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Allarme scuole a Catania, la CGIL: “Urge un tavolo con Governo e Regione”. Il Comune: “Ecco il vero problema”

Allarme scuole a Catania, la CGIL: “Urge un tavolo con Governo e Regione”. Il Comune: “Ecco il vero problema”
Scuole non adeguate per i disabili in Sicilia

Tra il 2023 e il 2025, circa 19 scuole sono state chiuse a Catania: la Cgil e il Comune esprimono le loro posizioni sul dimensionamento

Nei giorni scorsi, la Cgil e la Flc Cgil di Catania hanno denunciato come, con il piano di dimensionamento triennale, le scuole di Catania e provincia abbiano subito un taglio di ben 19 scuole tra il 2023 e il 2025. Le sigle sindacali hanno così portato in auge una problematica di una certa rilevanza, considerando come tutto ciò vada ad incastrarsi con il fenomeno della dispersione scolastica che vede la città dell’Elefante primeggiare negativamente con una percentuale del 25%. L’assessorato alla Pubblica Istruzione del Comune etneo, guidato da Andrea Guzzardi, ritiene che la causa stia a monte e che il dimensionamento sia conseguenza dei parametri da rispettare fissati dal Ministero verso la Regione e, di conseguenza, nei confronti di tutte le province dell’Isola.

Carmelo De Caudo (Segretario Generale CGIL): “Urgente un tavolo vero con Ministero e Regione”

Per fare il punto sulla questione, il Quotidiano di Sicilia ha intervistato Carmelo De Caudo, Segretario Generale CGIL Catania, il quale ha rimarcato il punto di vista dell’organizzazione sindacale, sottolineando i problemi e le urgenze in vista del prossimo futuro: “A Catania sono state chiusre 19 scuole in due anni – esordisce De Caudo – Ciò significa meno autonomia, accorpamenti forzati tra Istituti diversi e perdità di identità per un intero territorio o quartiere dal punto di vista scolastico con anche un maggior disagio per le famiglie. Con i tagli, a nostro parere, si allontanano le famiglie e gli studenti, con il consistente rischio che tutti possano non vedere più la scuola come luogo di formazione e crescita. Il paradosso è che si continua ad utilizzare i fondi europei per riqualificare e ristrutturare gli edifici ma al contempo si riduce l’intera rete scolastica: si investe nelle strutture ma si disinveste nel capitale o personale umano. La scuola catanese diventa più fragile se viene meno il suo personale. I tagli e il dimensionamento hanno portato alla soppressione di 97 scuole in Sicilia, alla perdita di 110 cattedre e a trasferimenti forzati di personale, con carichi di lavoro incredibili per i dirigenti scolastici e meno attenzione nei confronti della popolazione studentesca. Come Cgil, insieme alle altre sigle sindacali, chiediamo da anni, non solo da ora, un tavolo tecnico vero con il Governo e la Regione: un tavolo che non sia solo di comunicazione, ma di confronto per trovare soluzioni alternative e provvedere a sospendere gli ulteriori accorpamenti previsti. La scuola deve tornare al centro delle politiche di coesione e sviluppo, basta tagliare: servono investimenti perchè ogni plesso scolastico che chiude è una sconfitta collettiva. A Catania un ragazzo su quattro abbandona gli studi prima di aver raggiunto il diploma: la scuola non è una voce di spesa, bensì un investimento sul futuro dei nostri giovani”.

La risposta del Comune dì Catania: “Ecco dove sta il problema”

Sul tema è intervenuto anche il Comune di Catania tramite l’Assessore alla Pubblica Istruzione Andrea Guzzardi. Quest’ultimo, pur rispettando pareri e opinioni espresse dai sindacati, ritiene che il problema che ha portato al dimensionamento risieda a monte, coinvolgendo l’intera società: “E’ un po’ generalizzata la tesi esposta dalla Cgil – dichiara l’assessore al QdS – Nei fatti, tuttavia, è stata realizzata un’opera di razionalizzazione e dimensionamento delle scuole anche nella nostra città. Il Ministero, infatti, dà alla Regione Siciliana dei parametri da rispettare per tenere un singolo istituto scolastico aperto come, ad esempio, il numero minimo di 500 studenti presenti all’interno. A sua volta la Regione, attraverso l’organo preposto, dà input provincia per provincia di adeguarsi alla normativa, con l’obiettivo di far quadrare tutti i numeri previsti dalla legge, I parametri devono essere rispettati, eccetto che dagli istituti che si trovano in posizione più isolata o nei Comuni distanti tra loro in cui le scuole vengono preservate a prescindere. Mi preme dire come il dimensionamento non chiuda le scuole: tra l’altro nel 2025, per il primo anno, a Catania non verrà effettuato alcun taglio in tutta la provincia. Con la razionalizzazione non viene meno la scuola nel territorio o in un singolo quartiere: viene meno l’istituzione scolastica che non è la scuola in sè. Faccio l’esempio della scuola ‘Coppola’: nel 2023 è venuta meno l’istituzione, ma i plessi e gli studenti sono rimasti lì con la nuova denominazione ‘Deledda-Coppola’. Idem per quanto riguarda la vecchia ‘De Amicis’, oggi ribattezzata ‘De Amicis – Majorana’. A cambiare è soltanto che a venir meno sono un dirigente scolastico e il DSGA: da due si passa a uno. Non ci sono eliminazioni, bensì aggregazioni o fusioni di scuole. Il vero problema, a nostro parere, è a monte: il Provveditorato dovrebbe concentrarsi infatti sul gravissimo calo della natalità che sta coinvolgendo anche la nostra città: bisognerebbe chiedere all’Ufficio Scolastico Provinciale quante meno iscrizioni si sono registrate negli ultimi anni a causa dei bambini che ormai non nascono più. Se non ci sono gli alunni, perchè tenere più scuole aperte? In futuro il problema coinvolgerà le famiglie: non sarà possibile tenere scuole pensate per centinaia di studenti se, appunto, gli studenti non ci sono”.

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