Ambientalista e antipopulista, la linea di Bergoglio - QdS

Ambientalista e antipopulista, la linea di Bergoglio

redazione web

Ambientalista e antipopulista, la linea di Bergoglio

giovedì 09 Gennaio 2020

Il discorso di Papa Francesco in occasione dell’udienza di inizio anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa sede. Appello anche per i migranti vittime di “vere e proprie mafie”. Secondo il Pontefice “occorre rilevare che nel mondo vi sono diverse migliaia di persone, con legittime richieste di asilo e bisogni umanitari e di protezione verificabili, che non vengono adeguatamente identificati”

CITTÀ DEL VATICANO – Il Papa ha voluto affrontare il tema della pedofilia nella Chiesa all’inizio del discorso che ha tenuto nella tradizionale udienza di inizio anno al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Dopo aver ricordato il suo viaggio a inizio del 2019 a Panama per presiedere la Giornata Mondiale della Gioventù, Francesco ha sottolineato che “è sempre una gioia e una grande opportunità poter incontrare i giovani. Essi sono il futuro e la speranza delle nostre società. Eppure, come è tristemente noto – ha proseguito – non pochi adulti, compresi diversi membri del clero, si sono resi responsabili di delitti gravissimi contro la dignità dei giovani, bambini e adolescenti, violandone l’innocenza e l’intimità. Si tratta di crimini che offendono Dio, causano danni fisici, psicologici e spirituali alle vittime e ledono la vita di intere comunità. In seguito all’incontro con gli episcopati di tutto il mondo, che ho convocato in Vaticano nel febbraio scorso, la Santa Sede – Ha sottolineato il Pontefice – rinnova il suo impegno affinché si faccia luce sugli abusi compiuti e si assicuri la protezione dei minori, attraverso un ampio spettro di norme che consentano di affrontare detti casi nell’ambito del diritto canonico e attraverso la collaborazione con le autorità civili, a livello locale e internazionale”.

Di fronte a “così gravi ferite”, ha detto ancora il Papa, “risulta tuttavia ancora più urgente che gli adulti non abdichino al compito educativo che compete loro, anzi si facciano carico di tale impegno con maggior zelo per condurre i giovani alla maturità spirituale, umana e sociale. Per questa ragione intendo promuovere, il 14 maggio prossimo, un evento mondiale che avrà per tema: Ricostruire il patto educativo globale. Si tratta di un incontro volto a ‘ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione. Mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna’”.

TUTELA DELL’AMBIENTE
Il Pontefice ha proseguito il suo discorso toccando alcuni temi di grande attualità, a partire dai cambiamenti climatici e dalle lotte studentesche per l’ambiente che hanno caratterizzato l’anno appena concluso. In particolare, secondo il Santo Padre, i giovani “hanno molto da offrire con il loro entusiasmo, con il loro impegno e con la loro sete di verità, attraverso la quale ci richiamano costantemente al fatto che la speranza non è un’utopia e la pace è un bene sempre possibile”. “Lo abbiamo visto – ha detto Jorge Mario Bergoglio – nel modo con cui molti giovani si stanno impegnando per sensibilizzare i leader politici sulla questione dei cambiamenti climatici”.

“La cura della nostra casa comune – ha proseguito il Papa – dev’essere una preoccupazione di tutti e non oggetto di contrapposizione ideologica fra diverse visioni della realtà, né tantomeno fra le generazioni, poiché ‘a contatto con la natura – come ricordava Benedetto XVI -, la persona ritrova la sua giusta dimensione, si riscopre creatura, piccola ma al tempo stesso unica, ‘capace di Dio’ perché interiormente aperta all’Infinito’. La custodia del luogo che ci è stato donato dal Creatore per vivere non può dunque essere trascurata, né ridursi ad una problematica elitaria. I giovani ci dicono che non può essere così, poiché esiste una sfida urgente, a tutti i livelli, di proteggere la nostra casa comune e ‘di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale’”.

“Essi ci richiamano all’urgenza di una conversione ecologica” che “purtroppo – ha aggiunto Bergoglio – sembra non essere acquisita dalla politica internazionale, la cui risposta alle problematiche poste da questioni globali come quella dei cambiamenti climatici è ancora molto debole e fonte di forte preoccupazione. La XXV Sessione della Conferenza degli Stati Parte della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP25), svoltasi a Madrid lo scorso dicembre, rappresenta un grave campanello di allarme circa la volontà della Comunità internazionale di affrontare con saggezza ed efficacia il fenomeno del riscaldamento globale, che richiede una risposta collettiva, capace di far prevalere il bene comune sugli interessi particolari”.

PREVENIRE LE DERIVE POPULISTE
Il Pontefice, di fronte al corpo diplomatico, ha toccato anche alcuni temi sia di politica interna che estera, manifestando la sua preoccupazione per “il moltiplicarsi di crisi politiche in un crescente numero di Paesi del continente americano, con tensioni e insolite forme di violenza che acuiscono i conflitti sociali e generano gravi conseguenze socio-economiche e umanitarie”. “Le polarizzazioni sempre più forti non aiutano a risolvere i veri e urgenti problemi dei cittadini, soprattutto dei più poveri e vulnerabili”, ha detto il Papa latino-americano, “né tantomeno può farlo la violenza, che per nessun motivo può essere adottata come strumento per affrontare le questioni politiche e sociali”.

