e decessi – è negativo: nel 2023 sono nati 35.489 bambini, ben 1.321 in meno rispetto al 2022.
“Non ci stupisce l’allarme del ministro – ha dichiarato Leonardo La Piana, segretario generale della Cisl Sicilia – perché la Sicilia è tra le realtà più esposte al rischio spopolamento. Le aree rurali e interne, che rappresentano oltre il 70% dei comuni siciliani, stanno vivendo una vera emorragia di giovani e un progressivo aumento dell’età media”.
Un rischio per la coesione sociale e lo sviluppo economico
Secondo la Cisl, gli effetti della crisi demografica non sono solo statistici: incidono già oggi sulla tenuta del sistema economico e produttivo della regione. La riduzione della popolazione attiva e della forza lavoro disponibile frena la crescita, mentre l’invecchiamento richiede più servizi per gli anziani. A fronte di ciò, però, ci sono meno contribuenti e quindi meno risorse per garantire proprio quei servizi essenziali.
“La Sicilia rischia di implodere – ha spiegato La Piana – se non si interviene con decisione. Non possiamo permettere che il declino demografico trascini con sé il tessuto sociale ed economico dell’intera regione”.
La proposta della Cisl: agire subito con politiche concrete
Per invertire la rotta, la Cisl Sicilia chiede un confronto urgente con le istituzioni. “Bisogna intervenire – ribadisce La Piana – con politiche attive per il lavoro, rafforzamento del welfare, attrazione degli investimenti e innovazione”. Tra le proposte avanzate dal sindacato: la creazione di un centro d’eccellenza per la formazione sull’intelligenza artificiale a Castello Utveggio e la riforma dei distretti socio-sanitari per migliorare l’efficienza dei servizi.
L’appello finale è rivolto al governo isolano e all’Assemblea regionale siciliana: “Non c’è più tempo da perdere. Servono scelte coraggiose e investimenti mirati per restituire futuro ai giovani siciliani e speranza ai territori più fragili”.