Se n’è discusso a Gioiosa Marea nel corso dell’incontro organizzato dalla Proloco di San Giorgio. La riscossa di acciughe, sarde e sgombri: “Possiedono acidi essenziali come gli Omega 3”
GIOIOSA MAREA (ME) – Che il pesce abbia delle proprietà nutrizionali benefiche è noto. Tanto da farlo rientrare a pieno titolo come componente fondamentale della Dieta Mediterranea, dal 2010 considerata dall’Unesco Patrimonio Culturale Immateriale. Intendendo con tale espressione, si legge testualmente nella Convenzione del 2003, “le pratiche, rappresentazioni, espressioni, sapere e capacità, come pure gli strumenti, artefatti, oggetti, e spazi culturali associati, che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi anche i singoli individui, riconoscono come parte integrante del loro patrimonio culturale”. In particolare, quello che erroneamente viene considerato “pesce povero”: sono infatti acciughe, sarde, alici, sgombri e similari a possedere le maggiori proprietà organolettiche e nutrizionali. Che è più che mai necessario, ogni tanto, ricordare.
Un convegno dal titolo “Pesce povero: che ricchezza!”
Mission che si è posta la Proloco di San Giorgio, la principale frazione (a forte tradizione marinara) di Gioiosa Marea, nota località sul versante tirrenico della provincia di Messina. Una sensibilizzazione passata attraverso una serata intitolata “Tra storia, sapori e mare di Sicilia”, durante la quale, oltre a far apprezzare al palato le prelibatezze ittiche della zona attraverso un itinerario di degustazioni, si è tenuto un convegno dal titolo “Pesce povero: che ricchezza!”.
Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Gioiosa Marea, Giusy La Galia e del presidente della Proloco San Giorgio, Calogero Gambino (deus ex machina dell’iniziativa, realizzata grazie anche all’importante contributo del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, nonché moderatore del convegno), si è alternata al microfono Roberta Russo, biologa e nutrizionista, dal 2013 al Cemer (il Centro europeo per la medicina e la ricerca) di Perugia la quale ha ribadito come il cosiddetto pesce povero sia “ricco di micronutrienti essenziali, come gli acidi Omega 3, facilmente assorbibili dal nostro organismo e che svolgono un’importante azione antinfiammatoria”. Oltre a due addetti ai lavori: il pescatore Giacomo Napoli, nonché Nino Accetta, in rappresentanza del Gac Golfo di Patti, il Gruppo di Azione costiera per lo sviluppo sostenibile delle zone di pesca, che racchiude la vasta area che parte da Capo Milazzo e arriva a Sant’Agata di Militello e di cui fa parte Gioiosa Marea.
“Al Gac Golfo di Patti – ha detto Accetta durante il suo intervento – sono stati destinati 3 milioni di euro che provengono per la metà da fondi strutturali europei, per il 35 per cento dal Masaf e per il restante 15 per cento dalla Regione Sicilia. Lo stanziamento è frutto di un Piano di sviluppo locale elaborato dal Gac, grazie alla collaborazione dei rappresentanti di tutti i territori che ne fanno parte. Un Piano che segue diverse direttrici. Ad esempio, l’ambiente: una delle problematiche che hanno i pescatori è quella dello smaltimento dei rifiuti di mare. Il Piano prevede la possibilità per i comuni di progettare delle piccole aree ecologiche in prossimità dei punti di sbarco. Sarà il comune, poi, a provvedere alla raccolta, esattamente come fa con i rifiuti domestici”.
“Ancora, la sensibilizzazione del consumatore finale sulla serie infinita di specie che possiamo pescare – prosegue -. Ad oggi, a causa della poca conoscenza, la gran parte della commercializzazione riguarda non più di cinque-sei specie, lacuna che provoca una scarsa valorizzazione del pescato. Una sensibilizzazione che potrebbe passare anche attraverso il coinvolgimento di ristoratori, albergatori, associazioni dei consumatori ma anche le scuole. Infine, così come peraltro ci chiede l’Europa, un’attività di formazione dei nostri pescatori affinché esercitino una pesca più responsabile e sostenibile”.
Tutti interventi di sicura realizzazione. Perché, sono sempre le parole di Accetta, “difficilmente la pesca non riesce ad utilizzare i fondi europei. Che, rispetto ad altri settori, sono di piccola entità. Ma proprio per questo, oltre che di fondamentale importanza, sono più facilmente spendibili”.