“In questa sede desidero ricordare specialmente il Venezuela, affinché non venga meno l’impegno a cercare soluzioni. In generale – ha proseguito il Papa – i conflitti della regione americana, pur avendo radici diverse, sono accomunati dalle profonde disuguaglianze, dalle ingiustizie e dalla corruzione endemica, nonché dalle varie forme di povertà che offendono la dignità delle persone. Occorre, pertanto, che i leader politici si sforzino di ristabilire con urgenza una cultura del dialogo per il bene comune e per rafforzare le istituzioni democratiche e promuovere il rispetto dello stato di diritto, al fine – ha sottolineato Francesco – di prevenire derive antidemocratiche, populiste ed estremiste”.

Bergoglio ha espresso preoccupazione anche per i segnali che giungono dal Medio Oriente “in seguito all’innalzarsi della tensione fra l’Iran e gli Stati Uniti e che rischiano anzitutto di mettere a dura prova il lento processo di ricostruzione dell’Iraq, nonché di creare le basi di un conflitto di più vasta scala che tutti vorremmo poter scongiurare”. “Rinnovo dunque il mio appello perché tutte le parti interessate evitino un innalzamento dello scontro e mantengano ‘accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo’, nel pieno rispetto della legalità internazionale”.

CONFLITTO IN LIBIA FAVORISCE MAFIE CHE SFRUTTANO I MIGRANTI
Nel suo lungo discorso, il Capo della Chiesa cattolica è tornato a fare appello anche per i migranti vittime “di “vere e proprie mafie” e ha messo in luce, in particolare, che il conflitto in Libia non fa aumentare questo rischio. Parlando del Medio Oriente, il Papa ha fatto riferimento allo Yemen, “che vive una delle più gravi crisi umanitarie della storia recente, in un clima di generale indifferenza della Comunità internazionale”, e alla Libia, “che da molti anni attraversa una situazione conflittuale, aggravata dalle incursioni di gruppi estremisti e da un ulteriore acuirsi di violenza nel corso degli ultimi giorni”.

“Tale contesto – ha proseguito il Papa – è fertile terreno per la piaga dello sfruttamento e del traffico di essere umani, alimentato da persone senza scrupoli che sfruttano la povertà e la sofferenza di quanti fuggono da situazioni di conflitto o di povertà estrema. Tra questi, molti finiscono preda di vere e proprie mafie che li detengono in condizioni disumane e degradanti e ne fanno oggetto di torture, violenze sessuali, estorsioni. In generale, occorre rilevare che nel mondo vi sono diverse migliaia di persone, con legittime richieste di asilo e bisogni umanitari e di protezione verificabili, che non vengono adeguatamente identificati. Molti rischiano la vita in viaggi pericolosi per terra e soprattutto per mare. È con dolore che si continua a constatare come il Mare Mediterraneo rimanga un grande cimitero. È sempre più urgente, dunque, che tutti gli Stati si facciano carico della responsabilità di trovare soluzioni durature”.

“Senza pace nel cuore di ognuno, non ci potrà essere pace nel mondo”

Città del Vaticano – “Se noi non abbiamo pace nel cuore, come pensiamo che ci sarà una pace nel mondo?”: nel giorno in cui ha ricevuto gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, per il tradizionale discorso di inizio anno sulla geopolitica mondiale, il Papa, nell’intimo della cappella privata di Casa Santa Marta, ha parlato sempre di guerra, ma andando alla radice spirituale del problema.

“Quando noi parliamo di pace, subito pensiamo alle guerre, che nel mondo non ci siano le guerre, che ci sia la pace sicura, è l’immagine che ci viene sempre, pace e non guerre, ma sempre fuori: in quel Paese, in quella situazione…”, ha detto Jorge Mario Bergoglio a quanto riportato da Vatican News. “Anche in questi giorni che ci sono stati tanti fuochi di guerra accesi, la mente va subito lì quando parliamo di pace, (quando preghiamo che) il Signore ci dia la pace. E questo sta bene; e dobbiamo pregare per la pace del mondo, dobbiamo sempre avere davanti questo dono di Dio che è la pace e chiederlo per tutti”.

Il Papa, però, ha esortato a chiedersi “come” vada la pace “a casa”, se il nostro cuore sia “in pace” o “ansioso”, sempre “in guerra, in tensione per avere qualcosa di più, per dominare, per farsi sentire”. La “pace delle genti” o di un Paese, ha detto, “si semina nel cuore”: “se noi non abbiamo pace nel cuore, come pensiamo – si chiede – che ci sarà una pace nel mondo”? Eppure, osserva, “abitualmente” non ci pensiamo.

“Dove c’è il Signore c’è la pace. È Lui che fa la pace, è lo Spirito Santo che Lui invia a fare la pace dentro di noi”, ha detto il Papa. Per il Papa, l’amore “vero”- non quello delle “telenovele”, da “spettacolo” – spinge a parlare “bene” degli altri: altrimenti, dice, “se non posso parlare bene chiudo la bocca”, non sparlo e non racconto “cose brutte”. Perché “sparlare e spellare gli altri” è “guerra”. L’amore, ha detto il Papa, “si fa vedere nelle piccole cose”, perché “se c’è la guerra nel mio cuore ci sarà la guerra nella mia famiglia, ci sarà la guerra nel mio quartiere e ci sarà la guerra nel posto di lavoro”. Le “gelosie”, le invidie, le chiacchiere, ha proseguito, ci portano a fare la guerra l’uno con l’altro, “distruggono”, sono come “delle sporcizie”.

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